Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

domenica 17 maggio 2020

Rinascere

Rinascere è volutamente una parola esagerata, ma rende l'idea. Due mesi di assenza sono pesati, ma era un male necessario, ripartire lungo i sentieri, dopo esser tornati al lavoro è la cura a questo male. Non è stato poi pesante, come spesso accade la vita ti sconvolge i piani e non puoi farci molto. Ti pesa, ti infastidisce, a momenti ti deprime o impaurisce, specie se sei una persona che le cose le cerca, le vuole e cerca di non farle capitare. Ma a volte succede che le cose accadono e basta.
Questo è successo, ed e successo a tutti. A volte i timori per le persone che ami ti prendono allo stomaco, ma sai che il vento cambierà ancora una volta riportando il sole.


Durante questi giorni di vita spenta mi è tornata in mente la salita alla Comici Dimai alla Grande di Lavaredo: ormai sono passati diversi anni da quella salita con Enrico, ma il ricordo è bello vivo. Dopo esser usciti in cima, ci sembrava di essere invincibili e ci godemmo a lungo il nostro piccolo successo. Voluto e goduto. Poi la discesa, un pò stanchi ma ben attenti ad intuire la via normale, ovviamente mai percorsa prima (serviva?), poi ormai nella parte bassa della via il temporale. Quei bei temporali estivi che pure ci stanno e li metti in conto. Raggiungemmo una cengia e aspettammo. Tre ore tra tuoni e lampi che crepitavano vicino a noi mentre la notte calava. Bagnati e tremanti riprendiamo a scendere, ma il buio ci prende e la frontale ci lascia. vedemmo le luci del rifugio in basso e ne sentimmo le voci. D'improvviso si alzo un vento caldo dal fondovalle, ci spogliammo ed asciugammo tutto. Il vento cambia e riporta il sereno, anche al buio. Una telefonata alla mamma per avvisare che, stanchi, dormivamo in rifugio, senza specificare che la cengia era il rifugio per quella sera. Il vento ci portò, dispettoso, il profumo della cucina che ci facemmo bastare per la notte.
Venne l'alba e finimmo le calate, al rifugio il cuoco ci apri la porta, dopo che bussammo alla finestra della cucina, Ci ascoltò divertito e ci fece un piattone di spaghetti al ragù, mentre il vento portava il caldo del nascere del giorno.




Come quella volta il vento ci sta riportando verso la normalità, e le persone positive che ci circondano sono quel cuoco.
Per rinascere questa volta volevo un verde intenso e potente che mi portasse alla base di rocce grigie e ruvide che mi regalassero la visione verticale. Non volevo gente, volevo un posto solitario dove non incontrare gente mascherata, gente impaurita che ti guarda storto da lontano perché stai incrociando la loro rotta. Volevo il sole, la nebbia, i colori delle montagne, il vento, il silenzio. 
Siamo andati a salutare la Grauzaria, lungo sentieri poco percorsi, a cercare quell'isola di calcare grigio che si erge dal mare verde della Val Aupa.











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