Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 22 novembre 2007

La montagna vista dal basso

Riprendo un mio articolo apparso su "Il Sentiero", periodico della Sezione Cai Codroipo, dedicato ad un Amico Alpinista.

"Dalla pianura friulana, nelle giornate di bel tempo, si gode un'invitante visione delle nostre Alpi Carniche, Giulie e delle vicine cime venete. Bella scoperta direte voi, aggiungendo che spesso capita durante la settimana, quando i più sono costretti al lavoro e guardano il cielo augurandosi che si preservi per la domenica successiva. E questo è anche il mio pensiero.
Tornando al titolo di questo pezzo, voglio spiegarvene il significato. La visione dal basso non è un semplice ammirare il panorama dai nostri paesi, bensì un modo molto particolare di vivere la montagna, non voluto ma subito.
Daniele è un geometra di un'impresa della bassa friulana, cinquantasei anni, una vita in cantiere e un presente in ufficio a far preventivi e contabilità. Non per scelta,ma per una grave malattia che lo ha colpito.
Provate ad immaginare che dopo trent'anni passati a scarpinare per i sentieri di montagna, un medico ci dica "Caro Amico, d'ora in poi al massimo le scale di casa".
Personalmente lo trovo un incubo.
Daniele no. Ha accettato in maniera positiva questa nuova condizione e ha iniziato a vivere dal basso le montagne. Quando ha saputo che anch'io avevo la passione per l'alpe, mi ha raccontato la sua storia e mi ha spiegato il suo modo di vivere la montagna attraverso i racconti e le foto degli amici. Ti parla di un sentiero mai percorso come se ci avesse appena camminato. Tiene un diario delle ascensioni degli amici, delle arrampicate che vorrebbe viver e che sa che non potra più compiere. E lo fa con una passione che sorprende. Quando gli racconti di una salita ascolta con lo sguardo di chi vuol salire i toui passi il giorno dopo, ti chiede la difficoltà, i tempi di marcia, se trovi acqua durante la salita, e le cime che si vedono dalla vetta. E annota. Un domani, quando sarà in pensione, probabilmente scriverà una guida. E' un tipo molto metodico e disciplinato nel "praticare" il suo alpinismo e non ha remore a rimproverarmi se gli dico che la domenica prima ho preferito il cuscino agli scarponi: "una domenica così bella e non sei andato in montagna?"
Dopo tanto parlare sulle riviste, sui forum, nelle Sedi del nostro Club su come andare in montagna, chi dice lento, chi dice veloce, una voce che dice di andare. Semplicemente andare. Per il Gusto di farlo."
- Il Sentiero, n°4 ottobre/dicembre 2006-

Martedì, come dicono i Suoi Alpini, Daniele è andato avanti.
Mandi Daniele

lunedì 19 novembre 2007

Una giornata uggiosa

Ma che colore ha.. una giornata uggiosa...



Và a saperlo! Dopo che il Talmassons non conciliava i programmi suoi con i miei, rimando i progetti di andar a fare una mezza invernale sulla Via dell'Amicizia alla Torre Clampil, nel Gruppo del Cavallo di Pontebba, ai primi di dicembre, con qualche centimetro di neve in più!



Nel frattempo, il problema era come occupare la domenica, e così, visto che la falesia non mi lusingava, seguo la mia Nadia e le sue amiche sul Brizzia. Ci si ritrova in bella compagnia (toh! Anche Mario e Attilio!) e sotto una leggera nevicata ci si incammina per il sentiero: le nuvole basse, la neve, ed il vento danno una veste invernale alla giornata, e man mano che saliamo, il bosco cede i caldi colori autunnali ad un leggero velo bianco, che, fiocco dopo fiocco prende consistenza. A una mezz'oretta dalla cima si raggiungono e superano (salvo poi sbagliar sentiero...) Dario, Gigi e Mauro, che non sapendo cosa fare si sono aggiunti al gruppo pure loro.



In cima il panorama è... bianco! Le nuvole ci nascondono il Canal del Ferro e il vento e la neve ci invitano a star al riparo nel bosco, piuttosto che vicino all'enorme croce di vetta.



