Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 30 aprile 2008

Incantevoli Dolomiti

Meteo in miglioramento! Con questa bella notizia confermo la prenotazione a Pratopiazza e aggiugo quella dell'egregio sig. Loi che ha deciso di accompagnarci all'ultimo momento. Partiamo venerdì mattina, con calma, dopo aver lasciato il pargolo dai nonni e ci dirigiamo alla volta di Dobbiacco. Per strada fortunatamente non troviamo il traffico previsto per il 25 aprile, anzi, in giro ci sono pochissime auto.


Il verde pianoro di Pratopiazza ci accoglie abbagliante in un manto di candida neve. Guardiamo in su, verso il Picco di Vallandro, la meta dell'indomani: è bello carico di neve!!!



Ci avviamo verso il primo obbiettivo, il monte Specie o Strudelkopf, 2307mt, e quando arriviamo al rif. Vallandro con vicino il suo forte diroccato, notiamo che nessuno oggi è passato da li. La strada che porta verso il monte neanche si intravede, del sentiero che "taglia" solo i primi metri sono sgombri...poi scompare anche lui nell'abbondante neve! Decidiamo di tentare per il sentiero e Luca generosamente comincia a inventarsi la traccia puntando dritto su per il pendio e la sella di m.Specie, 200mt più in alto. Partiti con un timido sole, il tempo decide di rifilarci prima un sottile nevischio, poi una tormenta di neve!!! Da poco sopra la sella intravediamo in lontananza la croce di vetta che compare e scompare tra i nuvoloni: dopo un breve dibattito sul "che fare", decidiamo di proseguire, sprofondando molte volte nella neve fino all'inguine. Un' improvvisa schiarita rende il paesaggio incantevolmente bianco e attraente e questo rialza i nostri animi conquistatori!! La grande Croce dei Reduci ci accoglie a 2h dalla partenza!! Mangiamo in fretta perchè i nuvoloni sono di nuovo in agguato e dopo alcune foto ai bei panorami, ci inviamo di nuovo verso la nostra traccia... quasi completamente cancellata dal vento e dalla neve caduta poco prima!!! Primo buon test per provare gli scarponi invernali appena presi!! (Punta Dufour arriviamo!!!)
Cena al rif. Pratopiazza a base di succulento minestrone d'orzo e fettona di prosciutto cotto con crauti e patate. Dolce, grappini vari e un paio di partite a Ramino concludono la serata in bellezza!
Visto i tempi e le difficoltà patite per raggiungere la facile cimetta del monte Specie, decidiamo di lasciar perdere la salita al Picco di Vallandro, sconsigliataci anche dalla gestrice del rifugio ("A piedi? zenza sci? no! no!")
Sabato mattina, un sole brillante illumina tutto e consultando la cartina, dopo varie opzioni la nostra scelta cade su un giro tra malghe nei dintorni di Passo Monte Croce di Comelico. Prima destinazione la malga Coltrondo. Imboccata la stradina innevata che la serve, c'incamminiamo con vari saliscendi e dopo un'ora e mezza la sua stalla bruciata da un recente incendio appare in vista. Il resto della malga che funge da agriturismo è monticata ma decidiamo di fermarci a mangiare poco più in alto, su una panchina con crocifisso che domina la vallata. Tempo neanche 10 minuti che un gruppo di caprette molto socievoli e golose ci circonda e comincia a reclamare le nostre vettovaglie!!! Dopo divertenti momenti e foto con le simpatiche bestiaccie, decidiamo di battere in ritirata e iniziamo la traversata in quota che ci porterà verso la nostra prossima meta, malga Nemes, non prima però di aver riempito le nostre pancette al riparo da famelici ovini!!!



Il nostro cammino si inoltra tra boschi e bianche vallette incantate!! Sembra di essere nell'immenso e selvaggio nord d'America!!! Anche qui Luca deve piu volte inventarsi la traccia e noi fiduciosi lo seguiamo, tra i vari "wuf" della crosta di neve che cede a lastroni sotto il nostro peso...fortuna che siam quasi in piano!!



Il sig. Loi ci indica anche una bellissima aquila in volo...magnifica!!! Dopo tanta beata solitudine, M.ga Nemes ci accoglie brulicante di famigliole che passeggiano per la stradina e ci guardano sbucare dall'alto con la neve fin alle ginocchia.



