Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

domenica 24 gennaio 2021

Monte Mia, la nostra zona bianca

Il termometro a Stupizza segna -7, ma l'alito freddo che sale dal Natisone, mentre attraversiamo il ponte, sicuramente abbassa di molti gradi la colonnina di mercurio. Il tempo di scattare una foto senza guanti e le mani sono gelate! 




Sapevo che la prima parte di questo itinerario ci avrebbe riservato un glaciale abbraccio, in questo ultimo giorno di "zona gialla" e la scelta è stata proprio per questo motivo: sicuramente non troveremo l'affollamento che oggi affligge le molte mete più note, come il vicino Matajur: il parcheggio vuoto al nostro arrivo, ne è la conferma!


Uno sguardo al sentierino che sale verso la conosciuta falesia e ci immergiamo nella stretta Valle di Pradulino: era da un po' che volevo vedere cosa c'era oltre le pareti di arrampicata! 



Seguiamo il sentiero naturalistico Pradolino - M. Mia, risalendolo lungo gradinate di pietra immerse nella boscaglia spoglia, ricoperta di muschio e stalattiti di ghiaccio. 





Gradino dopo gradino ci alziamo verso la parte più soleggiata, fermandoci un attimo a togliere giubbotti e berretti, assaporando sulla pelle del viso i tiepidi raggi del sole. 


La prima neve ci accoglie appena prima del bivio con il sentiero che ci condurrà alla casera Mia, ma ci accompagnerà per poco, dato che poi volge ad est e il sole ci terrà compagnia per buona parte della successiva salita. 









La neve ricompare nel lungo traverso verso nord che precede l'arrivo alla radura che ospita gli edifici del ricovero Casera Monte Mia. Firmiamo il piccolo libricino nascosto dietro il crocifisso e riprendiamo il cammino, immergendoci nell'ombroso bosco di pini che ricopre il lato nord del monte Mia. 






Risaliamo il pendio innevato che porta sul Colle Mincret, ammirando presso un vecchio cippo confinario la lunga dorsale del Musec - Stol, continuando poi il lungo e infinito percorso, verso la cima del monte Mia. 





Per fortuna qualcuno passato prima di noi ha battuto la traccia nella neve e ci basta solo seguirla tra gli alberi, fino al piccolo balcone che si affaccia sulla Valle del Natisone. 





Lo sguardo ora può abbracciare liberamente la vallata e volare oltre la pianura fino al mare che luccica  in lontananza sotto il sole di mezzogiorno. 





Dopo tanta ombra, e' il momento di concederci una meritata pausa al sole ma, soprattutto, da soli!!! Una zoomata al vicino Matajur ci conferma che lassù la gente non manca! 




E poi via di nuovo, ripercorrendo a ritroso il percorso fino alla casera, incontrando gli unici altri due ragazzi saliti quassù, per poi scendere correndo tra la neve farinosa, i pendii innevati che calano giù dal Globocanec, salutando il sole per raggiungere la gelida Bocca di Pradolino. 




Da qui non ci resta che percorrere la stretta e lunga Valle di Pradolino e ricongiungerci con il percorso fatto in mattinata. 





Attraversiamo di nuovo il ponte sul Natisone e salutiamo il Monte Mia che si specchia nelle sue acque.
Volevamo un giro in solitudine, non siamo rimasti delusi. 



Domani si torna in "zona arancione", con tutte le sue limitazioni, ma oggi abbiamo avuto la nostra zona bianca e la nostra libertà!
   

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