Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

martedì 9 agosto 2016

Roda de Vaél, via Casarotto

Nel tardo pomeriggio al "campo base" del Savoy a Passo Pordoi, la voce tonante di Claudio Sarti chiede a me e Roberto "Vi va bene la Casarotto alla Roda de Vael? Va bene dai. Segna Chiarcos e Misson"
Un attimo di smarrimento davanti a un nome pesante. Nel settantotto Renato la salì con gli scarponi e i nut. Stile pulito. Oggi si direbbe "trad".
Con noi, in cordata alternata,  avremmo gli esaminatori: Daniele con Riberto e Gilberto con me.
Giovedì 21 luglio. Si và.

I pensieri volano lontano mentre saliamo lungo il sentiero, sopra le nuvole che coprono il fondovalle. Mi trovo a cercare di non pensare alla salita. prima di fare un qualsiasi pensiero voglio toccare quella pietra.



 La linea di salita è evidente, la roccia fresca. La mente inizia a rilassarsi e, mentre le corde iniziano a scorrere, entro in sintonia con quello che vedo. Salgo tranquillo, con un pò di riverenza, pensando a quel mattino di quasi quarant'anni fa, quando Renato lascio la sua firma sulla Roda. Sono felice e mi scordo che alla fine, si tratta comunque di un esame.




 Uscire sulla cresta mi distoglie dai pensieri. Finita. Gilberto mi da la mano e si complimenta. Mi guardo in giro e riesco solo a pensare alla bellezza che ho davanti agli occhi. Una giornata magnifica.



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