Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 29 dicembre 2008

Alpinauti Solitari Sui Monti Sottosopra Spazzati Dal Vento

Ovvero Luca, Marco, Giovanna, Giovanni, Elena, Luca e Marisa nel gelo di Pramosio mentre Nadia e Nik se ne stanno acciaccati nel calduccio del salotto.
Con un titolo alla maniera wertmulliana inizio il racconto di una gelida e ventosa domenica sul finire dell'anno di grazia 2008!

Come detto poc'anzi il raffreddore teneva nel tepore domestico Nadia e lasciava il sottoscritto libero nel girovagare per l'Alpe. E per la domenica c'era da scegliere!
Fabrizio puntava, di nuovo, con il resto della compagnia, verso la tranquillità lattea dei Piani con l'intenzione di concludere quanto iniziato qualche giorno prima, ma io preferivo raccogliere la proposta di Marco e soci per le Sorgenti del Piave o, in alternativa per Malga Pramosio.
Si optava per la seconda meta, la compagnia era bella e piacevole e quindi via! Verso la "tranquilla e solare" Malga Pramosio!
Il ritrovo per fortuna è al bar Fungo, in quel di Gemona, cosicchè possiamo somministrare subito una dose di zuccheri (sotto forma di brioche) al DeRonch, già in riserva di energie (chissà mai che ha fatto per esaurirle...)!
Lasciata la ventosa Gemona scendiamo dall'auto in un glaciale Cleulis! Ci intabarriamo velocemente e in men che non si dica siamo pronti, tra la moltitudine di escursionisti, cjaspolatori e scialpinisti in partenza! Neanche fosse giorno di mercato a Paluzza!!
Quasi fuori dal tempo, in una quotidianità dimenticata da molti, una signora attraversa la piazzetta a passo svelto con la "gamele" del latte in spalla


La temperatura è allegra e il poco sole che filtra dalle nuvole è ben accetto! Ma l'Osmer non aveva previsto una bella giornata di sole?? Invece ci ritroviamo un cielo lattiginoso e freddo che ci accompagna lungo la salita.

Comunque sia ormai siamo in ballo e balliamo! La strada è ricoperta di neve ben dura e la cjaspole sono inutili, per cui restano tranquille a riposarsi appese agli zaini. Di tanto in tanto rompiamo la monotonia della strada tagliando per il bosco qualche tornante, e, mentre saliamo, la vista tra le cime degli alberi ci regala begli scorci su Gams Spitz ,Creta di Timau, Terzo, Coglians, rivelando sbuffi bianchi sulle vette, presagio di vento in quota.




Salendo accarezzo l'idea di un prolungamento della gita sul vicino monte Paularo, ma quando arriviamo in vista del complesso malghivo di Pramosio le violente raffiche di vento mi fan cambiare tosto idea! A tratti è difficile perfino stare in piedi!

Indossato con qualche difficoltà (e con il timore di vederlo volare via) il guscio continuo verso la malga e dopo averci fatto due passi sopra (tanta è la neve!) raggiungo gli altri al riparo dal vento nella legnaia.
Sarà la compagnia, sarà la smisurata passione per la montagna, ma essere li, in mezzo al freddo e al vento tagliente mi fa sentire come a casa! Sembra quasi di sentire il profumo del minestrone che cuoce sullo spolert!
Minestrone??
Eh si! Dallo zaino di Giovanna esce un termos con la minestra che la Signora Cabbai degusta con piacere nel mezzo della tormenta!
Dal canto mio rispondo inzuppando i biscotti nel tè, ma non reggo il confronto con tale banchetto!