Il ritorno è un po' monotono dopo tanto splendore immacolato, ma è stata una bella scarpinata e i piedi cominciano a reclamare calzature più comode. Anche questa è un'altra "due giorni" da metter tra i ricordi più belli!!


martedì 22 aprile 2008

Earth Day - Giornata della Terra



Buona giornata della terra a tutti!

Lo dico pensando alle immondizie della Campania (ma guardando ai lati delle strade di tutta Italia...).

Lo dico pensando all'elettrodotto Wurmlach-Somplago in Carnia (nella bella valle del But, una fila di piloni alti 60m)

Lo dico pensando ai costruendi impianti di risalita (Sella Prevala- Gruppo del Canin)

Lo dico pensando alle cave selvagge (Monte San Lorenzo a Maniago)

Lo dico pensando alle discariche inutili e pericolose (Firmano)

Lo dico sperando nel fotovoltaico, nell'eolico, nelle biomasse

Lo dico sperando che un giorno non dovrò sentire:"Papà perche voi grandi avete rovinato tutto?

Lo dico sapendo che se ci vogliamo bene qualcosa di buono saremo capaci di fare, un pò ciascuno, iniziando dal proprio orticello. Un pò alla volta, ogni giorno.

lunedì 21 aprile 2008

Il m.te San Lorenzo si salverà?

Domenica, dopo tanta pioggia, finalmente il caldo sole primaverile ci ha degnato di una breve visita. Poichè abbiamo appuntamento alle 13.00 con il gruppo del Cai per il pranzo d'apertura dell'attività escursionistica a Meduno, apro la cartina e inizio a cercare una gita di breve durata che accontenti sia la mia voglia di cima che la pigrizia dei 2 pargoli che accompagneranno me ed Enrica.
La scelta cade sul M.te San Lorenzo, 736mt, sopra l'abitato di Maniago. Partenza con calma alle 8.30, puntiamo verso la nostra tranquilla e breve meta. Prendendo la strada del cementificio e successivamente della cava...nonostante il divieto ( ma che ci fa li un divieto se ci sono dei piccoli borghi abitati lassù?), decidiamo di accorciare ulteriormente il dislivello per l'enorme felicità dei pargoli e dell'amica sofferente di mal di schiena. Un cartello indica la chiesetta di San Lorenzo e ci incamminiamo per la strada che serve la cava con tanto di cartelli ammonitori di pericolo scoppio mine nei giorni feriali e di divieto di perfino pascolare...povere bestiole, chissà se sanno leggere!!! Lo scheletro in decomposizione di una povera capra ci da subito la risposta mentre i bimbi, gia pensando se saranno i prossimi a saltare in aria, generosamente mandano le proprie mamme avanti! Ad un tornante, un sentierino con passamano in legno ci invita a risalirlo e dopo un interessante incontro con un grosso carbone e uno scoiattolo, la dolcissima chiesetta di San Lorenzo ci accoglie nel suo verde pianoro. Il posto è davvero carino e pure l'antica chiesetta. Dopo una breve sosta ci rimettiamo in marcia per la vicina cima e il bel panorama su Maniago e ...sulla cava!!!!
La croce di vetta è leggermente più in basso della vera cima e da' sul margine della cava, (con tanto di recinzione perfino quassù) quasi un monito ad essa a non avanzare oltre! Da amante della montagna è davvero una sofferenza vederne una deturpata in questo modo! E torna alla mente anche la gita Cai alle Alpi Apuane con le cave di marmo bianco o più vicino, la bella c.ra Pramosio, con la cava a rovinare il bucolico paesaggio!
Chi digita su google le parole "monte San Lorenzo", trova il sito dedicato al comitato per la salvezza del monte San Lorenzo, un gruppo di cittadini di Maniago, Frisanco e Fanna, che lottano per evitare che la cava avanzi fino a farlo scomparire!!! Io, da oggi, so da che parte stare, e voi? Visitate il sito e fatevi la vostra idea in merito.
Riporto qui di seguito alcune notizie sulla chiesetta e cio che ha scritto un originario di Gravena Bassa.


