Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 15 luglio 2009

In bivacco

Arrivare in bivacco, sotto una leggera pioggerellina. L'incertezza per il domani. Cosa faremo? La parete è li, dietro il grigio delle nuvole.
La senti.
Senti che di tanto in tanto si scrolla di dosso le pietre che ha di più. Un'ascesa pericolosa. Forse. Ma quando sei là, quando senti il vento nel vuoto della cima: quello è tutto. Quella è tutta la vita, il resto non conta.
Con questi pensieri varchi la soglia del bivacco. La pioggerellina ha lasciato il posto alla brezza.
La cima è ancora avvolta dalle brume, ma si fa sentire.
Il cielo si apre a quello che resta del giorno. Il rosso caldo del tramonto fa ben sperare per l'indomani.
Calata la sera, presto si fa buio. C'è di nuovo nebbia. è l'umidità dell'aria aiuta solo a pensare a cosa ci aspetta. Aumenta la tensione dell'attesa. Ma c'è ancora nebbia. E la nebbia non porta niente.
Aspettare, nel sacco, non si riesce. Tutto troppo calmo. L'attesa snerva. Cresce la voglia di vedere.
Cresce la voglia di conoscere ciò che aspetta a manifestarsi.
L'amore ha mille sfaccettature.
Una parete di pietra, un bimbo che scalcia nella pancia.
L'attesa invece è la stessa.

6 commenti:

frivoloamilano ha detto...

Bella e poetica la tua metafora.

ciao

Marco ha detto...

Brividi, emozioni.
Bravo!

ilenia zigaina ha detto...

mi fai scendere la lacrimuccia

Piero ha detto...

dura l'attesa eh? Quando arrivi al dunque la curiosità ti mangia!!!

carlo de Ts ha detto...

cayo sei forte. un gran bacio alla Nadia

Antonella ha detto...

dai dai...
per quata cima chi fatica di più è Nadia!!!