Il freddo inizia a esser sempre più invadente e decidiamo di iniziare il rientro verso le auto prima che entri del tutto nelle ossa.
Il vento spazza i dintorni della malga e non ci dà pace finchè non raggiungiamo il riparo del bosco.
Lungo il ritorno l'Elettrico DeRonch si sente un pò sottosopra: ha visioni di polletti e schiume di luppolo e mi chiede "Ma per tornare da Paluzza a Gemona si passa per Resiutta vero?"
Se si prende il giro largo... anche si!

sabato 27 dicembre 2008

Neve tanta, ghiaccio pochetto

Tradizione degli Orsi è dedicare il giorno di Santo Stefano all'inaugurazione della stagione del ghiaccio, e così, speranzosi, saliamo in Raccolana alla volta del Predil, per cercare l'oro trasparente. Dopo lo choc causato dall'arrembaggio dei Pirati Suimon(pracem)ti per gli auguri natalizi volanti ripartiamo da Resiutta per la nostra bramosa ricerca: con me ci sono Loris, Robertino, Robertone, Fabrisio e Cimenton!
La strada fino a Nevea è bella e pulita, ma passata la Sella in direzione Cave il manto stradale scompare sotto uno strato via via crescente di neve. Fà una certa impressione guidare tra due muri di neve alti un paio di metri. Scendiamo fino al lago del Predil per vedere le condizioni della cascata del Fortino. Scesi dalla macchina un fresco pizzicorio assale le parti del corpo scoperte: il termometro segna meno otto! Fresco ma non abbastanza per quello che cerchiamo. Robertone ritorna dalla ricognizione deluso: la cascata è ghiacciata, ma deve ancora "farsi", il suo spessore è di pochi centimetri. Che fare? Pensiamo di risalire verso il Corsi per vedere le condizioni di qualche goulotte, ma il posto per parcheggiare è esiguo e qualche furbo lo ha già utilizzato comodamente...

Risaliamo verso Nevea con l'intenzione di risalire verso la Cresta di Cragnedul. La prima impresa è quella di trovare parcheggio! Ormai son quasi le dieci e il popolo degli sciatori si è già impossessato della maggior parte dei posti auto! incontriamo il buone DeRovere che ci saluta con la sua facciona sorridente diretto verso i piani del Montasio. Trovato un posto per le auto ci prepariamo e tentiamo di attraversare la pista per salire in Cragnedul, ma dopo qualche tentennamento decidiamo di deviare pure noi per i Piani.

La strada sale tranquilla nel bosco e le cjaspe si rivelano inutili per salire e quindi restano tranquille nel bagagliaio.

Il bosco silenzioso ci ripara dal vento che vediamo sollevare spruzzi di neve dalla cime vicine e ci accompagna nel maestoso candore dell'altipiano del Montasio. Saliamo con calma verso il rifugio di Brazza: Fabrisio e Cimenton precedono me e Loris, mentre a breve ci seguono i due Roberto. Robertone è pensieroso nel suo salire: voleva ghiaccio e non c'è verso di soddisfarlo oggi!

Arriviamo al di Brazza e lo troviamo coperto di neve. E' quasi mezzogiorno e c'è giusto il tempo per una tazza di the mentre aspettiamo di ricompattare il gruppo.

Fabrizio inizia a guardare interessato il canalone che sale verticale verso la forca de Lis Sieris "Si potrebbe andare a vedere com'è... fin sotto la paretina... tanto per far qualcosa" . Già! Poi sei li e ti vien voglia di salire ancora un pò...

E cosi iniziamo a risalire lungo i pendii che portano verso il Foronon dal Buinz e la cima di Terrarossa. La neve è dura e cede di pochi centimetri sotto i nostri passi, ma di tanto in tanto si sprofonda generosamente nei cumuli di neve ventata.

Saliamo senza fatica lungo il pendio spazzato da raffiche di vento che sollevano la neve oscurando di tanto in tanto la vista, raggiungendo il deposito di una slavina, da dove, voltandosi verso il gruppo Fabrizio annuncia la fine della salita: è come camminare sulle biglie. La neve pallottolare non ha coesione e l'insieme è piuttosto instabile. Togliamo uno spallaccio dallespalle in maniera da creare una protezione al viso in caso di distacco e procediamo ancora qualche metro prima di abbandonare la salita del tutto.

