D'un tratto il sentiero svolta brusco tra le ghiaie e lui appare. Come sempre, scruta la valle e chi vi si avventura. Con lo sguardo benevolo dei grandi vecchi studia il passo di chi sale, anche se, a volte, sembra quasi godersi, beffardo, l'affannarsi sotto un temporale di chi vuol sbrigarsi a scendere a valle.
Sornione, si compiace di quanti si fermano a far due chiacchiere e ad ammirare la sua incredibile fisicità. Di un'età indefinita, ti scruta e ti infonde un timore reverenziale, devi guadagnarti il suo rispetto.
Mi avvicino con lo sguardo basso, sul sentiero, e mi apostrofa "Sei arrivato! Alla buon'ora!" come ci fossimo visti il giorno prima e invece è già passato un altro anno.
"Bene, l'inverno non è mai finito, l'estate non è arrivata, e le giunture scricchiolano, ma sono ancora qui"
No dai, non puoi parlare così, non sono parole del vecchio 'Nile, tu sei una roccia!
"Hai ragione, sei giovane ma ogni tanto qualcosa di sensato lo dici" dice tossendo roco, mentre dall'alto qualcuno grida "sasso!!". Un sibilo. Un piccolo schianto, schegge.
"Eh, ogni tanto una scrollatina ci vuole, a togliere quello che c'è di più! Come dice quello di Erto. Che fai oggi? Vieni da me?"
No, oggi no.
Saluto il vecchio dannato e proseguo nei mie pensieri, dimentico dei compagni che li si fermano. Dimentico dei compagni che continuano il loro cammino.
Salgo lungo il sentiero verso forcella Montanaia e scruto le ghiaie sotto Cima Both, a una piega del sentiero vedo staccarsi una traccia verso la forcella del Campanile. Il sentiero si fa silenzioso anche se mi sento gli occhi di 'Nile addosso, severi e paterni.
"Occhio, come tante donne sono frivole, lei è friabile, infida. Non madre, matrigna!"
E dai! Sempre questi discorsi fuori dal tempo. Sai che odio questi luoghi comuni, è l'uomo che la rende matrigna, non lo è sicuramente Lei.
Non no lo è. Me lo dimostra subito, un giro di cresta mi avvolge, mi tiene sospeso tra due mondi, gemelli diversi. Da una parte i boschi della Val di Toro, dall'altra le ghiaie della Val Montanaia. Un'emozione forte, repressa da tempo.
Facili crode, ma selvagge e infide, come dice il Vecchio. Splendide sirene a cui non si può che dire si.
In una solitudine grandiosa salgo verso la cima, tra ghiaie sospese e rocce rotte, con un piacere che non riesco a spiegare accarezzo le rocce arrampicando leggero, mentre lo sento dir qualcosa di cui non riesco a capire il significato.
Una risata? Si, una risata cattiva echeggia nel fondovalle. Vecchio bastardo che combini?
"E tu? Che fai qui? Questa è una cima da sette persone all'anno!"
Che ci fate voi qui!
E cosi il vecchio "Nile me l'ha fatta, non gli va giù di non essere al centro dell'attenzione, una primadonna, altro che un dannato.
Lo guardo, seduto al centro della vallata, da una cima che credevo solitaria.
Scambio parole di sincero amore per queste crode dimenticate con Loris e il suo amico che parla con gli occhi. Uno sguardo in cui si rispecchia la gioia di essere appollaiati fuori dal mondo, lontano dai turisti che coltivano l'ego del Dannato.
Firmo la settima visita di quest'anno sui due libri di vetta e seguo i due amici lungo i canali e le ghiaie che ci hanno condotto quassù; un cammino a ritroso che ci riporta alle cengia che taglia la parete e dove i nostri sentieri si dividono.
Saluto il vecchio dannato e proseguo nei mie pensieri, dimentico dei compagni che li si fermano. Dimentico dei compagni che continuano il loro cammino.