Il Brizzia, come molte altre cime, ha vissuto gli eventi bellici di 90 anni fa e ne porta i segni e le cicatrici sui fianchi: trincee e postazioni, ed un piccolo cimitero dove riposano i resti di sei schuetzen, al riparo di sei grandi abeti, che vegliano la loro memoria.



Poco sotto la cima, mi colpisce un particolare: un vecchio pezzo di filo spinato è stato inglobato da un faggio e si trova a circa 2 metri dal suolo. Crescendo l'albero lo ha trattenuto dentro di se e la portato in alto, verso il cielo.



In questi giorni in cui molti si sono affannati nel ricordare gli eventi del 1917, l' "annus terribilis" che ci ha lasciato il ricordo di una tragedia come Caporetto, un Faggio sul Monte Brizzia sembra dirci: "Combattete uomini, uccidete i vostri fratelli. Sforzi inutili e scellerati. la Natura continua il suo corso e voi non siete nulla per poterla ostacolare".
Mentre scendo continuo a pensare a quel bizzarro albero, agli eventi che può aver vissuto e sofferto assieme a quei soldati nei freddi inverni di guerra, e allora penso di iniziare a capire che sapore può avere una giornata uggiosa.
Mi auguro che le giornate uggiose che ci attendono in futuro abbiano un colore che sa di pace e di allegria, come la nostra domenica sul Brizzia.

giovedì 15 novembre 2007

...primi freddi... ....primi fremiti

... primi freddi... l'acqua passa dallo stato liquido a quello solido quando la temperatura scende sotto lo zero. Alle medie scienze era tra le mie materie preferite ma non avrei saputo dire perchè a quel tempo. Forse se avessi saputo che 15/20 anni dopo mi sarei innamorato dell'iceclimbing avrei saputo dare una risposta!
Aver visto le prime colate ghiacciate, le prime candele di ghiaccio, sabato scorso mi han messo quello che in friulano si dice "morbin" una frenesia accentuata dal vento freddo che si sente soffiare in pianura... in cantina si sente un tintinnio metallico: chiodi, picozze, ramponi mordono il freno.. vogliono ghiaccio per i loro denti, vogliono... o forse li voglio io!

lunedì 12 novembre 2007

Metti un sabato in Val dei Frassin

Dopo un pò che ne parlavamo, sabato scorso siam partiti alla volta di Cimolais: destinazione la casera Laghet de Sora e la forcella dei Frassin, per affacciarci sull'isolata conca di Cavalèt.


A far compagnia a me e Nadia il fido Indy, che appena sceso dalla macchina ha preso a gironzolare impaziente per lo spiazzo, quasi dimenticandosi di mettersi in spalla (o in schiena?) il suo zaino. L'aria si rivela subito frizzantina e il cielo è un pò velato: si sentono gli echi dei venti che han spazzato il nord Europa, infilarsi per le forcelle in Val Cimoliana.


Saliamo rapidamente per il sentiero al cospetto della severa parete nord della Cima dei Preti in veste invernale, il sentiero a un certo punto, passato il torrente verso destra si fa ripido e ci porta velocemente (e con un pò di fatica) alla casera Laghet de Sota (in pessime condizioni) e poi con un ultimo strappo alla Laghet de Sora, dove Indy sorprende un gruppo di cacciatori cadorini che un cane con lo zaino... "Beh! Proprio questa ci mancava!! Ma... ...dove l'hai preso?" "...segreto!!"


Proseguiamo, sempre battuti dal vento (un pò Kerouac.. potrebbe essere una giornata patagonica), verso la forcella dei Frassin, dominata da un cucuzzolo con una caratteristica cuspide e lì sferzati dal vento... ...rimaniamo un pò delusi dal panorama sulla conca del Cavalet!

Sarà che nel libro la foto era stata fatta in una giornata di sole, ma l'idea che avevamo era tutt'altra! In mezzo alle raffiche di vento e neve Indy assiste stoico Nadia mentre fa qualche foto e, una volta colto lo scatto giusto, cerchiamo velocemente riparo a ridosso delle pareti sotto la forcella. Qui ci godiamo il tiepido Sole di novembre che ci guarda tra le nuvole sfilacciate dal vento, e quando decide di nascondersi dietro le cime, iniziamo a scendere verso valle.


