Una mattina diversa. L'appuntamento è per le 11.30 in un locale di Montegnacco. L'ospite è di riguardo: Nives, di ritorno dal Kanchenjunga, per la sua prima conferenza stampa al rientro dalla spedizione.
Invitato dagli amici della Wolf mi ritrovo a essere l'unico rappresentante del Club Alpino Italiano presente. Quindi mi tocca anche una sorta di ruolo istituzionale, a cui non tengo tanto e che rifuggo con un sorriso. Mi basta ascoltare le avventure di Nives e Romano, nient'altro. Romano, purtroppo non è presente poiche si stà sottoponendo ad accertamenti medici per capire cos'è successo lassù.
Nives c'è. Ed è un fiume in piena. Parla con la naturalezza di chi fa le cose per il proprio piacere personale. Non sente il bisogno di farsi dire brava! Anche se i complimenti arrivano comunque.
La mattinata passo veloce ascoltando la voce calma che spiega i dettagli di questa spedizione che, al ritorno, la vede indietro nella corsa ai 14 in rosa. Ma poco importa alla fin fine.
La vetta era li a portata di mano, bastava essere un pò più egoista. ma come Lei stessa spiega, il percorso fatto finora, però, era ed è di squadra, di cordata. Al di là delle gare (peraltro vissute così dai media).
Il percorso che Romano e Nives hanno iniziato si basa su di una umanità che un certo tipo di alpinismo ha ormai perso.
La vetta non è (e non deve essere) la cosa più importante, è solo un punto di passaggio, perchè dopo, di vette, ce ne saranno altre.
La cosa più importante è lo stile con cui sali, sia dal lato etico che dal lato umano.
E oggi penso che, anche se qualcuna l'ha superata nella classifica dei numeri, difficilmente potrà superarla nella classifica dei valori.

Alla conferenza stampa è seguito un piccolo rinfresco dove l'umanità quotidiana dell'alpinista è uscito gradevolmente allo scoperto, con i piccoli segreti del backstage!
Sentirla raccontare che la cosa che più manca in spedizione è il pane, ma che questa mancanza ha l'indubbio vantaggio di aiutarla a calar la pancia...
"Ma quale pancia Nives???"
"Sai come siamo noi donne..."
C'ero anch'io come rappresentante del Club Alpino, anche solo per mezzora (maledete che volte co ai dezidut di tacà a lavorà). Ero un pò in disparte.
RispondiEliminaComunque un racconto che fà riflettere, sono poche le persone al mondo d'oggi che si possono definire alpinisti con la "A" maiuscola. Nives e Romano sono tra questi.
per fortuna che giovannino noon si è fermato senno addio rinfresco. al di là dele battute veramente Alpinismo con la A maiuscola
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