Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 9 aprile 2009

Ricordi: Maggio 1976


Avevo 5 anni, ero in camera seduta a letto e mia sorella Paola, tre anni più di me, si stava coricando nel letto accanto al mio.
Non ricordo il rumore, ma solo la vista del lampadario che dondolava vistosamente e mia sorella che, dopo aver sussurrato "il teremot!", si precipitava fuori dalla stanza e fuori di casa! Intraprendente la piccola!
E io?
Spaventata da qualcosa che non conoscevo ma che aveva messo in fuga mia sorella, scoppiavo a piangere mentre mio padre entrava correndo verso di me, mi afferrava e nella fretta di uscire, mi urtava la spalla contro lo stipite della porta.

I ricordi sono poi frammentari: la tenda costruita in giardino, lontano dalla casa, fatta di due pali di legno piantati nel terreno che ne sorreggevano un terzo, e sopra un largo telone di nilon trasparente trattenuto da mattoni. Dentro i materassi e la nonna che dormiva con noi. E la fasciatura al braccio, di cui andavo molto orgogliosa!

Ricordi di bambina, ma che ritornano alla mente ogni volta che da qualche parte d'Italia risbuca l'Orcolat, come lo chiamano qua in Friuli.

Ricordi che riaffiorano nella mente di mia sorella, che uscendo vide il nostro cancello "ondeggiare" o in quella della signora per cui lavoro, che in quegli attimi si stava facendo il bagno nella vasca di casa al quinto piano a Udine! Mai più una vasca da bagno in casa sua dopo quella volta!

Ricordi, riportati alla mente quel giorno di Pasqua di pochi anni fa, quando l'Orcolat si fece sentire bene dalla vicina Slovenia.
Molte volte mi ero chiesta come avrei reagito ad un terremoto dopo quello del '76: seduta nel soggiorno di mia cognata al secondo piano, quando realizzai cosa stesse facendo vibrare i vetri e ondeggiare la mia sedia, a parte lo stupore iniziale, misto quasi a un morboso fascino nei confronti di Madre Natura, rimasi fredda e distaccata, uscii di corsa da casa e mi fermai assieme a tutti gli altri nel posto peggiore dove sostare in caso di terremoto... sul pianerottolo delle scale!!!

Ricordi, riportati alla mente dal terremoto in Abruzzo di questi giorni.
Di quello che colpì il Friuli rimangono le immagini dentro una videocassetta dedicata al ventesimo anniversario dal terremoto e alla ricostruzione. Immagini che riprendono lo sgomento delle popolazioni friulane in quei giorni, ma anche la loro volontà di ricominciare e ricostruire.
Il Friuli ce l'ha fatta e con questa speranza mi auguro che anche le regioni colpite in questi giorni, pur non dimenticando, possano presto dire le stessa cosa.

3 commenti:

Carlo de Ts ha detto...

ho un vago ricordo. avevo 4 anni e abitando al 7 piano a Trieste la scossa l'avvertimmo, pensando a un camion. ma camion da noi non ne potevano passare e mio papà chiamo un collega a majano, o nei dintorni, lavorava all'enel, e quello gli disse del terremoto. Papà prese la macchina e parti subito. torno a casa 6 o 7 giorni dopo, tutto ancora impolverato. Mi prese in braccio e mi disse che eran salite in cielo tante persone e che bisognava andare a messa. ricordo benissimo le lacrime che mi scendevano anadando a S. Giusto.

Annarita ha detto...

Io nel 76 avevo otto anni e come oggi abito a Montenars. Ricordo solo mia nonna che diceva "sciampe su pal ort, sciampe su pal ort" e sentivo la terra che mi sobbalzava sotto i piedi. per fortuna non persi nessun conoscente. che brividi

Piero ha detto...

brutta coas l'orcolat. nel 76 avevo 13 anni e abitavo a san daniele, ricorda solo la polvere nella tromba delle scale di quei momenti. e l notti in macchina a dormire. sperin non torni masse prest