Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 1 dicembre 2017

Amarianutte di novembre

L'umidità s'insinua sotto i vestiti con il suo freddo abbraccio, mentre ci avviamo lungo il sentiero d'accesso all'Amarianutte. Il cielo sopra di noi è grigio, una leggera foschia sembra pendere dalle nuvole che ancora mantengono una quota abbastanza alta da appena sfiorare le cime. Il sole che doveva avvolgere la Carnia evidentemente ha cambiato idea, ma non importa: l'importante è andare, salire, respirare e condividere queste ore di libertà infrasettimanali, prima di ritirare Gabriele da scuola. 




Costeggiamo la distesa sassosa dei Rivoli Bianchi, passando tra coreografici ometti di sassi innalzati uno dietro l'altro. Arriviamo al bivio e tralasciando l'indicazione per il troi di Cjadin, optiamo per il Troi di Martin e iniziamo a salire con brevi svolte, prendendo quota velocemente. 





Raggiungiamo il belvedere e approfittiamo della panchina per ammirare il panorama e fare merenda, prima di proseguire verso la cima. Lo sguardo segue il lungo e tortuoso scorrere delle acque del sottostante Tagliamento, si sofferma sul lago di Cavazzo, per poi essere catturato dal leggero bagliore che illumina la pianura. 



Riprendiamo il cammino, ora più ripido, che ci porta a salire l'ultimo tratto che ci divide dalla nostra meta odierna, una cima già nota per me, ma nuova per Luca. E dopo un pittoresco traverso su un costone alberato, eccola finalmente, la piccola croce di vetta dell'Amarianutte e dietro, l' affascinante profilo piramidale dell' Amariana che, nonostante le nuvole, ha deciso di farsi ammirare dal nuovo arrivato. 








Firmiamo il libro di vetta e mangiamo velocemente i nostri panini: la temperatura quassù è fresca e ci spinge a ritornare sui nostri passi ripercorrendo a ritroso il percorso fatto all'andata. 


Un piccolo e infreddolito ciclamino in fiore circondato da foglie secche ci ricorda che c'è sempre chi con forza e tenacia affronta i problemi di ogni giorno e si distingue, anche nei momenti di avversità.


"Ogni fiore che sboccia ci ricorda che il mondo non è ancora stanco dei colori"
(Fabrizio Caramagna)



Nessun commento: