Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 5 dicembre 2008

Sconcerto e...speranza

Nelle ultime due settimane, a causa della frattura al polso di Nicholas, ho avuto modo di passare parecchio tempo all’interno dell'ospedale civile di Udine, e di rimanere parecchio sconcertata in varie occasioni.
Fermo restando che sicuramente la situazione non è la stessa nei vari reparti, e che anzi, sentiti alcuni pareri, in certi reparti il trattamento personale non ha pecche, qualcosina sul reparto di radiologia/ecografia e di ortopedia del suddetto ospedale lo voglio dire.
Non potendomi permettere critiche sull'operato medico, vorrei esprimere tutto il mio sconcerto sul livello di trattamento alla persona.
In ben tre giornate differenti, dovendo passare diverse ore tra i due reparti, ho potuto constatare l'assoluta mancanza di "cuore", come l'intendo io, verso le persone anziane. Tralasciando il fatto personale, in cui io e un sofferente Nicholas, siamo stati "dimenticati" in sala d'aspetto per ben 2h durante il cambio turno serale, ciò che più mi ha indignato è stato il fatto di vedere persone anziane lasciate in "attesa" per ore, su letti o sedie a rotelle, completamente da soli!!!
Non un dottore, un'infermiera o un'assistente che li abbia controllati o abbia rivolto loro una parola di sostegno o chiesto qualcosa sulle loro necessità.
Niente!!
Parcheggiati e lasciati li in "attesa" di essere visitati o riportati nel loro reparto.
Ho personalmente sentito un assistente brontolare su quanto fosse ridicolo che chiamassero uno di loro per spingere il paziente per pochi metri. Ma questi poveretti stesi su di un letto, potranno mica spingersi da soli?
Ma il meglio è stato giovedì mattina, nel reparto radiologia/ecografia: arrivata venti minuti prima dell'appuntamento, alle 9.40, noto subito due anziane signore, una tremolante su una carrozzina, l'altra stesa su un letto, che attendono il loro turno per essere sottoposte a ecografia. Dal posto dove sono seduta, le osservo e rimango colpita dallo sguardo sofferente ma dignitoso e rassegnato, della vecchina tremolante.
E' in "attesa" da prima che arrivassi e lo rimarrà per la prossima ora e mezza, il tempo che ho passato in quel reparto per far fare gli rx al polso di Nicholas e ottenere gli esiti. Per tutto il tempo, nessuno si è avvicinato alle due signore!
Ad un tratto la signora nel letto si agita, scaglia via le coperte, vuole scendere dal letto e strattona le sbarre che la bloccano. Preoccupata, appena esce l'infermiera da radiologia a chiamare il prossimo paziente, le faccio presente dei problemi della signora agitata: l'infermiera le lancia uno sguardo scocciato e dopo aver intuito che non è di sua competenza, si gira e torna a chiudersi in radiologia!
Rimango allibita!
La signora nel frattempo, torna all'attacco delle sbarre, tanto che per un attimo penso voglia addirittura scavalcarle! Mi avvicino, visto che nessuno lo fa, e cerco di tranquillizzare l'agitata anziana. Entrambe mi confessano di essere stanche, ferme li dalla prima mattinata. Sono le 11:00! Ma nessuno si chiede se queste poverette hanno sete o hanno bisogno di usare i servizi igienici? Finalmente esce l'infermiera delle ecografie e le faccio notare l'agitazione della signora. Dopo aver chiesto loro il nome (ma come? sono lì da diverse ore e non sanno neanche chi sono?), l'infermiera abbassa la sbarra del letto e chiede alla signora se ce la fa a camminare. Alla risposta affermativa, sparisce all'interno dello spogliatoio alla ricerca di un paio di ciabatte da far indossare alla vecchina, che nel frattempo, scomparsa l'infermiera, decide di scendere da sola! Mi precipito a bloccarla prima che cada giù dal letto, nel suo modo goffo di sollevarsi da esso. Rimango li, accanto a lei in attesa del ritorno dell'infermiera scomparsa, ma l'arrivo dei referti di Nicholas e le successive firme per il loro rilascio, mi costringono ad abbandonare l'anziana seduta sul bordo del letto.
Riesco solo a salutarle in fretta e a far loro gli auguri, essendo terribilmente in ritardo per il successivo controllo ortopedico di Nicholas. Ma il pensiero di aver lasciato a mia volta le vecchiette da sole mi farà sentire in colpa per tutto il giorno! E se l'anziana nel frattempo cadeva giu dal letto?
Questo fatto mi ha indignato parecchio!
Basterebbe una parola, una carezza, un semplice gesto, per non far sentire queste persone abbandonate e far loro sopportare meglio la lunga attesa nei reparti, specie quando i parenti non sono presenti.
E qualche sedia in più fuori dal reparto di ortopedia consentirebbe ai poveretti che ci arrivano di attendere almeno seduti il loro turno! Al momento ce ne sono solo cinque. Altre sono posizionate lontane, all'uscita del padiglione, lontano comunque per poter sentire chiamare il proprio nome, costringendo persone sofferenti a gironzolare per il corridoio nella lunga attesa.
Sconcerto e... speranza, speranza in un'assistenza alla persona migliore, ad un'accoglienza gentile e comprensiva, senza irritazioni e pretese da parte del personale ospedaliero che chi vi entra, magari per la prima volta, possa sapere iter e condizioni fino a poco prima sconosciute.
Un sorriso, una gentilezza, una carezza, informazioni date con garbo, in certe situazioni potrebbe fare davvero la differenza e trasformare un luogo molte volte di sofferenza in un posto più umano e rendere la permanenza più accettabile e più serena per tutti.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Nadia hai propirio ragione è una vergogna ! Pio in giro parlano della malasanità come se da noi non ci fosse. è proprio dove dici tu che l'infamia è più grande , gente che se ne strafrega e sta li ad aspettare il 27! e sono FRIULANI non meridionali o altro!
da vergognarsi. per fortuna (è brutto da dire) ma sia mia mamma che mia suocera han smesso da un pezzo di soffrire, ma quel che han passato a udine, poverette!!
aveva ragione Paolo Rossi a cantare"era meglio morire da piccoli.." ma il nervoso te lo fa venire il fatto che nel reparto vicino trovi , magari, un'umanità e una delicatezza infinite

