Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

domenica 24 maggio 2020

Sul Cuel di Lanis, tredici anni dopo

Correva l'anno 2007 quando, per recuperare Luca e Andrea che percorrevano l'Alta Via Cai Gemona, io e Nicholas salivamo al Cuel di Lanis. Il pargolo maggiore, allora aveva la stessa età di Gabriele, 11 anni e, tra varie soste e innumerevoli brontolamenti, riuscimmo a raggiungere l'agognata vetta e a riportare Luca e Andrea a recuperare l'auto a Gemona.



Tredici anni dopo, ripercorro i passi di allora, assieme a Luca, Barbara e Diana, spinta dalla curiosità di vedere quella "stella alpina" vista in foto e posta lassù a segnalarne la vetta.


Lasciata l'auto, saliamo lungo il sentiero 729, immergendoci nel verde di una disordinata boscaglia: Vaia è passata anche di qua, rovesciando alberi e contribuendo al senso di abbandono che si percepisce passando accanto a vecchi stavoli diroccati. 


Diana di questi posti serba piacevoli ricordi di quando, da piccola, raccoglieva fragoline e ciliege. Ricordandosi dell'unica sorgente in zona che riforniva le case di acqua potabile, ne va alla ricerca, trovandola infine presso una svolta del sentiero: la fontana Vodizza è ancora lì, silenziosa, che zampilla acqua da rocce ricoperte di muschio. 



Felice e soddisfatta, continuiamo la lenta risalita, ora in un bosco più ordinato, tra massi erratici e fioriture varie, rinfrescati dalla vegetazione e da un cielo parzialmente velato. 







Le casere Tasaòro ci offrono la scusa per una breve sosta, dopo di che ripartiamo, uscendo sulle praterie Ta Za Oro, tra la cima del Kukulic e le pendici del Postucicco, Laschiplas e Cuel di Lanis. 








Il sentiero, dopo aver percorso un tratto in falsopiano, s' impenna e sale ripido i metri che separano dalla lunga dorsale dove corre l'Alta Via Cai Gemona.  




Arrancando e sbuffando, ripenso a tredici anni prima, quando esortavo il piccolo Nicholas su per questo ripido sentiero: non c'è da stupirsi se odia il solo pensiero di andare in montagna! Esperienze che non intendo ripetere con Gabriele, sperando in un esito migliore riguardo alla sua passione montana. Meglio procedere per piccoli passi, l'esperienza insegna! 


Sbuchiamo sulla stretta dorsale e saliamo gli ultimi metri di pendio erboso, raggiungendo Luca che ci aspetta in vetta già da un po'. La stella alpina in acciaio è lì, che risplende sotto un bellissimo cielo azzurro, striato di nuvole filamentose. 





Rondini volteggiano sopra di noi, catturando moscerini, mentre un grifone vola basso, sopra i boschi sparsi della val Torre. La foschia aleggia sulla pianura, ma la visuale è, nonostante ciò, ampissima e gratifica della faticosa salita. 






La curiosità poi è stata soddisfatta e, come succede ogni volta, guardandoci attorno, aggiungiamo alla già lunga lista, altre cime da salire e nuovi posti da visitare.

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