Tutto conferma che sul Monte di Maniago, il Monte S. Lorenzo, ci fosse una strada antichissima, probabilmente romana, di cui però oggi restano solo pochi resti, ancora visibili, perché 30 anni fa qualcuno diede il via alla coltura di questa cava di calcare, forse senza preoccuparsi del lato storico-archeologico di questo Monte e della natura oggi purtroppo sempre più a rischio.Ma per nostra fortuna è ancora possibile visitare la chiesetta in cima al monte, questo finché gli scavi non giungeranno che a poche decine di metri da essa.
La chiesa di S. Lorenzo in Monte è ricordata già in un testamento di Benvenuta vedova di Odorico q. Fochero di Maniago del 30 Marzo 1291 ed ancora allora definita " antiquissima ".Fino al principio del XV secolo fu custodita da un eremita " deputato alla custodia ".
E' una chiesetta ad aula allungata, di fattura assai semplice ma suggestiva, con un tozzo campaniletto a vela sulla facciata.Ad essa appartengono una statuetta lignea di S. Lorenzo, ultimo resto di quell'ancona che Marco di Bartolomeo da S. Vito intagliò nel 1526 e che nel 1584 già doveva trovarsi in non buone condizioni se monsignor Nores, in visita pastorale, ne ordinò il restauro. Nel 1620 si decise di passare le figure e nel 1625 di rinfrescarle e aggiustare la mano sinistra di S. Lorenzo. Da notare ancora la statua in pietra di S. Lorenzo che Sebastiano Leschiutta scolpì nel 1824.

Emiliano Grisostolo, Mario Milanese

Salviamo il monte San Lorenzo
Umiltà, ringraziamento, lode: una forma di preghiera, una relazione spirituale con la montagna stessa. Noi siamo gli estranei, gli ospiti, non certo i conquistatori. La montagna, in tutte le culture e in tutte le religioni, è simbolo di elevazione, di purificazione, di ascesi. E' una creatura vivente, spirituale, benevola nei confronti di coloro che l'avvicinano nella giusta disposizione di spirito: non certo dei politici che l'hanno venduta per quattro soldi.Ve lo dice uno orignario di Gravena Bassa che ha passato una vita tra S. Lorenzo, Jouf e Raut.E la più piccola di queste è la più importante e vecchia, per sempre sarai il nostro grande San Lorenzo.

Primavera, tempo di corsi

La prima vera domenica di primavera ci ha regalato un bel sole e un cielo limpido e allora... giornata di aggiornamento per istruttori!
E cosi, mentre il gruppo escursionisti si beava del bel tempo nei dintorni di Frisanco, Nadia si godeva il sole sul Monte San Lorenzo, e qualcun'altro si sacrificava (parola grossa.. tra salumi, buon vino e altro.. sai che sacrificio..) ai fornelli per la festa di apertura della stagione del Club, io e gli altri Orsi andavamo nel fresco della Val Colvera (dove il sole arriva verso le 11 del mattino e tira sempre una bell'arietta..) per la giornata di aggiornamento della Scuola di Alpinismo Val Montanaia, a cui siamo affiliati.
Una giornata dedicata alla preparazione dei prossimi corsi di alpinismo: nodi, manovre soste, gli amati paranchi, i movimenti di arrampicata. Nonostante il clima della Val Colvera una giornata costruttiva, come deve essere una giornata di questo tipo, con un pò di maggior impegno per me e Flanele, visto che a settembre avremo le selezioni per il corso di istruttore di alpinismo, e la materia di insegnamento sarà anche la nostra materia di esame.
Alla fine, a metà pomeriggio ci siamo uniti agli altri per finire la giornata in allegria, come dev'essere!
Dopo i gradi delle arrampicate è stata la volta dei gradi del nettare di Bacco! Dimenticati i vari 6a, 7a e 8a che giravan per la testa è stata la volta dei 12° del Cabernet!
Quale delle due difficoltà sia la più apprezzata è stato difficile constatare. Il bello è stato che lo spirito di cordata era comunque presente!

venerdì 18 aprile 2008

Siamo una Montagna di Blog

Nasce nella nostra regione, precisamente a Basaldella del Cormor, l'idea di creare un logo, una sorta di "segnavia", con cui riconoscere nei sentieri del web le voci che parlano e vivono la montagna, in tutti i suoi aspetti.
Promotore dell'iniziativa è Dorino Bon, escursionista appassionato tanto dei sentieri di montagna, quanto dei sentieri del web.

