Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 22 luglio 2010

A occidente: Testa del Rutor

Lo scorso fine settimana sono andato ad occidente, nella zone del ghiaccio e del granito. Partito da Codroipo alle sei in buona compagnia di Orsi e soci del Cai Codroipo, dopo aver attraversato tutto il nord Italia siamo arrivati a La Joux, frazione di La Thuille, ai piedi del gruppo del Rutor.
Arrivati a destinazione dopo sette ore di pullman ci riuniamo con quanti ci aspettano alla partenza. Dopo una rapida vestizione e preparazione degli zaini ci avviamo con (relativa) calma lungo la strada che ci porta all'imbocco del sentiero numero 2 che sale al rifugio Deffeyes.



Saliamo lungo il sentiero delle cascate, che si annunciano molto prima di essere in vista, con sbuffi di acqua vaporizzata che si leva tra i rami degli abeti, che ancora le nascondono ai nostri occhi.
Saliamo chiacchierando tranquillamente fintanto che le voci si perdono nel fragore della cascata: la portata dell'acqua glaciale è impressionante!
Continuiamo verso Plan Rutier, e il sentiero con un dolce saliscendi ci accompagna alle rampe che ci portano al cospetto della seconda e terza cascata alimentate dal torrente del Ruitor, che nasce dal Lac du Ruitor e dal Lac des Seracs. 
Dopo le cascate il sentiero sale ancora una volta dolcemente, schiudendoci davanti agli occhi il magnifico dipinto del Plan de la Liere, con il Lac du Glacier e e l'alpeggio omonimo.

Ormai manca poco al rifugio e allora viene facile indugiare in questa angolo di paradiso.
Salita la muraglia che ci separa dal rifugio un gelido soffio d'aria ci avvisa della vicinanza del ghiacciaio del Rutor, dopo una selletta sbuchiamo nell'Alpage du Ruitor, in cui si adagia tranquillo su di un fianco il Deffeyes.
Percorrendo gli ultimi tratti del sentiero, spazzati dal vento glaciale, come in un sogno appare il Capitano Acab, con una birra in mano, in posa marziale con un piede sopra quello che sembra un cannone della Pequod, sprezzante di ciò che lo circonda, in cerca di Moby Dick. Dopo un attimo di smarrimento guardo meglio e vedo Mauro con un piede sopra "Silvana", la vecchia turbina del Rifugio.

Il rifugio è carino, ma l'apparenza inganna! A parte il fatto di non poter salire con lo zaino in camera, ma di dovere usare una scatola di plastica per metterci l'occorrente per la notte (che la mattina dopo dovrei ricacciare nello zaino: al di fuori dei locali del rifugio come ordina il gestore) é la scarsa, se non nulla, gentilezza del rifugista, che ti butta fuori dalla sala perché deve apparecchiare mentre stai bevendo un te caldo o non ti serve una birra perchè ha da fare con la cena (cavoli siete in 5!) o non ha tanta voglia di fare lo scontrino. Sulla cucina poi sorvoliamo: non si pretende certo la cucina del buon Zoppolatti, ma almeno non mangiare piatti dove la brodaglia fa da liason.



Passata la breve notte si fa colazione alle 4 del mattino con un "ottimo" latte in polvere e finalmente partiamo per la cima.

In cielo la via lattea sembra dipinta, e avanziamo alla luce delle frontali e una volta sulla morena perdiamo il filo d'arianna degli ometti di sassi e ci mettiamo un pò ad orientarci al buio, finché con l'adagio del compianto presidente Paolo Toniutti "logica vuole che..." arriviamo alla base del ghiacciaio del Rutor.
Organizzate le cordate ci leghiamo e iniziamo la lunga risalita verso la cima: mi lego in cordata con Walter e Giulia, che perde il rampone due volte in venti metri: non ne vuole sapere di restare attaccato allo scarpone, e, a malincuore Giulia abbandona la salita e ritorna al rifugio, dove si riunirà agli escursionisti.



Proseguiamo la salita in due quindi, e pian piano ci ricongiungiamo alle altre cordate.
Il ghiacciaio è facile, anche se nella prima parte è tutto ghiaccio vivo con diverse fameliche bocche di crepaccio aperte; con qualche salto e qualche aggiramento li superiamo e raggiungiamo i pianori superiori ben innevati, ma sempre piuttosto crepacciati, con le labbra di neve che si fan sfiorare dai ramponi.
Il ghiacciaio è piuttosto esteso, e la cima, dopo averci salutato per la prima volta alle luci dell'alba, si ripresenta ai nostri occhi solamente alla fine, sull'ultimo pianoro sotto la cresta.
Mauro e la sua cordata prendono di petto l'ultima rampa, mentre noi, Gianpaolo e Fabiana, deviamo in obliquo a sinistra per prendere la traccia che sale dal Col du Ruitor alla cima. Il passaggio dl ghiaccio alle roccette della cima è facile e in breve siamo in cima.



Sotto un cielo limpido siamo in cima e davanti a noi si para un panorama eccezzionale: dalla cresta di Bionassay, lo sguardo corre sulle cime del Bianco, del dente del Gigante, del Cervino e del Rosa, fino al Gran Paradiso. Non c'è un filo di foschia ad appannare lo spettacolo.
Sono le nove meno dieci e abbiamo impiegato quattro ore e venti per salire.
Dopo aver mangiato qualcosina, alle nove e mezzo iniziamo a scendere nell'aria frizzante di metà mattina. incontriamo poco sotto la cresta le nostre ultime cordate, un'ultimo sforzo e sarà cime anche per loro. Scendiamo velocemente lungo il pendio e sembra di volare verso il monte Bianco che rapisce il nostro sguardo, stagliandosi lungo l'orizzonte davanti a noi.

Il rientro è lungo, e dopo una breve sosta al rifugio riprendiamo la lunga discesa. Dopo alcune svolte un ragazzone dal passo svelto sbotta "C'è Luca?" " Eccomi!" E' Marietto, amico di "rete" che dopo tanti scambi di notizie virtuali finalmente conosco di persona. Dopo un pò di chiacchiere voraci di conoscenza, ci salutiamo dandoci appuntamento sulle montagne del Friuli.
Continuo la discesa, che gli scarponi rigidi rendono un leggero e fastidioso tormento finchè, con gioia arrivo al pullman dove gli alpinpiedi possono avere la giusta ricompensa nelle gelide acque del Ruitor. Il cielo è ancora limpido, non c'è traccia di nuvole, neanche piccole! Una giornata meravigliosa.

5 commenti:

Lorenzo ha detto...

Belle immagini Luca, complimenti mi è arrivato un po' di fresco a guardarle.
Rifugio che vai gestore che trovi.

Carlo de Ts ha detto...

eh cayo che delicato. bel giretto. E poi il rutor è un posto dal panporama galattico

frivoloamilano ha detto...

Bellissima ascensione.Le foto restituiscono tutta la spettacolarità e grandiosità del posto.

ciao Luca

Antonella ha detto...

che bei posti ragazzi. l'alta quota ha una sua bellezza, spoglia e pura

Mariano ha detto...

Bellisimo......voglio ritornare.....ma vorrei ritornare con gli sci ai piedi. Adesso sono 55enne....25 anni fa forse era meglio.... vedrò come organizzarmi. Mi manca tanto questo paradiso.