Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

domenica 1 luglio 2018

Picco di Mezzodì

Ci sono cime che sono in lista da anni e cime che vi entrano prepotenti e prendono la precedenza, specie se ingolositi da foto o articoli sui social. E così, dal momento che dobbiamo "fa gjambe" (allenarci) per future gite in programma, sabato decidiamo di salire il Picco di Mezzodì dai laghi di Fusine. Molte volte avevo scorto il suo nome sulla cartellonistica salendo al rifugio Zacchi, ma era rimasto lì, nel limbo, paziente di essere preso in considerazione. 



Un rapido sguardo alle foto postate da appassionati saliti prima di noi, un controllo alla cartina e via, c'incamminiamo lungo la sterrata che conduce alla casera Alpe del Lago, in posizione bellissima al centro di un ampio prato verde, circondata dalla muraglia rocciosa che dal Mangart va fino alle Ponze. 



Il sentiero che inizia alle sue spalle ci porta a  risalire un bosco bellissimo e rilassante visivamente, un po' meno fisicamente, vista l'umidità di oggi e la costante ripidità della salita. 




Svolta dopo svolta, tornante dopo tornante, raggiungiamo in un ora la sella Colrotondo dove ci fermiamo un attimo a riprendere fiato e controllare la cartina. La tabella segna che ci vogliono ancora due ore per arrivare in cima, ma mentalmente spero sempre che chi l'ha posta si sia tenuto "largo" con i tempi. Non sarà così! 



Il tratto che segue è secondo me il più bello, perchè il sentiero "cavalca" con dolci saliscendi una stretta e lunga dorsale alberata, per poi iniziare a risalire di nuovo ripidamente, tra pini e larici. 







Incrociati tre austriaci provenienti dalla vetta, ci fanno capire che su è ancora più ripido: asciughiamo i sudori e ripartiamo, oltrepassando una zona ghiaiosa, ora più aperta, dove la vista spazia fin giù ai laghi e nelle vallate vicine. 




L'incontro con una coppia di Tolmezzo, ci dà la scusa buona per fare quattro chiacchiere e riprendere fiato: il fatto che ci riconoscano come "chei dal blog di mont" ci fa un enorme piacere!!! Li salutiamo e continuiamo verso la vetta, oltrepassando il tratto più impegnativo, una rampa gradonata attrezzata con corda e un successivo tratto inclinato. Risalito un ripido canale tra roccette e mughi, poco dopo ci troviamo al cospetto della grande croce di vetta! 













Nuvole scorrono nel cielo, riparandoci a tratti dal caldo sole e regalandoci attimi fugaci di frescura. Il panorama è davvero ampio e bellissimo, così come i fiori che tappezzano gli spiazzi erbosi, tra le rocce sommitali. 








Siamo soli quassù, noi e tutte le cime attorno! Scattiamo un bel po' di foto, prima di sederci e mangiare voracemente il meritato pranzo! Passerà una bella ora prima che ci rimettiamo in cammino, affrontando la lunga e ripida discesa. 



Il fatto di non aver premura ci dà l'occasione per goderci ciò che ci circonda con più calma e tranquillità, scoprendo le mille facce della natura. Il silenzio del bosco, rotto solo dal cinguettio di un uccello, ci accoglie di nuovo e ci avvolge con il suo verde abbraccio. 






C'è così tanta tranquillità che ci aspettiamo di incontrare lo sguardo di qualche bestiolina! Sarà solo in prossimità dei laghi che ritorneremo alla "rumorosa civiltà"! 
E già ci manca il silenzio del bosco e della cima!

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