Scendiamo tenendoci sul lato destro dell'avvallamento, più sicuro, e avanziamo in una soffice e divertente coltre bianca fino a raggiungere di nuovo il di Brazzà. I piani sono magnifici in veste invernale e i versanti delle cima, benchè esposti a sud sono stracarichi di neve. Continuiamo a scendere e facciamo sosta presso una della malghe dell'altopiano, cimentandoci nella scalata delle falde Nord e Sud del tetto, sepolte dalla neve quasi fin al colmo. Sotto i tiepidi raggi di sole iniziamo a far discorsi seri del tipo: dove andiamo a mangiar qualcosa? Il vecchio Tarcisio non c'è più e la nuova gestione, come dice Robertone è da fighetti: "Cosa vuoi mettermi una cucchiaiata di pasta nel piatto tutta decorata? dammi la pentola e una forchetta piuttosto!!" e cosi la scelta cade sull'agriturismo nei pressi di Goriuda!

C'incamminiamo silenziosi verso il bosco in direzione di Nevea. La giornata non è stata quella che ci aspettavamo: piccozze e viti giacciono inutilizzate in fondo allo zaino e quasi pare di sentire il loro lamento. Sella Nevea si va spopolando dalle tribù di sciatori e la sua triste architettura ci congeda mentre scendiamo verso la Raccolana.

martedì 23 dicembre 2008

Un bel Natale

"Oh, che amore era stato il loro, libero, straordinario, a nulla somigliante! Non si erano amati perchè era inevitabile, non erano stati "bruciati dalla passione". Si erano amati, perchè cosi voleva tutto intorno a loro, il cielo sopra le loro teste, le nuvole e gli alberi. Questo, questo era stato ciò che aveva avvicinati e uniti."



Così scriveva Pasternàk nel Dottor Zivago. Così mi piacerebbe parlasse di noi ai suoi nipoti il piccolo che riempirà la nostra vita tra pochi mesi.
Così voglio fare gli auguri di un sereno Natale a tutti gli amici che condividono le nostre passioni.
Buone feste e buona montagna a tutti!

domenica 21 dicembre 2008

Escursione prenatale




Come recita la recente guida "Della Creazione di un Alpinista" al punto due : dopo una escursione semplice come introduzione all'ambiente montano, procedere con escursione più lunga, ma non faticosa, in luogo denso di significato".
Dopo aver portato la gestante in Val Bartolo, e dopo un paio di settimane sacrificate al maltempo, nel primo fine settimana libero da precipitazioni, nonostante il pericolo valanghe marcato decidiamo di salire al rinnovato rifugio Zacchi, nel gruppo del Mangart, escursione un pò più lunga della gita a sella Bartolo, e in luogo denso di storia dell' alpinismo, al cospetto delle pareti che hanno visto le imprese di gente come Floreanini, Piussi, Cozzolino, Vuerich e anche, nel suo piccolo, dell' Alpinauta, lungo la Floreanini e lo Sperone dei Camosci, oltre che sulle vie ferrate della zona. Quindi luogo adatto ad indirizzare sul sentiero giusto l'Alpin-frut, come dice il buon Lorenzo di Taccuino di Montagna!

Amenità a parte, una domenica di bel tempo ci vede dirigere in Val Romana con un eccitato Indy al seguito. Le strade del tarvisiano sono sgombere dalla neve, caduta abbondantemente nelle scorse settimane, anche se ai lati delle strade e su molti tetti si vedono abbondanti cumuli di neve.

La strada per i laghi è pulita fino al lago inferiore, un pò ghiacciata nel tratto fino al lago superiore, dove lasciamo l'auto nei pressi del bar.

Calziamo subito le ciaspole e ci innalziamo immediatamente di un paio di metri, tanta è la neve caduta!
Il cartello di divieto sbuca di qualche decina di centimetri dalla coltre bianca! Indy inizia a scorrazzare pazzamente in lungo e in largo, e noi lo seguiamo lungo la traccia che qualcuno ha battuto in questi giorni.

Al bivio decidiamo di salire lungo la forestale, riservando il sentiero per il ritorno. Avanziamo nel bosco delle fate: alberi cristallini accompagnano lo sguardo verso il cielo.
Mano a mano che si sale la vista sull'incombente parete nord del Mangart si apre verso Strugova, Veunza e Ponze corazzate di neve e ghiaccio. Cerchiamo di indovinare la posizione del bivacco Nogara, ma non ci riusciamo: sarà sepolto dalla neve!