Salgo lungo il sentiero verso forcella Montanaia e scruto le ghiaie sotto Cima Both, a una piega del sentiero vedo staccarsi una traccia verso la forcella del Campanile. Il sentiero si fa silenzioso anche se mi sento gli occhi di 'Nile addosso, severi e paterni.
"Occhio, come tante donne sono frivole, lei è friabile, infida. Non madre, matrigna!"
E dai! Sempre questi discorsi fuori dal tempo. Sai che odio questi luoghi comuni, è l'uomo che la rende matrigna, non lo è sicuramente Lei.
Non no lo è. Me lo dimostra subito, un giro di cresta mi avvolge, mi tiene sospeso tra due mondi, gemelli diversi. Da una parte i boschi della Val di Toro, dall'altra le ghiaie della Val Montanaia. Un'emozione forte, repressa da tempo.
Facili crode, ma selvagge e infide, come dice il Vecchio. Splendide sirene a cui non si può che dire si.
In una solitudine grandiosa salgo verso la cima, tra ghiaie sospese e rocce rotte, con un piacere che non riesco a spiegare accarezzo le rocce arrampicando leggero, mentre lo sento dir qualcosa di cui non riesco a capire il significato.
Una risata? Si, una risata cattiva echeggia nel fondovalle. Vecchio bastardo che combini?
"E tu? Che fai qui? Questa è una cima da sette persone all'anno!"
Che ci fate voi qui!
E cosi il vecchio "Nile me l'ha fatta, non gli va giù di non essere al centro dell'attenzione, una primadonna, altro che un dannato.
Lo guardo, seduto al centro della vallata, da una cima che credevo solitaria.
Scambio parole di sincero amore per queste crode dimenticate con Loris e il suo amico che parla con gli occhi. Uno sguardo in cui si rispecchia la gioia di essere appollaiati fuori dal mondo, lontano dai turisti che coltivano l'ego del Dannato.
Firmo la settima visita di quest'anno sui due libri di vetta e seguo i due amici lungo i canali e le ghiaie che ci hanno condotto quassù; un cammino a ritroso che ci riporta alle cengia che taglia la parete e dove i nostri sentieri si dividono.
Proseguo da solo lungo la cengia in direzione della forcella dei Giumelli, "facile ma poco usato transito, si raggiunge da entrambi i versanti per ghiaie", cosi recita il Berti nella Guida dei Monti d'Italia. Guardo giù, verso la Montanaia: facile sarà anche, forse un terzo, ma anche instabile e friabile. Scendo arrampicando per una cinquantina di metri sentendone il ghigno che riecheggia tra le pareti.
Ma non lo sai che mi divertono queste cose?
Ma non lo sai che mi divertono queste cose?
"Lo so screanzato, mi stavo divertendo con te. Ad una certa età ci si diverte guardando gli altri giocare. Credimi!".
Ti credo. Eccomi qua.
Mi siedo al suo cospetto, e ascolto le sue storie, e quello di chi lo ammira, lo cerca, lo abbraccia.
Le nuvole si arricciano sugli orli della valle e prendo la strada del fondovalle. Sbuffa. Si lamenta della solitudine, ma in fondo la preferisce.
Scendo ancora finché scompare, com'era apparso, ad una svolta del sentiero.
Il vecchio si copre le spalle con una coltre di nuvole, e continua a ridere di noi, mentre inizia a piovvigginare.
La solitudine ricercata del giorno si scioglie nella compagnia degli amici, mentre fuori i colori dell'autunno si spengono nella sera.
4 commenti:
bellissimo racconto, complimenti !
Bello, sotto tutti i punti di vista! ;-)
grazie, andar per rudinassi mi fa bene allo spirito
beh questo marita che esca dall'ombra Caio, mi hai smosso dalla letargia del commentare (ma sia ben chiaro che vi leggo sempre eh?)
piacevolissimo racconto. I rudinassi fan sol che ben
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