Mentre arriviamo alla casera, riecheggiano uno, due, cinque spari in successione, e alzando lo sguardo verso la forcella Val del Drap vediamo i camosci risalire a perdifiato il vallone, mentre i cacciatori di prima, scrutano dalla cresta nella loro direzione: niente da fare, è andata male (o bene! Punti di vista: Alè camosci).


Le nubi prendono coraggio e si ricompattano mentre proseguiamo la discesa e arrivando al parcheggio le prime goccioline gelide si fan sentire.


Come d'incanto tra le nubi a fondovalle compare spettrale il Campanile: la definizione che gli fu data di "urlo di un dannato" mai come ora mi pare calzargli a pennello.

Novità nel Web!! Traslochiamo

A partire da oggi Alpinauta si trasferisce su www.alpinauta.com/

giovedì 8 novembre 2007

... credere...

E' da un pò di tempo che la Chiesa come istituzione suscita poco interesse su di me, ricordo con piacere il senso di profondo che mi davano certi canti nei templi... le atmosfere che evocavano... Ora le trovo nel silenzio di una cima e nel sorriso di un compagno di salita, mentre i nostri sguardi vagano lontano.

non voglio dire che non credo in Dio, d'altro canto chi potrebbe negare l'esistenza di un supremo al cospetto di un semplice seme interrato che germoglia e diventa albero?
"this is my church, this is where i here my hearth" - Faithless, God is a DJ -

martedì 6 novembre 2007

Val Zemola, valle di Silenzi

Come avevo scritto, sabato siamo saliti a Erto, e da qui in Val Zemola, per andare a fare il Sentiero Alpinistico Zandonella, purtroppo le condizioni di innevamento a nord hanno scoraggiato la mia Alpin-Girl (Nadia!! ci vuole un pò più di grinta) e quindi abbiam deciso di salire fino alla Cima della Spalla ( è la prima cima che tocca il Zandonella). In una giornta a dir poco stupenda ci siamo incamminati verso il rifugio Maniago a 1730m, passando nel bosco che vestiva la più bella livrea autunnale: giallo, rosso, arancio e verde si univano in una sinfonia sotto l'azzurro del cielo e il grigio delle cime. Con calma, dopo aver goduto il tiepido sole novembrino al Maniago, abbiam ripreso a salire verso la Forcella della Spalla, al cospetto della parete ovest del Duranno. Una volta in sella ci aspetta un panorama che ti fa perder la testa: Pelmo, Civetta, Marmolada, le Tofane, l'Antelao ci si paravano davanti nell'aria tersa; dall'altra parte eravamo sovrastati (piccoli viandanti) dalla mole del Duranno e dalla Cima dei Preti innevata.
Nell'aria calma della cima ci siam persi per un'oretta a godere di quanto ci si parava dinanzi, finche un pò controvoglia abbiam ripreso la strada del rientro.
E' strano che quando arrivi in cima ti dimentichi la fatica della salita e la levataccia mattutina, appena l'occhio si perde verso le cime lontane,verso le prossime mete. O no?

venerdì 2 novembre 2007

La sera prima

La sera prima di una qualsiasi uscita è per me sempre una corsa. Ho messo tutto? La batteria della digitale è carica? (per fortuna ora il rullino non si può dimenticare...
Poi di questa stagione c'è il dilemma del clima: farà caldo? freddo? e via a riempir lo zaino.domani andiamo a far il sentiero Zandonella al Duranno. Andateci, è molto bello

Si inizia...

eccoci qua! inizio questa avventura anch'io. Terrò una sorta di diario alpinistico che non ha altra ambizione che quella di raccontare la mia passione(a chi interessa) per la montagna e l'alpinismo nelle Alpi e in giro per il mondo (quando si può, perche no?). Racconterò le uscite e le arrampicate fatte con Nadia ( la mia Alpin-Girl, per passione naturale), Nicholas (l'Alpin-Boy, per forza di cose), Indy (l'alpin-dog, perche gli basta andare in giro) e i vari Alpin-Friends con cui vado in giro ormai da ventanni (mamma mia!! 20 anni!!!).