Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 26 agosto 2010

I giorni della Civetta




"Se è successo, ci sarà un motivo no?"


Le parole di Roberto hanno un'aria mistica, mentre il mio sguardo si perde, rapito, da qualche parte sulla ovest della Torre Trieste. Ripenso a Ignazio, quando da lassù, tormentato dalla sete malediceva il gestore del rifugio che con la sua jeep gli "rovinava" la "sua acqua".
Quell'acqua mi da sollievo ai piedi, di ritorno dalla Punta Agordo. Cavoli, buttata via una giornata. Non so perché, ma pur essendo poco convinto della linea di salita,ho lasciato che Roberto seguisse Giovanni sul primo tiro, per poi accorgermi, assieme agli altri di aver sbagliato via di salita. Eppure era evidente!! Un diedro!!!

Se è successo, ci sarà un perché.

Secondo giorno. Nuovamente si risale alla Torre Venezia. L'idea è la Andrich. Cova sotto sotto. Il fresco della mattina aiuta a salire lungo la forestale che porta al Vazzoler.
All'attacco ci sono già quattro cordate sulla via: due in parete, due all'attacco. Altre due scendono e puntano, ci dicono, alla Punta Agordo.
Optiamo per la Castiglioni: meno gente, più tranquilla, Al più al quarto tiro deviamo sulla fessura che sale obliqua a sinistra. La Livanos.
C'è qualcosa che non va anche oggi. Salgo tranquillo il primo tiro. Inizio il traverso del secondo, ma non va. Lascio a Roberto. Momenti lunghissimi poi un fermo "Luca, Molla tutto". Sciolgo i nodi, aiuto lo scorrere delle corde, ma non sono sicuro. Parto con la testa pesante, tolgo una sicura è un capogiro violento mi assale. Ok, per oggi basta. Raggiungo con un grosso sforzo di volontà Roberto. Ci caliamo.


Non è la giornata giusta.
Scendo lungo il sentiero, arrabbiato con me stesso, ma pian piano mi convinco che Roberto ha ragione: se è successo ci sarà un perché.
Alla macchina un paio di aspirine aiutano. Riguardo le Torre Trieste, imponente sopra di noi. La rabbia svanisce con la certezza che comunque, domani, o l'anno prossimo, quelle rocce tanto ambite mi aspetteranno e mi lasceranno salire. Tranquillo e felice.

4 commenti:

Carlo de Ts ha detto...

mi immagino i nervi dell'alpinauta. ma quando non è giornata è meglio lassar star cayo

Laura ha detto...

capita anche ai migliori una giornata no. non è proprio da tutti rinunciare prima di trovarsi nei casini. ottima prova di maturità, sia alpinistica che umana. Quanti ne son rimasti seguendo l'adagio "andiamo che poi mi passa?" magari passava anche a te, ma è meglio una ritirata con le proprie forze che farsi tirar giù dal soccorso

Antonella ha detto...

si è sempre in tempo per tornare su un sentiero, o una via. la rinuncia è un'altra opportunità.
mandi

Piero ha detto...

un motivo c'è sempre per le cose. bisogna saperlo cogliere