Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 21 giugno 2019

Creta di Ponte di Muro

Deserto. Cosi, davanti a noi, il Vallone di Gleris.


Deserto e caldo.
L'eco dello scroscio di una cascata ci lambisce, ci sfiora, ma è una carezza calda. Troppo distante da noi. Tra noi e lei una distesa di pietre e sterpaglie.
Di fronte a noi, all'apparenza distante un soffio, la forcella Alta di Ponte di Muro. Mentre cerco sulla cartina la quota, la fronte già si imperla di sudore; cerco la quota della forca, che da quel momento in poi nella mia testa si chiamerà forcella Calda Ponte di Muro.
Mi consolo vedendo che quella di oggi è una breve gitarella di seicento metri di dislivello. Mi illudo che lungo il canalone che vi sale, ci sarà un fresca brezza che ci accompagnerà alla sommità, e da qui velocemente in cima, tra freschi mughi.
Lasciamo l'auto e, oltrepassato il Gravon di Gleris, iniziamo a risalire lungo il sentiero. 
La maglietta è zuppa, la bandana è zuppa; saliamo di buon passo, ma le gambe sembrano di marmo. Mi consola l'altimetro che, senza saperlo, con eroica intelligenza artificiale, mi supporta moralmente.
La forcella Calda è li, sembra quasi che mi guardi.





Mi guarda Nadia, fresca come una rosa, tutta pimpante: "che caldo oggi vero?"
Si, certo, fa caldo! Ma lo senti davvero o cerchi solo di consolarmi? Cerco risposte nello sguardo caldo di forcella Calda, sempre vicina ma mai abbastanza.
Avanti, manca poco!



D'improvviso una folata d'aria fresca mi investe leggera, ma mi pare quasi uno schiaffo violento. Mi desto da un torpore pesante, mentre l'aria frizzante mi abbraccia. Nadia mi parla di sentieri e tracce, ma resto muto in questa piccola estasi. Mi riprendo quel tanto che basta per trovare la voglia di continuare verso la piccola cima.






La bastionata nord dello Zuc dal Bor sale imperiosa davanti a noi. La immagino fredda, orrida e scura, lungo il profondo canale che la incide, ancora colmo di neve. Mi sembra quasi di sentire il freddo gelido, ma distolgo velocemente lo sguardo per evitare una congestione e mi inoltro lungo l'intrigo di mughi che impietoso mi accompagna fino alla piccola cima. 
L'odore caldo e pesante della terra che accoglie l'intrigo di radici avvolge i passi e la piccola cima, nuda e spoglia: nella sua misera pochezza, oggi regala emozioni sottovalutate.





Guadagnata con copiose gocce di sudore, ne prendo possesso con pesantezza, guardandomi attorno, sollevato dall'avere solo il cielo sopra di me.
Giornata pesante, calda e opprimente.
Giornata gioiosa. Una cima secondaria ma con un grandioso panorama.
Il caldo si fa meno opprimente, il vento soffia costante e deciso, e rinfranca lo spirito abbattuto. 
Cos'altro cercare nei monti?



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