mercoledì 16 aprile 2008

No all'elettrodotto Wurmlach - Somplago


Il Comitato “Carnia in Movimento” sta cercando da anni di divulgare la conoscenza di questo problema che coinvolge l’ambiente e gli abitanti della Carnia, riprendo lo scritto dell’amico Lino Straulino sull’argomento:
Nell 2005 sono stati presentati ai comuni della Carnia interessati i progetti relativi alla costruzione di un elettrodotto aereo di interconnessione transfrontaliera che da Wurmlach, in Austria, attraversando la valle del But dovrebbe raggiungere Somplago.
La società Alpe Adria Energia s.p.a., che ha presentato il progetto, si approvvigionerebbe così di energia elettrica a basso costo onde fornire detta energia al gruppo Ferriere Nord per i primi dieci anni, per poi passare sotto il completo controllo del gestore nazionale.L’elettrodotto, con tralicci di 30-60 metri, campate di 300 metri ed una fascia disboscata media di 60 metri, una tensione di 220Kvolt interesserebbe l’intera valle del But e precisamente i comuni di Cavazzo Carnico, Tolmezzo, Zuglio, Arta Terme, Sutrio, Cercivento e Paluzza.
PERCHE’ DICIAMO NO A QUESTI PROGETTI
In Italia esiste certamente un problema energetico essendo il nostro paese il meno autosufficiente in Europa in fatto di energia ed importando oltre i 4/5 del suo fabbisogno sotto forma di petrolio, metano, carbone ed elettricità. Inoltre in Italia l’energia elettrica costa molto più che nel resto dell’Europa. Potrebbe quindi apparire incontestabile l’esigenza di costruire nuovi elettrodotti.Esiste inoltre anche nel nostro paese un problema di crisi economica legata alla più generale congiuntura europea, ed anche in regione se ne avvertono i contraccolpi. Si afferma quindi che l’elettrodotto è necessario a sopperire al fabbisogno energetico di alcune importanti industrie regionali, in modo da abbassare le spese per l’energia e mantenere posti di lavoro. Non crediamo che questi siano assiomi indiscutibili, perciò ci sentiamo di dire un deciso non ai progetti di elettrodotti nella nostra zona.
PERCHE’ DICIAMO NO AI PROGETTI:
Un elettrodotto aereo o interrato che sia, date le dimensioni, avrebbe nella nostra vallata ripercussioni ambientali, geologiche, salutistiche, sociali ed economiche disastrose. Per quanto riguarda in particolare gli aspetti salutistici, il progetto Pittini-Fantoni dedica pochissima attenzione al problema della tutela della salute, soprattutto fa riferimento a un valore di 3 microtesla come misura per la tutela della salute della popolazione, valore fissato dalla legge (DPCM 8/7/03). Invece noi sappiamo che la vera tutela si ha quando il valore di esposizione non supera gli 0,2 microtesla, come consigliano l’ARPA ed alcune Regioni. Anche l’interrato non è praticabile in quanto, per la sua morfologia, la Valle del Bût è stretta, quindi mal si adatta ad “ospitare” un’opera di questa portata volendo rispettare i limiti salutistici imposti dal principio di precauzione che impongono distanze dalle strutture abitative di almeno 30 metri. Nella realtà, invece, sarebbe inevitabile, in certi punti, far passare la linea vicino alle case, a scuole, ad abitati, con tutti i danni conseguenti sulla salute dei cittadini. La nostra Regione é autosufficiente dal punto di vista energetico con l’entrata in funzione della centrale a biomasse di Torviscosa. L’elettrodotto Wurmlach- Somplago infatti verrebbe realizzato per far fronte alle esigenze della rete elettrica nazionale, e non di quella regionale. Per di più manca un piano energetico regionale che definisca in maniera chiara l’entità dei consumi, del fabbisogno e della produzione energetica regionale, in rapporto a quella nazionale.