La strada continua, con ampie volte, a salire, scoprendo le pareti cariche di neve da cui sentiamo cadere a più riprese diverse slavine. Continuiamo a camminare nel silenzio fino a quando, dopo un lungo traverso appare tra gli alberi il rifugio.

La neve ricopre tutto e il piano terra è praticamente sepolto: la legnaia e l'accesso al locale invernale hanno un muro bianco di un paio di metri che li occlude, tra la gronda e la neve ci saranno si e no quaranta centimetri.

Non c'è nessuno nei paraggi e il silenzio è rotto solamente dal rumore di qualche slavina che cade dalle muraglie verticali delle Ponze.
D'un tratto Indy rizza la coda sull'attenti e dal bosco sbucano due scialpinisti, che velocemente si apprestano, poco convinti, alla discesa nel bosco "Par li??" "Si. dall'altra parte devi spingere..." e via! Slalom tra gli alberi!

Riordiniamo gli zaini e iniziamo a scendere lungo il sentiero ripido nel bosco. Seguiamo le tracce degli sci e scendiamo velocemente verso l'Alpe del Lago.
I due scialpinisti sono lontani e il silenzio ci avvolge nuovamente.
Indy di tanto in tanto sprofonda in maniera ridicola nella neve e preferisce accodarsi e trovare la traccia battuta.
Una volta raggiunto il fondovalle la neve si fa più dura e Indy ricomincia ad impazzare nel bosco in lungo e in largo. Il cielo si è rannuvolato e grigie nuvole si rincorrono lungo le creste mentre arriviamo al lago inferiore.

Abbiamo portato a termine anche il secondo passo! Il terzo? Cascate?? Lo sguardo della mammina è perplesso... ma perchè no?!?

lunedì 8 dicembre 2008

Da Tarvisio a Trieste, con andamento lento


Può accadere che, nella vita dell' alpinista, capiti un periodo in cui si debba rallentare il passo. Sia esso dovuto a malanni fisici, a stanchezza o, come nel mio caso, a una gravidanza: rallentare e tenere un profilo escursionistico di livello basso/moderato è doveroso. Dopo le fatiche, i dislivelli e le imprese, ecco che si è "costretti" da forza maggiore a scoprire un nuovo modo di andare.... stile "andamento lento", doverosamente in piano o quasi!


Ecco allora che, dopo il sabato passato a "visitare" i mercatini di Natale di Klagenfurt e Villach assieme a "papà" Luca,"nonna" Fabiola e "zia" Lorena, mi ritrovo con il dilemma di cercare un' uscita domenicale "degna" della mia nuova condizione.
La cosa non è facile, ma, dopo aver ispezionato varie cartine e consultato rapidamente internet, restringo la scelta alla zona del Tarvisiano. Enrica e Luca vogliono pestare neve, perciò puntiamo l'interesse sulla Val Bartolo, sopra Camporosso.
Fissata la partenza per le sette e trenta, partiamo assieme a Claudio, Enrica e l'entusiasta Indy, alla volta di Tarvisio.
Lungo il tragitto c'informiamo sulla meta odierna dei carissimi amici di "Montagne Sottosopra" e scopriamo con piacere che anche loro sono diretti in Val Bartolo, ma sono un po' in ritardo. In cambio di una birra, ci offriamo di battere loro la traccia!
Arriviamo in una cristallina Camporosso e, dopo un po' d'incertezza sulla strada da prendere, imbocchiamo la Val Bartolo, opportunamente spalata dalla neve in eccesso. Proseguiamo con l'auto fin dove l'audacia ce lo consente e , appena trovato uno spiazzo, parcheggiamo.
Claudio è un po' preoccupato essendo sprovvisto di catene o gomme da neve, ma dopo varie rassicurazioni, c'incamminiamo tranquilli sul fondo innevato.


All'inizio la strada scorre incassata tra boschi e pareti rocciose, costeggiando il rio Bartolo, poi dopo un paio di chilometri s'allarga negli ampi Prati di Bartolo, punteggiati da dolcissime baite di legno.

L'aria è fredda, la temperatura decisamente al di sotto dello zero. Tutto in giro, alberi ghiacciati e prati innevati, brillano sotto i raggi del sole mattutino che stenta a riscaldare la vallata.


