Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 26 ottobre 2009

La, dove neanche il vento fa rumore

Sono le 6.40 quando esco di casa. Fuori è ancora buio, il vialetto di casa ancora bagnato e il cielo è privo di stelle, non un buon segno!
L'appuntamento è con Silvia alle 7.00 a Dignano e mentre guido il mio sguardo è attratto da un leggero bagliore nello specchietto retrovisore: il sole si sta alzando a fatica dietro la coltre di nuvole che copre il cielo. Mentre mi avvicino a Dignano però mi rincuoro nel vedere che le montagne di Piancavallo sono completamente visibili. Sono fiduciosa, meteo e barometro promettono una giornata soleggiata e così sarà!
Salgo in auto con Silvia e puntiamo verso Cimolais: la meta di oggi è il bivacco Marchi Granzotto.
Percorriamo la stretta stradina che attraversando la Val Cimoliana ci porta al Pian Meluzzo, parcheggiamo e ci prepariamo mentre il cielo, seppur velato, comincia a schiarire.

Saliamo veloci verso il rifugio Pordenone dal cui camino esce del fumo, segno che è aperto anche questo fine settimana, e imbocchiamo il sentiero 349 che si inoltra prima in falsopiano nel bosco e poi inizia a risalire lungamente le ghiaie della Val Monfalcon di Cimoliana.
Mano a mano che saliamo la vista si apre alle nostre spalle sull'ultimo itinerario percorso con Silvia: il Pramaggiore e le Cime Postege sono imbiancate dalla prima neve!
Tra ometti, segnavia e innumerevoli chiacchiere proseguiamo nell'interminabile risalita, oltrepassando il bivio per la forcella Cimoliana e arrivando finalmente in vista della Cresta del Leone.
Un gelido vento ci fa indossare per la prima volta quest'anno i guanti e alzare la zip sul collo, mentre raggiungiamo un verde pianoro popolato da mughi e larici.
Estese colate detritiche scendono dall'imponente Cresta del Leone e in un tratto notiamo un branco di camosci che osservano il nostro cammino. Ci fermiamo ad ammirarli e ad immortalarli prima di proseguire su verdi che cominciano a tingersi di bianco.
Ancora qualche nuvola ci preclude il calore del sole ma oltre la forcella del Leone il cielo è azzurro. Abbandonati di nuovo i verdi iniziamo la ripida salita su ghiaie che ci porta a rasentare le imponenti pareti della Cresta del Leone da cui gocciola acqua e piccole palle di neve, una delle quali mi centra in piena testa facendo ridere Silvia e facendomi desiderare un bel caschetto!
Il sole si degna di farci finalmente visita liberandosi definitivamente dalla nuvola che lo copriva e riscaldandoci col suo tepore mentre pestiamo la prima neve dell'anno.
Ancora pochi metri e raggiungiamo finalmente la forcella del Leone: gettiamo uno sguardo dall'altra parte alla ricerca del bivacco ma da qui non si vede.
Per curiosità, prima di intraprendere la discesa dal lato opposto, seguiamo una traccia sulla sinistra e che dietro uno sperone di roccia ci regala la splendida vista sulla Val Monfalcon di Forni e sul rosso bivacco Marchi-Granzotto.
Ne rimango estasiata! Tutt' attorno si ergono guglie e torrioni che calano giu con lunghe lingue di ghiaia fino a raggiungere i verdi su cui sorge il bivacco.
Riscendiamo alla forcella dove su una parete è posta la targa col nome del sentiero dedicato a Piero Taiariol, pioniere dell'alpinismo pordenonese.
Con molta cautela, iniziamo la ripida discesa dal lato opposto, che rimasto in ombra si presenta ghiacciato. Senza accorgerci, seguiamo una traccia che invece di calare verso il bivacco, rasenta le pareti del Monfalcon di Cimoliana e ci porta a toccare e a gettare lo sguardo prima al di là della forcella Monfalcon di Forni, con splendida vista sul sottostante Cadin d'Arade e sulle cime del Pelmo e Antelao, e poi al di là della forcella Da lis Busas che cala giù verso il rifugio Giaf.