DICIAMO NO perché l’obiettivo più a lungo termine del progetto Pittini-Fantoni sarebbe quello di immettere l’energia sul mercato e lucrare così sul gap tra prezzi di acquisto e di vendita. Il tutto va quindi visto nell’ottica di un enorme business, senza contare il fatto che dopo un decennio l’elettrodotto passerebbe in mano all’Enel.
DICIAMO NO perché non crediamo che questi progetti di elettrodotti servano a mantenere o addirittura a creare posti di lavoro. Non servono a mantenere posti di lavoro, perché questo fattore è piuttosto legato alle più generali congiunture economiche. Se il settore siderurgico è in crisi, non sarà l’abbassamento dei costi dell’energia a rilanciarlo né a impedire un domani agli imprenditori di delocalizzare le proprie aziende in altri paesi del mondo o a venderle addirittura a imprenditori esteri .· Non serve soprattutto a creare nuovi posti di lavoro. Come evidenziato da autorevoli economisti (vedi studi Sarasin- Basilea), gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili creano molti più posti di lavoro fissi di quanto ne creino quelli nel settore delle energie sporche: ad esempio, è stato calcolato che ogni milione di dollari investito nel fotovoltaico crea 17 nuovi posti di lavoro fissi, contro i soli 1,5 che ne crea se investito nel petrolio o nel gas o in settori energetici ad essi legati.
ESISTONO ALTERNATIVE a un politica di elettrificazione basata sul modello degli elettrodotti.
QUESTE ALTERNATIVE c’erano e ci sono, solo che finora non si sono adeguatamente praticate.
CREDIAMO NELLA NECESSITA’ DI REALIZZARE UNA POLITICA CAPACE DI PERCORRERE TUTTE LE ALTERNATIVE POSSIBILI a un modello di sviluppo del settore energetico basato in maniera preponderante sugli elettrodotti.Chiediamo politiche CAPACI DI FAVORIRE UN’ELETTROGENERAZIONE DIFFUSA E DELOCALIZZATA attraverso l’installazione di impianti solari, fotovoltaici, impianti a biomasse che utilizzino gli scarti della lavorazione del legno ed eolici, piccole centraline idroelettriche.Questo perché, producendo energia vicino a dove è richiesta si riducono le perdite di trasporto e si dirada nel tempo la necessità periodica di adeguare la potenza delle reti agli aumenti dei consumi.Un sistema di questo genere non sembra difficilmente attuabile nella nostra Regione, caratterizzata da una straordinaria varietà di paesaggi e microclimi, ricca di acque, di boschi e di sole.
ESISTONO LE RISORSE FINANZIARIE, a livello nazionale, per promuovere questo diverso modello di sviluppo dell’elettrificazione: si tratta di migliaia di milioni di euro che noi utenti abbiamo versato allo Stato, almeno dal 1991 (vedi legge 77/1991), in nome della soprattassa sui consumi elettrici, che avrebbe dovuto finanziare lo sviluppo delle energie rinnovabili e che invece sono stati andati a finanziare aziende produttrici di energia da fonti “assimilate” i “sporche” (scandalo Cip 6). Utilizzando il gettito di 3281,4 milioni di euro che nel solo 2003 i soli impianti produttori di energia da fonti assimilate (o sporche) hanno incamerato, e investendoli, ad esempio, nello sviluppo del settore fotovoltaico, si sarebbero potuti creare ben 27.892 nuovi posti di lavoro fissi, in un solo anno (una Fiat di qualche anno fa). Questo significa che si sarebbero potute creare nuove fabbriche per la produzione di pannelli solari o fotovoltaici, che si sarebbe dato nuovo impulso alla ricerca delle tecnologie migliori, si sarebbe creato un mercato in un settore considerato potenzialmente ottimo dagli operatori stranieri, e che invece è rimasto vergognosamente bloccato almeno fino al 2001, quando si è cominciato ad attuare il programma “10.000 tetti fotovoltaici” già varato nel 1997 e fino a quel momento non attuato. Così, le scelte più o meno inique del passato hanno creato un ostacolo allo sviluppo di un nuovo settore produttivo, tanto che oggi, gli stessi Fantoni/Pittini o altri industriali come loro avrebbero potuto scegliere di investire su questi nuovi settori industriali, per rilanciare i propri affari, piuttosto che mettersi a costruire elettrodotti.
