Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 8 settembre 2010

Campanili del Latemar

La proposta di Diana e Aldo è una di quelle che io e Ilaria non possiamo rifiutare! Fin da quando li vidi in foto in un libro di ferrate me ne innamorai! I Campanili del Latemar con la loro bella e facile ferrata sono una cosa assolutamente da vedere!
E così fissato l'incontro per sabato mattina alle 5:30 a Dignano, partiamo per Predazzo, con Aldo che fa strada con l'auto di Diana e io e Ilaria che li seguiamo con la mia Punto su per Passo Duran e Passo San Pellegrino, fino agli impianti di risalita del Latemar. Prepariamo in fretta i pesanti zaini e saliamo prima in ovovia e poi in seggiovia fino al rifugio Passo Feudo dove alle 10 iniziamo la salita verso il rifugio Torre Di Pisa che ci osserva dalla sua posizione privilegiata sulla cresta del Cavignon.


Il tempo è un po' incerto e grossi nuvoloni si aggirano tra le vicine cime e siamo indecisi sul da farsi. Raggiungiamo in poco più di un ora il "nido d'aquila" dove dormiremo stanotte ed entriamo per chiedere info al gestore.
L'accoglienza del ragazzo al suo interno non è proprio calorosa e alle nostre domande riguardo al meteo e soggiorno in rifugio vengono date fredde e scarse risposte! Decidiamo momentaneamente di sorvolare sul trattamento e dopo avere scaricato un po' di peso in camera seguiamo Aldo su per il sentiero 516 rimandando la decisione se fare oggi la ferrata o meno a quando arriviamo all'attacco. Percorriamo il tratto di cresta rocciosa che ci porta al cospetto della torre di roccia pendente da cui prende il nome il rifugio, e passando poi attraverso una conca di blocchi entriamo nell ampio vallone della Val Sorda.
Il posto è incantevole e lunare, un paradiso di roccia, sfasciumi e torrioni: è incredibile il lavoro che Madre Natura compie in certi luoghi!
Percorriamo lungamente il vallone passando sotto il Corno d'Ega e la Cima del Forcellone fino alla base della forcella dei Campanili. 
La notte scorsa ho dormito pochissimo, tenuta forse sveglia dall'inconscia eccitazione della  partenza, poi il lungo viaggio, il fatto che non abbiamo mangiato, fatto stà che arranco fino alla forcella meditando se battere in ritirata e tornarmene al rifugio tanto sono stanca e spossata! Naturalmente appena ventilo questa possibilità Aldo e Diana mi prendono sotto la loro ala protettiva e una roccetta alla volta, seguiti dalla sorridente ed estasiata Ilaria, raggiungiamo l'attacco della ferrata dei Campanili.
I nuvoloni sono fermi sulla catena del Lagorai e agganciati i moschettoni al cavo procediamo per cenge, cornici e gradoni, passando da torrione a torrione con impressionanti visioni sulla sottostante zona Carezza-Catinaccio, tra spaccature vertiginose dove il cavo rimane teso in alto e lunghi tratti dove invece si cammina tranquillamente su sentiero. Procediamo così, fotografando e ridendo delle divertenti battute che Ilaria e Aldo si scambiano flertando scherzosamente.
Arrivati al bivio dove una traccia sale alla cima del Latemar occidentale mi lascio convincere ad affrontare anche questa salita, ma poco prima della cima mi arrendo e, lasciato che gli altri raggiungano veloci la vetta, mi siedo tra le rocce e in compagnia di un gracchio (sarà mica un cugino del famoso gracchio del Gartnerkofel di Luca di Montagne Sottosopra?) azzanno con voracità il mio pranzo.
Quando Aldo, Diana e Ilaria ritornano, finiamo di percorrere la ferrata e dopo ancora un paio di cenge, un tratto verticale e strapiombante con staffe che richiede un po' di forza di braccia e una discesa tra rocce, raggiungiamo il bivacco Rigatti, nella Forcella Grande.
Sono le 15 e il tempo regge a meraviglia, lasciandoci godere dei caldi raggi del sole mentre ce ne stiamo distesi sull'erba e i gracchi reclamano un po' del nostro cibo. L'ora di far rientro al rifugio ci fa rimettere in marcia e abbandonare dietro a noi il bivacco arancione e i ragazzi che stasera vi passeranno la notte.
Il sentiero che percorriamo passa parallelamente sotto alla ferrata e con lunga traversata su cenge ci riporta sotto la forcella dei Campanili. 
Uno sguardo dietro a noi mentre ripercorriamo il vallone in direzione del rifugio e il Latemar si illumina di luce che contrasta con il blu del cielo!
Ma le meraviglie di questo posto non sono finite: ripassando sotto la cima di Valbona, Aldo ci fa notare una bellissima finestra naturale, che da un lato è sorretta da una colonna e in alto da un ponte di roccia! E poi un altra, vicino alla torre pendente, chiamata "Porta del Latemar"! Ritornati al rifugio il sole gioca a nascondino tra le nuvole creando raggi di luce bellissimi che immortalo prontamente!
 