Sovrastate da un azzurrissimo cielo terso, raggiungiamo finalmente il bivacco, dove, firmato il libro e fatto il timbro, azzanniamo affamate il nostro meritato pranzo!
Due signori, entrambi provenienti da direzioni diverse ci abbandonano presto per affrontare il loro rientro. E' incredibile il silenzio assoluto che regna in questi posti: mentre mastico il mio panino osservo il vento che fa muovere i fili d'erba, ma che come per non disturbare, non fa il minimo rumore.
Rimaste sole ci concediamo un paio di autoscatti e dopo avere assorbito per bene la vista di questi meravigliosi panorami e raccolto alcuni brik di succhi di frutta lasciati dai soliti maleducati, ci rimettiamo in marcia.
Non avendo con me la cartina (mi dev'essere caduta nelle vicinanze del rifugio Pordenone) stentiamo un po' ad individuare il sentiero giusto: seguiamo una traccia con l'indicazione "fonte" ma una voce dall'alto ci ferma ammonendoci con un perentorio "non per di là!" Alziamo lo sguardo... non divinamente troppo in alto... e notiamo che uno dei due signori ci tiene d'occhio, mentre risale verso la forcella del Leone. Ai nostri sguardi interrogativi ci indica la giusta direzione da seguire e dopo ancora un paio di consigli urlati dall'alto ci avviamo verso le rispettive mete.
Sorridendo perchè anche oggi non poteva mancare uno sbaglio di direzione, iniziamo la lunga e ripida discesa della Val Monfalcon di Forni che, con costante vista sulle cime che contornano la Val Binon e la Val di Brica, ci porta al pianoro dove sorgeva la Caseruta dei Pecoli in fase di nuova ricostruzione a giudicare dai lavori in corso.
Imboccato il sentiero per la Val Meluzzo, ci destreggiamo lungo il greto tra sassi e ometti fino a raggiungere una pista che, oltrepassata la deviazione per la Val Postegae ci riporta finalmente alla nostra auto.
Sono le 17.00 quando vi arriviamo e lasciati gli zaini in auto, risaliamo stancamente di nuovo il sentiero per il rifugio Pordenone per chiedere se qualcuno ha ritrovato la mia cartina. Alla risposta negativa del gestore ritorniamo rassegnate indietro e ripercorrendo la Val Cimoliana programmiamo la nostra prossima uscita: una bella visita al bivacco Greselin prima del freddo inverno.
Nonostante i piedi doloranti non posso non ripensare ai bellissimi luoghi che abbiamo visitato oggi e l'espressione che continua a uscire dalle mie labbra è : "ce biel!"
Quando Silvia mi riporta alla mia auto scopriamo che la mia cartina, che al mattino avevo messo nella tasca laterale dello zaino, ha riposato per tutto il tempo sul mio sedile posteriore! Bene, almeno non dovrò ricomprarla! E anche senza di essa alla fin fine non ci siamo perse neanche sta volta!

5 commenti:

Lorenzo ha detto...

Complimenti, gran bel giro. Belle le foto, ma son un po' troppo piccole

Annarita ha detto...

bellissimi paesaggi, chissa se con le mie copasse riuscirò mai a farlo
ciao!

Carlo de Ts ha detto...

Che giornata stupenda, e l'alpinauta a lavorare a san simone immagino! ah ah ah
e il cayo piccolo tutto bene??

Nadia l'Alpingirl ha detto...

Per Lorenzo:lo so,le panoramiche qui risultano "mini"...una volta c'era la possibilità di cliccare su una foto ed ingrandirla, ma adesso l'opzione non funziona più!!!peccato!
Per Annarita:é una bella salita di 1100mt..e un lungo ritorno,ma vale la pena!!
Per Carlo:ahhaha...l'alpinauta a San Simone e io a sgambettare per monti!!chissà quando ritorneremo a fare un'uscita tosta assieme!
L'alpinfrut lievita!!ci starà nello zaino..ma soprattutto,ce la farà l'alpinauta a portarlo?ahahah

andrea loi ha detto...

Veramente un bel giro...non sai che invidia...."bravis e vonde"
Mandi a ducju