La strada ripulita dalla neve, termina presso una baita dal camino fumante e, avvolti dal profumo di legna che arde nel caminetto, immaginandone il caldo tepore, imbocchiamo la strada che porta verso la Sella Bartolo.


La neve zuccherina, scivola via dai nostri scarponi e passo dopo passo, prendiamo a risalire dolcemente nel bosco silenzioso. Finalmente i caldi raggi del sole cominciano a farsi sentire sugli abiti e sugli alberi, e la neve scroscia dai rami più alti dei pini, regalandoci docce gelide e scintillanti, inaspettate.

Procedo con calma, godendomi la pace dell'ultima della fila, assaporando il fatto di andare piano, di osservare con calma, di rilassarmi, di godere a pieno delle bellezze che mi circondano.
In men che non si dica, raggiungiamo senza accorgercene, la Sella Bartolo, completamente immersa anch'essa tra gli alti pini innevati.
E' quasi mezzogiorno, e le pancette cominciano a brontolare, quella della sottoscritta molto più frequentemente negli ultimi giorni...il piccolo alpinauta richiede materia prima per crescere!
Una baita li vicino, dotata di una panca in cemento riparata dal tetto, ci offre un asciutto giaciglio per consumare comodamente i nostri panini.
Indy si diverte a saltare nella neve ma si spaventa quando d'un tratto la neve del tetto decide di staccarsi e ricadere pesantemente ai nostri piedi!
L'arrivo degli amici DeRonch ci ravviva dal nostro torpore post pranzo e, dopo le simpatiche chiacchiere e le molteplici foto, riprendiamo assieme la discesa.
Il sole ha cambiato posizione e la luce avvolge la vallata regalandoci nuovi scorci fotografici. Stando attenti a non scivolare, facciamo lentamente ritorno alle auto, e dopo accordi, puntiamo le auto verso la Locanda agli Orsi di Dogna, per la "meritata" birretta (non per me, altrimenti la Zia Lorena...).
Con una sana merenda a base di panini con salsiccia e frico con polenta concludiamo in gran stile la nostra domenica!

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Lunedì, proseguendo con lo stile "andamento lento", e per coinvolgere anche l'infortunato Nicholas, propongo ad un poco entusiasta Luca, il sentiero Rilke di Sistiana.
La giornata è splendida e l'idea dei riflessi del sole sul mare mi attira parecchio.



Arriviamo in una Sistiana in veste tranquilla e autunnale e raggiunto l'Ufficio Informazioni, imbocchiamo l'inizio del sentiero Rilke.
Il percorso si snoda lungo il margine della bianca scogliera del Carso che si getta nelle acque del Mar Adriatico, ad un'altezza di circa 80 metri sul livello del mare e con uno sviluppo di poco meno di due chilometri, dalla baia di Sistiana al promontorio di Duino.
Da esso la vista spazia dal piccolo porto di Sistiana, a tutto il Golfo di Trieste, fino alla laguna di Grado. Lontano, da dietro l'altopiano carsico, fanno capolino le amate, e innevate, cime delle nostre Alpi.





Alternando scorci aperti sul mare a tratti all'interno della pineta il sentiero prosegue offrendoci sempre ampie vedute sul limpido golfo e dopo un ansa, sulle belle mura del castello di Duino.


Lontano sul mare aleggia leggera una nebbiolina ma il sole ci riscalda dall'alto e dopo circa un oretta raggiungiamo tranquilli e rilassati il castello e la fine del percorso.


Dopo tre settimane d'inattività a causa del mal tempo, queste ultime due giornate, totalmente a ritmi differenti da quelli a cui ero abituata, mi hanno dato la consapevolezza che , anche a quote basse e nelle semplici gite, si ottengono piaceri che ricaricano per affrontare la settimana lavorativa che mi attende al rientro dal fine settimana.
Ogni tanto fa bene anche rallentare il passo e fermarsi ad osservare e a godere a pieno della vicinanza degli amici e delle persone che ci vogliono bene. Godiamoci questi periodi di calma...tanto prima o poi si riprende a correre!