Entriamo in rifugio e alle risposte scontrose e sornione del ragazzo, Diana ci da un ottima dimostrazione del suo soprannome "stice boris" e ad ogni azione del ragazzo replica con degli innumerevoli: "grazie,lei è gentile,"molto gentile", "gentilissimo", "eh ma che gentile" , il tutto con un mix di educazione molto velata da ironia che non si sa se strozzarla o sorriderle! E per fortuna il ragazzo decide di sorridere e di lasciarsi finalmente andare a qualche simpatica battuta! Dopo l'abbondante cena batto finalmente in ritirata e mi infilo nel mio saccoletto lasciando gli altri a giocare a carte. Il rifugio è pieno e ci sono anche due famigliole con figlioli al seguito e sorrido a quanto si stanno divertendo i bambini sui letti a castello. Mi godo per un po' la favola che una mamma sta raccontando a sua figlia, ma non capisco bene le parole che sussurra e dopo un po' cedo agli effetti del sonnifero, anche se solo i tappi mi salveranno dal russare di Aldo e Diana!
L'indomani tutto è avvolto nella nebbia! Facciamo colazione e aspettiamo speranzosi che la nebbia si alzi ma invano!
Decidiamo lo stesso di salire lungo la cresta del Cavignon alla cima Feudo ma dopo un paio di minuti dichiaro la mia ritirata: non mi sento sicura,troppo esposto per i miei gusti! Ilaria non vuole che torni indietro da sola ma dopo un bel po' di rassicurazioni la convinco e raggiunge gli altri più avanti.
Piano piano ripercorro il tratto di cresta fino al rifugio e dopo aver mandato un messaggino con il "buondì" all'Alpinfamily, inizio la discesa verso il rifugio Passo Feudo. Sono solo le nove e sul sentiero sono da sola, immersa nella nebbia e l'unica cosa che si ode sono solo i lontani campanacci delle mucche e il pic pic dei miei bastoncini! E la cosa mi piace assai! Mi ricorda la mia prima volta da sola, sulla Sartor al Peralba. Scendo tranquilla e a metà strada inizio ad incontrare i primi escursionisti della giornata che sbucano dalla nebbia e poi spariscono di nuovo, dietro a me, dopo un saluto e un sorriso. Un signore anziano perfino scherza con me dicendomi che "se non lo so, la salita è dall'altra parte!": alla mia risposta che io ho gia fatto tutto, mi risponde sorpreso: "veloce come un pic!" Ridiamo mentre ci salutiamo e noto che più scendo più il sole si fa vedere.
Arrivo al rifugio Passo Feudo che inizia a brulicare di gitanti e guardando in su vedo la nuvolona fantozziana che avvolge tutto il Latemar e che non lo abbandonerà per tutto il giorno! Faccio il timbro e mi bevo un caffè e mentre aspetto fuori sul prato il ritorno dei miei amici un gruppo corale in gita quassù intona un canto: proprio come sulla Sartor quando mi giungeva il coro degli Alpini alla Cappella del Calvi! Che emozione!
Con uno scambio di telefonate, Ilaria m'informa che hanno raggiunto la nebbiosa cima e che stanno arrivando: decido di precederli sulla cima alternativa che avevamo in mente di fare oggi, ovvero il monte Agnello, e loro mi raggiungeranno dopo. Questa cima si trova proprio di fronte al Latemar e scesa al passo Feudo inizio la risalita su sterrata, con in mente di godermi la cima sola soletta per un po' mentre gli altri arrivano. Erroneamente scambio una lontana stazione meterologica per la croce di vetta del monte Agnello e me ne accorgo quando, arrivata a delle antenne con ripetitore, la vera cima si presenta ancora bella distante. Da una casetta li vicino sbuca fuori un cacciatore che m'illustra tutta la zona e mentre aspettiamo gli altri scambiamo quattro chiacchiere. Aldo, Ilaria e Diana non tardano ad arrivare e dopo aver valutato distanze e tempi, decidiamo di continuare verso la cima solo io e Ilaria. Diana e Aldo hanno appuntamento con Roda de Vael e Masarè e ci lasciamo con baci e calorosi abbracci: sono due persone adorabili ed è stato un piacere stare con loro in questi due giorni! Salutato il gentile cacciatore, ci avviamo velocemente verso la forcella Tresca e da li in 45 minuti raggiungiamo la cima del monte Agnello.
 