SE C’E’ BISOGNO DI ENERGIA, PRODUCIAMOLA INCREMENTANDO SU LARGA SCALA LO SVILUPPO DELLE FONTI RINNOVABILI. CI VUOLE OCULATEZZA E LUNGIMIRANZA NELL’UTILIZZO DELLE RISORSE ESISTENTI. Utilizzando opportunamente il gettito sui sovrapprezzi elettrici che noi utenti versiamo sul costo del kwh, si può favorire uno sviluppo considerevole dell’elettricità prodotta da fonti rinnovabili. E’ stato calcolato che, investendo i soli 3281,4 milioni di euro che nel solo 2003 sono andati a incentivare gli impianti produttori di energia da fonti sporche (e che invece avrebbero potuto essere impiegati interamente nel settore delle energie rinnovabili), si sarebbero potuti installare impianti fotovoltaci capaci di produrre ben 6.562.800.000 kwh annui, un potenziale di energia capace di coprire l’intero consumo energetico nazionale del settore agricolo (5.162,2 milioni di kwh di consumi nel 2003), e questo risultato si sarebbe ottenuto in un solo anno: - ciò avrebbe consentito di liberare grandi quantitativi di energia della rete nazionale a favore, per esempio, delle industrie (che attualmente occupano un terzo dei consumi nazionali di energia elettrica), con possibili riduzioni dei costi dell’energia stessa a loro favore; - ciò avrebbe inoltre portato l’Italia ai primi posti tra i paesi industrializzati in un settore in cui, invece, è miserevolmente tra gli ultimi. Risultati, ripetiamo, che si sarebbero potuti ottenere in un solo anno!! LE POLITICHE A FAVORE DELLE ENERGIE RINNOVABILI, QUINDI, SAREBBERO QUANTO MAI REDDITIZIE IN TERMINI SOCIALI ED ECONOMICI. Confidiamo che la nuova Legge varata in Italia il 18 aprile 2005, che si propone di sviluppare l’impiego delle fonti rinnovabili di energia, nonché la cessazione di ogni incentivazione per gli impianti funzionanti con fonti assimiliate alle rinnovabili, e che il prossimo Piano Energetico Nazionale diano avvio a una politica concretamente e coraggiosamente orientata ad uno sviluppo sostenibile e ad un progresso economico in armonia con l’ambiente e con il diritto alla salute di chi ci vive.
Tutto congiura a favore di una politica capace di ascoltare il grido della gente della Carnia, che dice NO A NUOVI MEGA- ELETTRODOTTI. Perché IL PROGRESSO NON E’ IL GUADAGNO DI POCHI, MA QUANDO TUTTI POSSIAMO BENEFICIARE DI INVESTIMENTI OCULATI E SAGGI, NEL RISPETTO DI TUTTE LE COMPONENTI SOCIALI, ECONOMICHE, AMBIENTALI. CHE COSA CHIEDIAMO Confidiamo quindi nel fatto che la nostra Regione definisca e approvi al più presto un Piano energetico Regionale, che è in bozza dalla primavera del 2003 (come mai è in bozza da ben due anni, verrebbe da chiedersi?) che recepisca queste proposte. Chiediamo inoltre che nel nuovo Piano Energetico Nazionale che sarà approvato prossimamente (agli inizi del 2006) sia favorita su larga scala l’attuazione di programmi di sviluppo delle energie rinnovabili e che siano destinati consistenti fondi pubblici (che ci sono) per la loro ampia diffusione. Alcuni cenni sullo scandalo Cip 6 Negli ultimi 14 anni almeno, è stata perseguita in Italia una politica ben precisa dall’Enel e quindi dallo Stato. Dal 1991, con la legge 77/1991 (legge di approvazione del Piano energetico Nazionale) lo Stato ha imposto una tassa sui consumi di energia a noi utenti: da allora paghiamo l’elettricità ben il 7% in più, in nome delle energie rinnovabili (il solare, l’eolico, l’eliotermico, il fotovoltaico). In buona sostanza, ciascuna utenza paga dal 1991 una percentuale del 7% in più sulla tariffa elettrica al kwh.Con un esempio si può chiarire meglio l’entità di questo gettito ricavato dai sovrapprezzi elettrici.Considerando