Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

sabato 27 dicembre 2008

Neve tanta, ghiaccio pochetto

Tradizione degli Orsi è dedicare il giorno di Santo Stefano all'inaugurazione della stagione del ghiaccio, e così, speranzosi, saliamo in Raccolana alla volta del Predil, per cercare l'oro trasparente. Dopo lo choc causato dall'arrembaggio dei Pirati Suimon(pracem)ti per gli auguri natalizi volanti ripartiamo da Resiutta per la nostra bramosa ricerca: con me ci sono Loris, Robertino, Robertone, Fabrisio e Cimenton!
La strada fino a Nevea è bella e pulita, ma passata la Sella in direzione Cave il manto stradale scompare sotto uno strato via via crescente di neve. Fà una certa impressione guidare tra due muri di neve alti un paio di metri. Scendiamo fino al lago del Predil per vedere le condizioni della cascata del Fortino. Scesi dalla macchina un fresco pizzicorio assale le parti del corpo scoperte: il termometro segna meno otto! Fresco ma non abbastanza per quello che cerchiamo. Robertone ritorna dalla ricognizione deluso: la cascata è ghiacciata, ma deve ancora "farsi", il suo spessore è di pochi centimetri. Che fare? Pensiamo di risalire verso il Corsi per vedere le condizioni di qualche goulotte, ma il posto per parcheggiare è esiguo e qualche furbo lo ha già utilizzato comodamente...

Risaliamo verso Nevea con l'intenzione di risalire verso la Cresta di Cragnedul. La prima impresa è quella di trovare parcheggio! Ormai son quasi le dieci e il popolo degli sciatori si è già impossessato della maggior parte dei posti auto! incontriamo il buone DeRovere che ci saluta con la sua facciona sorridente diretto verso i piani del Montasio. Trovato un posto per le auto ci prepariamo e tentiamo di attraversare la pista per salire in Cragnedul, ma dopo qualche tentennamento decidiamo di deviare pure noi per i Piani.

La strada sale tranquilla nel bosco e le cjaspe si rivelano inutili per salire e quindi restano tranquille nel bagagliaio.

Il bosco silenzioso ci ripara dal vento che vediamo sollevare spruzzi di neve dalla cime vicine e ci accompagna nel maestoso candore dell'altipiano del Montasio. Saliamo con calma verso il rifugio di Brazza: Fabrisio e Cimenton precedono me e Loris, mentre a breve ci seguono i due Roberto. Robertone è pensieroso nel suo salire: voleva ghiaccio e non c'è verso di soddisfarlo oggi!

Arriviamo al di Brazza e lo troviamo coperto di neve. E' quasi mezzogiorno e c'è giusto il tempo per una tazza di the mentre aspettiamo di ricompattare il gruppo.

Fabrizio inizia a guardare interessato il canalone che sale verticale verso la forca de Lis Sieris "Si potrebbe andare a vedere com'è... fin sotto la paretina... tanto per far qualcosa" . Già! Poi sei li e ti vien voglia di salire ancora un pò...

E cosi iniziamo a risalire lungo i pendii che portano verso il Foronon dal Buinz e la cima di Terrarossa. La neve è dura e cede di pochi centimetri sotto i nostri passi, ma di tanto in tanto si sprofonda generosamente nei cumuli di neve ventata.

Saliamo senza fatica lungo il pendio spazzato da raffiche di vento che sollevano la neve oscurando di tanto in tanto la vista, raggiungendo il deposito di una slavina, da dove, voltandosi verso il gruppo Fabrizio annuncia la fine della salita: è come camminare sulle biglie. La neve pallottolare non ha coesione e l'insieme è piuttosto instabile. Togliamo uno spallaccio dallespalle in maniera da creare una protezione al viso in caso di distacco e procediamo ancora qualche metro prima di abbandonare la salita del tutto.

Scendiamo tenendoci sul lato destro dell'avvallamento, più sicuro, e avanziamo in una soffice e divertente coltre bianca fino a raggiungere di nuovo il di Brazzà. I piani sono magnifici in veste invernale e i versanti delle cima, benchè esposti a sud sono stracarichi di neve. Continuiamo a scendere e facciamo sosta presso una della malghe dell'altopiano, cimentandoci nella scalata delle falde Nord e Sud del tetto, sepolte dalla neve quasi fin al colmo. Sotto i tiepidi raggi di sole iniziamo a far discorsi seri del tipo: dove andiamo a mangiar qualcosa? Il vecchio Tarcisio non c'è più e la nuova gestione, come dice Robertone è da fighetti: "Cosa vuoi mettermi una cucchiaiata di pasta nel piatto tutta decorata? dammi la pentola e una forchetta piuttosto!!" e cosi la scelta cade sull'agriturismo nei pressi di Goriuda!

C'incamminiamo silenziosi verso il bosco in direzione di Nevea. La giornata non è stata quella che ci aspettavamo: piccozze e viti giacciono inutilizzate in fondo allo zaino e quasi pare di sentire il loro lamento. Sella Nevea si va spopolando dalle tribù di sciatori e la sua triste architettura ci congeda mentre scendiamo verso la Raccolana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

libero dalla futura moglie l'alpinauta neocapoorso si lancia in pericolose avventure con i suoi fidi orsetti di Monpracem! un ritorno all'antico??
chissa come sarà il pargoletto di luglio!! belo come la mamma e fuori di testa come il papà!! sicuro!!!

ma il loi???