Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 13 novembre 2020

Creta di Bordaglia

Austera e candida, lei si specchia vanitosa nel lago Pera.
Come una dama bianca, si erge da un ondulato mare erboso e ammalia lo sguardo di chi, come noi oggi, risale il lungo vallone di Sissanis e si affaccia oltre la sella. 



Non eravamo qui per lei, almeno all'inizio.
Il Navagiust reclamava una mia seconda visita, a distanza di meno di un mese.











Purtroppo, quello che allora avevo trovato, sporgente dal terreno, è andato perso, lasciato ingenuamente lungo la salita. Prezioso ricordo del passato, raccolto ormai da mani sconosciute. Speravo fosse passato inosservato... mi rimangono le foto... e un po' di amarezza. 





Seguo mogia Luca, che mi ha accompagnata fin qui e ripercorriamo piano i nostri passi fino alla sella. Lei è lì che ci osserva, silenziosa e bella, in questa limpida giornata di novembre. Da anni aspetta il suo turno e oggi mi aiuterà a dissipare la delusione.


Un venticello gelido ci accoglie al passo Val d'Inferno mentre cerchiamo quella traccia che ci condurrà a sbuffare in salita sul ghiaione che precede le rocce della cima. Un passo su e due giù, raggiungiamo rocce più stabili e cuscinetti erbosi. 




Ma la cima ha un bel caratterino! Si fa valere, desiderare, concedendosi solo alla fine, dove il pendio di rocce ripide e mobili lascia il posto a ciò che resta di una trincea. 





Un piccolo ometto di sassi, posto sulla stretta cresta, si staglia timido in un bellissimo cielo azzurro, avvertendoci che più in là non si va. Sono finalmente sulla cima della Creta di Bordaglia e tutt'attorno a noi, cime a perdita d'occhio. 







Il venticello freddo che soffiava al passo è salito a ricordarci che quassù, un centinaio di anni fa, c'era ben poco dove ripararsi, la bellezza dei dintorni offuscata dalla guerra. Il lago di Bordaglia e quello Pera sembrano così piccoli, silenziosi nonostante siano in molti oggi ad aggirare le loro sponde. Due gracchi alpini ci tengono compagnia, presenze fisse nel nostro girovagar per monti: sempre lì ad ammonirci di prestare attenzione, li salutiamo con affetto. Ci piace pensare, che persone care già andate avanti, abbiano trovato un modo per rimanerci accanto. 




Seguiamo il loro monito, scendendo con molta cautela, cercando di non perdere la traccia giusta, sbagliando un tratto, ma arrivando alla base senza ulteriori deviazioni, facendoci trasportare dal ghiaione fin nei pressi del lago Pera. Un ultima risalita, verso sella Sissanis e un ultimo sguardo, prima del lungo rientro: lei è lì, austera e bella, riflessa nelle acque del piccolo laghetto alpino. Due ragazzi si stanno abbracciando sulla sua riva, anche loro ammaliati da tanta bellezza. E' un luogo dove si lascia il cuore.  



2 commenti:

Anonimo ha detto...

ahh ce biel, volevo andare lì in zona per salire la creta verde domenica... ma purtroppo è arrivato l'arancione...

che giornatona, spettacolo!

mandi, ogni ben
giovanni

Nadia ha detto...

Ciao Giovanni,
abbiamo zone bellissime in Friuli!!! Domenica scatta l'arancione, ma domani daremo ancor più valore alla giornata!!! Se sarai da quelle parti magari ci si vede ;)