Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

martedì 10 maggio 2011

Sottofondo di crocus sulle Vette Feltrine

Crocus! 
Tantissimi crocus, bianchi e lilla, tappezzano i prati che ci separano dal rifugio G.Dal Piaz. 
Sopra di noi il sole splende in un cielo azzurrissimo. Dietro, un velo di foschia aleggia nel fondovalle, celando un po' le città di Feltre e Fonzaso, mille metri sotto di noi.






Partite dal Passo di Croce d'Aune alternando strada sterrata a tratti di ripido sentiero, prima attraverso un bel bosco poi su ampi spazi verdi, siamo giunte fin quassù, al cospetto delle Vette Feltrine, meta di una precedente gita Cai a cui avevo partecipato nell'ottobre del 2005 e la cui bellezza mi aveva colpita.
Mi ero promessa di ritornarci un giorno con calma ma poi l'idea era finita nel dimenticatoio. Poi un mese fa, una foto con didascalia "Vette Grandi", vista su una rivista di montagna, la ricerca su Google per trovarne la provenienza, la scoperta che apparteneva a quella zona e che il rifugio apriva i primi di maggio. Perfetto! 
Avvisate per tempo le girls fissiamo la data per il 7-8 maggio! Ritrovo a Dignano con Ilaria, Silvia e Diana (Chiara e Gianni ci raggiungeranno in rifugio più tardi) alle 7:45 e via, direzione Longarone, Ponte nelle Alpi, Belluno, Feltre e Passo di Croce d'Aune.





Con gli zaini talmente carichi che sembrano usciti da una spedizione in Himalaia partiamo entusiaste su per il sentiero 801 e verso le 13:30 siamo nel giardino fiorito davanti al rifugio, affollato di bikers ed escursionisti. 












Entriamo e siamo accolte dalla dolcissima Anna, la gestrice del rifugio che ci mostra la stanza dove pernotteremo. Tutto è nuovo, pulito e decorato con simpatici cuoricini. Lasciamo qui un po' di peso e partiamo in esplorazione: poco dietro il rifugio ci affacciamo dal Passo delle Vette Grandi nella Busa delle Vette, detta anche "conca delle meraviglie". Una mulattiera, parzialmente innevata, scende verso le malghe Vette Grandi e Vette Piccole e decidiamo di seguirla, quando incrociamo un ragazzo che ce la sconsiglia per la gran quantità di neve. 




Decidiamo di andare a vedere con i nostri occhi e trovandola percorribile scavalcando alcuni accumuli di neve, proseguiamo fino a raggiungerne il fondo. "Non sia mai che quattro donne passano e un uomo no! che figura ci farei!" A queste parole ci giriamo e il ragazzo incontrato poco prima ci raggiunge e si unisce a noi. 




Decidiamo di tralasciare le malghe e puntare invece al passo proprio di fronte a noi e percorsa lungamente la vallata, alternando lunghi tratti di neve a piccoli isolotti prativi riccamente fioriti di crocus, passando accanto a un laghetto nelle cui acque azzurre si riflette il Pavionet, un ora e mezza dopo raggiungiamo il Passo di Pietena. 












Il sole è caldo sopra di noi e ci sediamo godendoci la vista sulla catena delle Vette, sul gruppo di Cimonega e sui monti Pietena e Pavionet. Un camoscio sopra di noi ci osserva guardingo, un gheppio si ferma in aria e poi si butta a picco nella conca sottostante, ma per il resto siamo in perfetta solitudine. 






Sono le 16:30 quando decidiamo di ritornare indietro e ripercorrendo a ritroso tutto il percorso, rimango in dietro. Stanca e assorta nei miei pensieri mi guardo attorno e una frase mi rimbalza nella mente, forse letta da qualche parte o forse creata a doc in quel momento: "quanti posti stupendi sono celati ai nostri occhi? alcuni li scopriremo ma molti rimarranno nascosti". Scaccio via la leggera malinconia che mi coglie al pensiero di non poterli visitare tutti e raggiungo le altre al passo sopra il rifugio. 




Sono decisamente distrutta ma le gambe non si vogliono ancora fermare e inizio a risalire lentamente la traccia che dal passo porta alla cimetta del Col Cesta, dove troviamo Chiara e Gianni che si godono il sole che tramonta.