che, ad esempio, al 1 gennaio 2003 la tariffa elettrica media nazionale era di 11,72 centesimi di euro kwh (0,1172 euro kwh), il 7% su ogni kwh è stato calcolato mediamente di circa 0,82 centesimi di euro (0,0082 euro kwh). Per legge questo gettito del 7% in più sulle tariffe elettriche avrebbe dovuto finanziare esclusivamente la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma questo non è avvenuto. In realtà, la gran parte di quel gettito fiscale ricavato dai sovrapprezzi elettrici è stato usato per finanziare produttori di elettricità da fonti “assimilate”, cioè “sporche. Infatti, tra i dieci maggiori beneficiari di questo fiume di denaro pubblico ci sono state aziende come Enipower, Enel Green Power ed Enel Produzione, Edison, Erg, Apienergia, Elettra Glt- GLL, Acea Electrabel, ecc. ( v. Relazione annuale Autorità per l’Energia 2004, sezione II, pag. 114). Grazie a questo gettito, i soli impianti produttori di energia da fonti assimilate hanno incamerato, nel solo 2003, ad esempio, un ammontare di 3281,4 milioni di euro, come risulta dalla relazione del Presidente dell’Autorità dell’Energia (V. Relazione annuale 2004, sezione II, pag. 117, tabella 4.11). Come si ricava poi dalla Relazione annuale 2005 del Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, il “totale della remunerazione agli impianti per le fonti assimilate” nel 2004 è stato addirittura di 3511,4 milioni di euro (v. Relazione annuale 2005, sezione II, tabella 3.13, pag 122). Importo quest’ultimo anche dieci volte superiore ai 350 milioni di dollari che gli Stati Uniti, il paese più ricco del mondo, hanno stanziato per i sopravvissuti della tragedia dello tsunami del 2004. In altri paesi europei le cose sono andate in modo ben diverso.Facciamo solo l’esempio della Germania: qui, con il sovrapprezzo sull’elettricità, sono stati finanziati migliaia di impianti fotovoltaici, attraverso vari programmi nazionali ( di cui l’ultimo prevede di realizzarne un milione nei prossimi anni). Inoltre qui si è stabilito che i kilowatt ora prodotti in più da ogni utente vengano versati in rete e pagati “profumatamente”. C’è da dire che la Germania ha proprie riserve di carbone sufficienti ad essa per alcuni secoli e 20 centrali nucleari. Ecco i risultati di questa politica attuata dall’Italia:
-In Europa, l’Italia è il paese meno autosufficiente per l’energia: essa importa circa i 4/5 del suo fabbisogno, quando invece, con opportuni programmi di finanziamento delle fonti rinnovabili, si sarebbero potuti realizzare migliaia e migliaia di impianti in questi 14 anni! E’ stato calcolato che, occupando con generatori fotovoltaici anche solo i tetti esistenti degli edifici in Italia, si potrebbe coprire almeno 5 volte il fabbisogno energetico nazionale. Invece, purtroppo, L’Italia è uno dei paesi progrediti che meno utilizzano l’energia solare per produrre elettricità o calore.
- Nell’eliotermico è battuta perfino dall’Austria e dalla Grecia, per 200 a 5 (mq di collettori solari ogni 1000 abitanti), è superata da paesi molto meno soleggiati come la Germania, il Giappone, la Svizzera, l’Olanda, perfino dalla Norvegia e dalla Finlandia!!
- Nel fotovoltaico in Italia la potenza installata in MW per abitante nel 2003 era di 0,45 Mw/p, meno di un decimo di quella della Germania (4,97 MW/p) e un quindicesimo di quella del Giappone (6,74 MWp), inferiore a un terzo a quella della Finlandia (3,40 MW/p), inferiore di 4 volte quella dell’Austria (fonte: IEA). In generale, la diffusione del fotovoltaico in Italia alla fine del 2003 era meno di un quarto della media dei 20 paesi più industrializzati.
Dati tratti da: · “La Stampa- Tuttoscienze” dicembre 2004. · ”Energia dal Sole”- periodico delle fonti energetiche rinnovabili- anni 2004/2005www.autotità.energia.it