Pranziamo e dopo la foto di rito, scendiamo di nuovo al Passo Feudo, dove ci tocca aspettare la riapertura pomeridiana della seggiovia! Stese sull'erba presso il rifugio ammiriamo il panorama e riviviamo le belle ore passate assieme: non possiamo che ringraziare Lassù per queste belle occasioni che ci vengono date e per le sincere amicizie che si creano grazie alla grande passione che ci accomuna!    

9 commenti:

Elisabetta ha detto...

Sorellina inutile dire che la voglia di salire lassù mi è venuta ancora più forte....Il latemar che sogno!! anche quando a marzo scorso lo guardavo coperto di neve da Costalunga....sognavo di poter salire lassù...chissà forse un giorno!!! per ora grazie delle emozioni che mi hai fatto vivere!! Un bacio

wolf ha detto...

cribbio!!!! ma quella li' e' Ilaria!!!!
ho sentito parlare tanto di lei, so che dalle sue parti la chiamano "la Nives" mitica!!!!
qualcuno mi dice anche...."la Guida"...

ciao

Luca ha detto...

Complimenti per il belllissimo post...
vi seguo già da tempo e mi affascinano moltissimo le vostre montagne così diverse da quelle a cui sono abituato.
Grazie per condividere queste belle esperienze con tutti e per le stupende foto...dobbiamo proprio fare un giro dalle vostre parti un giorno.

Ciao e Buone Montagne
trekking-montagna.blogspot.com

frivoloamilano ha detto...

Bello, solitario, selvagggio, aspro. Veramente "unico". Complimente e che invidia! ;-)

Iaia ha detto...

C'è una canzone di RAF che dice:
Sogni è tutto quello che c'è...
sono dei frammenti di te...
sono come un piccolo popolo...un'oracolo...parlanola vita com'è... ... .... Sognala una vita che vuoi...non smettere mai...
fai che sia infinita e così...
tu digli di si...
Questo giro era un sogno che mi accompagnava da anni ... bellissimo.
Grasie Frute. I miei compagni di viaggio e le montagne, sono dei giganti che mi regalano tante emozioni ... spettacolo!
Grasie wolf che mi prendi in giro! Sei terribile! ahahah

Nadia l'Alpingirl ha detto...

@Elisabetta:Grazie sorellina!è li che ti aspetta e vedrai di persona che meraviglia!
@Wolf:cribbio!!non ti avevo riconosciuto..Filippo!!!
@Luca:grazie per la visita!le nostre Alpi vi aspettano!!!
@Frivolo:quando ci riporto l'Alpinauta ti faccio un fischio!!!
@Iaia:alla prossima frute!

Laura ha detto...

io ci andai d'estate ma c'era un gran viavai di gente. cosi solitario come l'avete vissuto voi non mi pare neanche di riconoscerlo. bellissimo

Antonella ha detto...

be-llli-ssi-mo!!!
che posti magnifici e sontuosi nella loro semplicita e solitudine. devi esserteli goduti moltissimo

Piero ha detto...

molto bello, sopratutto se goduto in tranquillita. anch'io ci sono stato ma a luglio è tutto un vociare!