Ritornati assieme al rifugio ci cambiamo e per cena ci aspettano abbondanti porzioni di minestrone, canederli, tagliatelle, polenta, funghi, salsiccia e formaggio fuso! Una tavola con una decina di altissime torte fatte in casa attira golosamente i nostri sguardi ma dopo l'abbondante cena i più si accontentano di una bella grappa di liquirizia o miele per mandare giu il lauto pasto. Ancora quattro chiacchiere e ci ritiriamo tutti a nanna: domani ci aspetta il monte Pavione!



Alle 6:30 siamo gia quasi tutti in piedi e fatta colazione, un ora dopo siamo in cammino verso il passo dietro al rifugio dove parte il sentiero 817 che con una lunga cavalcata in cresta, passando dalle Vette Grandi e il Col di Luna, ci porterà poco più di due ore dopo, sulla vetta del monte Pavione.







Raffiche di vento ci accolgono sulla dorsale che porta alla cima delle Vette Grandi e la successiva discesa alla Sella delle Cavalade si presenta innevata e affilata e i ramponi mi danno la sicurezza di cui ho bisogno per affrontare questo adrenalinico passaggio. 












La risalita verso il Col di Luna e il resto del percorso alterna tratti innevati a tratti di sentiero pulito e con viste mozzafiato sulla Busa delle Vette da un lato e la Busa di Cavaren Valcaneva dall'altra raggiungiamo finalmente la panoramica cima del monte Pavione. 
















Assieme a noi un gentile signore di Feltre ci ragguaglia sulle cime circostanti indicandoci la Cima d'Asta, Le Pale di San Martino, lo Schiara, il monte Grappa e l'Alpago. Il vento si è calmato ma nonostante splenda il sole soffia una fresca brezzolina che ci fa indossare guanti e berretti. Mangiucchiamo qualcosa e dopo la foto di rito iniziamo la discesa verso il Col di Luna dove, su suggerimento di Anna, ci gettiamo a capofitto giù per 300 metri di ripido ghiaione che termina presso la strada che porta alla casera Monsampian. A turno ne "misuriamo" la lunghezza con il sedere ma arriviamo interi sui prati sottostanti ricoperti anche qui da migliaia di crocus. 






Una piccola sosta per riprendere fiato e dopo poco siamo di nuovo in cammino, verso il rifugio. Ci fermiamo un po' prima, su una lunga dorsale che si protende sopra il paesino di Aune e seduti in mezzo ai crocus pranziamo e prendiamo il sole in completo relax! 








Riposati per bene e rifocillate pance e occhi, raggiungiamo l'affollatissimo rifugio per salutare e ringraziare la gentilissima Anna e prendere le cose che vi avevamo lasciato. Ci godiamo ancora un po' la vista di queste affascinanti vette, così differenti dalle piramidi di roccia a cui siamo abituati ma che nulla hanno loro da invidiare. Un ultimo sguardo dietro a noi e iniziamo la discesa che in due ore ci porta di nuovo al Passo di Croce d'Aune e alle nostre auto.
Il posto era da favola, il trattamento in rifugio ottimo, le amiche sono soddisfatte. Possiamo brindare e tornare a casa contente! 

5 commenti:

frivoloamilano ha detto...

Un fine settimana invidiabile...
e sono invidioso!

ciao ;-)

frivoloamilano ha detto...

...strano, c'erano già dei commenti, compreso il mio, ma non ne vedo più nessuno ?-) (forse è il mio pc)

comunque ribadisco la mia invidia per il vostro imnvidiabile fine settimana.

ciao Nadia & company

Nadia l'Alpingirl ha detto...

Ciao Flavio....no, non è il tuo pc....son spariti e non sappiamo perchè!!! mi dispiace anche per quello di Vincenzo che aveva scritto prima di te.
Grazie per essere ripassato e un salutone a te e Marisa!!!
ps. Puoi sempre farci un giro con lei!!!merita!!

vince ha detto...

........
Il posto era da favola, il trattamento in rifugio ottimo, le amiche sono soddisfatte. Possiamo brindare e tornare a casa contente!

Ah se la vita fosse questo!
...e se la vita fosse questo?

Valpa

Nadia l'Alpingirl ha detto...

E bravo Vincenzo che ha rimesso il suo commento!!! :o)))