lunedì 14 aprile 2008

La pazienza è la virtù dei forti.. (almeno dicono..)

Pazientare, pazientare.. il bel tempo stabile arriverà! Lo spero almeno, non vorrei passare la vita come il Tenente Drogo, il protagonista de"Il Deserto dei Tartari" di Dino Buzzati.

Aspettare ogni giorno che accada finalmente qualcosa, che quell'orizzonte deserto si animi all'improvviso, come aspettare un fine settimana di bel tempo.

No, dai! Non è questo il destino di un'alpinauta!

Non dovrò intrapendere un lungo viaggio alla ricerca del bel tempo, come fecero Giasone e gli Argonauti per trovare il vello d'oro, basterà un pò di pazienza.. il bel tempo arriverà!

E con lui le arrampicate in montagna.

Comunque sia le ultime due settimane hanno ben provato la pazienza di chi freme dentro, di chi aborrisce la visione di un divano e di una televisione nel pomeriggio di una domenica. Devo dire che il penultimo fine settimana un pò si era pure sollevato dal piatto orizzonte di Drogo, l'attesa si era tramutata in un divertente pomeriggio a "Lis Feminis" in Alta Val del Torre, a sgranchirsi sul verticale con Nadia, mentre Nicolino cercava di riempire l'alveo del Torre a forza di tirar sassi (NICOOOO!!! VONDEEE!!!).

La domenica, dopo aver visto naufragare l'idea di far la Schiavi in Cavallo con Flanele (Big Roberto from S. Laurinç said "varin migo di là à cjapà une bronchite?") ci vedeva partir con gran calma alla conquista di Forte Ercole, una gita culturale direbbe qualcuno, in giro per farcadiçis nei dintorni di Gemona.

E così minizaino in spalla (un per tre, come al bar) e pila in fronte a gironzolare per i cunicoli del forte, guadagnando in seguito la sommità (scusate, ma a chiamarla cima mi piange un pò il cuore) del Cumieli e scendendo per Sella di Sant'Agnese, da dove Nadia ha potuto ammirare il "suo" Glemine, aspettarla sornione, adagiato sopra Gemona.

Sotto un cielo plumbeo comunque il w-end si era salvato.
Non certamente si può dire lo stesso di quello appena passato: già giovedi le prime avvisaglie del Loi con un sms "Caro compagno di parete viste le previsioni meteo si và per osterie?", poi il venerdì si alza bandiera bianca, Nadia disdice la prenotazione a Pratopiazza, le nevi del Picco di Vallandro devono aspettare.

Che si fa? Triste domanda da porsi per gente che senza dislivello da fare o pareti da arrampicare non sa come passare il tempo...

Fu così che ci si dedicò allo shopping..

Con il Loi e il Duca degli Abruzzi si risalì la Val del Piave fino a Quartier Carducci dove Nadia ebbe modo di conoscere il Payer, che sotto una pioggia battente, colpito dai modi gentili e dagli occhioni della Pulzella di Pozzecco ci riservò sorridente un bel 25% di sconto sulla spesa fatta nella sua fornitissima boutique! Toccherà portarsela dietro per i prossimi acquisti degli Orsi!

E così in un paesaggio sbiancato dalla grandine (sembrava neve!) anche il sabato và verso il congedo.

Tralascio il triste racconto della partita Snaidero-Lottomatica per pudore e per non rivangare dolore... ad avvelenare il mondo ci pensan già i nostri politici.
Domenica mattina! Giornata di grandi consultazioni per il destino della Patria.... sarà un caso che diluvia? Mah!
Allora che si fa? Ideona! in fiera a Udine c'è NaturalmenteShow..
Per fortuna il biglietto costava solo due euro (comunque troppi per accedere a un mercato, di questo si tratta, complimenti all'ente fiera!), ma le mie due compagne di "escursione" non esitano a manifestare il loro disappunto in maniera gentile... come si addice a due dolci donzelle.. con qualche "menata di viola", neanche vedere dal vivo Ivo Pecile in un "minimalista" (sono pure gentile anch'io, no?) stand di Sentieri Natura le rinfranca e così l'orrido weekend giunge al termine... forti della nostra virtuosa pazienza ci imbarchiamo al fianco di Giasone...
Il nostro vello d'oro sarà tessuto con raggi di sole..
Pazienza Alpinauti, pazienza...