Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 5 ottobre 2009

Non è una montagna, è un regno


Le parole di Kugy mi risuonano in testa come se fosse davanti a me a parlare. Saliamo nelle nebbie che bagnano i vestiti e inzuppano i capelli. Non capiamo bene dove siamo, ma ormai manca poco alla meta a giudicare dall'altimetro.

Dopo alcune ripide svolte arriviamo alla traccia che, lasciato il sentiero che continua verso il Kriski Pod, sale alla cima del Bovskj Gamsovec.

In cima ci sorprende un vento gelido e tagliente che ci invita a scendere velocemente. Un invito che accettiamo di buon grado. Di fronte a noi spunta d'un tratto la sagoma del Trzaska Koca, poi all'improvviso, com'era comparso, scompare.

La mattina sembrava promettere tutt'altro. Arrivati a Mojstrana con il buio, avevamo pecorso la Vrata sotto le stelle. Partiti dall'Aljazev Dom alla luce delle frontali, la sagoma della nord del Triglav si nascondeva dietro leggere foschie, che alle prime luci dell'alba sembravano portare ad una bella giornata.

Scendendo dalla cima verso la Luknja incontriamo uno strano ometto con degli sfortunati scarponi. Chissa da dove vengono? Che storia raccontano?

La nostra storia parla di nuvole e di regni a cui l'accesso ci viene negato. Le pareti del Triglav svettano sulla forcella e svaniscono tra le nuvole, sopra di noi. Dopo essere saliti velocemente alla Luknja alle prime ore dell'alba vediamo il cavo della Bamberg perdersi nelle sfumature di grigio, verso la cima. Peccato. Decidiamo quindi di cambiare la nostra meta e saliamo verso il Bovskj Gamsovec, di cui fino a questo momento ignoravamo persino l'esistenza.

Ancora una volta le nuvole ci prendono in giro, giocando a farci immaginare le cime, attraverso giochi di luce e ombre.
Mentre scendiamo dalla cima uno stambecco solitario ci degna di uno sguardo stupito "Che fate qua? Non è la giornata giusta!" Eh! L'abbiamo capito amico. Torniamo a casa infatti!

Un raggio di sole buca le nuvole e illumina un prato tra le rocce mentre scendiamo, come a ricordarci che ci saranno altri giorni. Giorni migliori per avventurarsi per queste rocce selvagge.
E' una giornata strana, ricca di fascino e silenzio. Magnifici silenzi. Il "regno" l'abbiamo sfiorato ed intravisto, ma tanto è bastato per farci rapire.

6 commenti:

Giovanni ha detto...

wow! non c'e' altro da dire

Carlo de Ts ha detto...

Cayo ma potevi dirmi che andavi no? peccato per il tempo, ma salir su con il nuvolo non val la pena, saria come andar sul cuarnan!

Antonella ha detto...

ma lo volevate fare in giornata?

Annarita ha detto...

ragazzi certo che non mollate mai eh? con un tempo così non mi muovo neanche in sogno io. però penso che comunque, se uno ha le capacitò, in qualsiasi condizione meteo la montagna vada vissuta.

frivoloamilano ha detto...

Mi piacciono molto queste atmosfere. Certo ti fanno cambiare i programmi, devi rinviare, devi improvvisare...e scopri cose nuove.

un saluto

Anemone Viola ha detto...

Che bello questo blog, mi piace proprio. In particolare il Friuli, i monti del Friuli in queste foto ed in questi racconti. Da friulana non posso che esserne orgogliosa.
Bravos!