Anonimo ha detto...

hai tremendamente ragione Nadia. Vien da piangere ad avere qualche anziano a Udine. io ho avuto uno zio ed è stato un calvario. Anche per il poveretto un'odissea ogni qualvolta doveva fare un esame durante il ricovero. Per fortuna ora siamo riusciti a trovargli un posto in una residenza privata: trattao con in guanti... ma che botta ogni mese.. Certo a Udine certi reparti sono all'avanguardia, solo quelli che danno lustro ai dottoroni, evidentemente a trattar bene uno che volge verso la fine della sua esistenza non ti porta sotto i riflettori come i trapianti o operazioni chirurgiche incredibili. ha ragione Annarita: era meglio morire da piccoli, con i peli del c--- a batuffoli..
ehe he, ridiamo per non piangere!
mandi

Anonimo ha detto...

ah bhe!!... questa e' l'italia...meglio che non ti racconti cio' che ho combinato io in pronto soccorso a s.daniele qualche anno fa quando mi sono fatto male...stavano per volare 4 ceffoni ad un'infermiere. Penso si ricordi ancora di me...ha ha..

Anonimo ha detto...

Grandi Parole. Importante Testimonianza. Da questi esempi bisogna trarre lo spunto per vivere diversamente. Mandi e Buona Montagna da Dorino.

Anonimo ha detto...

penso che alla base di tutto ci sia il discorso di Piero: se un medioc diventasse famoso assistendo gli anziani vedresti subito come tutti si darebbero da fare... invece di pensare ad altro pensassero alla loro missione e avessero bene in mente l'adagio "non fare agli altri ciò che non vorresti facessero a te"
Per fortuna queste situazioni lo ho viste dall'esterno e non vissute sulla pelle dei miei familiari, ma sinceramente reagirei male, andrebbe a finire che chiamano la polizia!!

Trekker ha detto...

Cara Nadia,
purtroppo quello che tu hai denunciato è un male comune in tutte le strutture sanitarie italiane dal nord al sud. Il personale medico impara a convivere con la sofferenza e diventa indifferente alla condizione di disagio dei pazienti. Certo non sono tutti così e lavorare in un ospedale è difficile ma questo non giustifica certi comportamenti. Concludo portandoti un esempio illuminante e una riflessione: sono in Libano per alcuni progetti umanitari e ho visitato recentemente l'ospedale di Bint Jubail dove, insieme ad una ONG italaina stiamo donando equipaggiamenti medici; ebbene in questo ospedale dagli standard molto diversi dai nostri non ho visto un solo paziente abbandonato a se stesso. Tutti erano trattati con riguardo. La riflessione finale... ma queste due povere pazienti avranno avuto dei figli... dov'erano?
Un caro saluto