Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

domenica 4 luglio 2010

Nel caldo torrido del Koschuta

Lo sguardo è fisso sui sassi!
Sembra di essere nel deserto!
Goccioline di sudore scivolano giu dalla nuca e dalla fronte mentre il sole cocente batte sulle nostre teste. Alcuni gracchi volteggiano sopra di noi come avvoltoi emettendo sinistri "craa-craa" mentre risaliamo il ripido ghiaione sotto la parete nord della Torre Koschutnik: me li immagino con coltello e forchetta, mentre si lustrano il becco in attesa che colassiamo a terra! L'idea mi fa sorridere nonostante le mie gambe non ce la facciano più e gli scarponi continuino a scivolare sul pietrisco. Guardo in su e Luca si è finalmente fermato su una grossa pietra e mangiucchia speck osservando alcuni escursionisti mentre scendono dalla ferrata accompagnati da un sottofondo di scariche di sassi. Lo raggiungo, mi butto a sedere distrutta su un sasso e tiro fuori le mie cibarie: le sirene a valle che segnalano il mezzogiorno qui in Austria hanno ululato una ventina di minuti prima e mentre mangio osservo anche io la nostra meta odierna. La ferrata Torre Koschutnik è nel programma del Cai a fine agosto e Luca mi ha chiesto di accompagnarlo per un sopralluogo.



Dopo aver lasciato i bimbi dai nonni lasciamo un afosa Codroipo con in mente di trovare la frescura all'ombra del gruppo del Koschuta. Oltrepassato il confine di Tarvisio e la città di Klagenfurt saliamo la stretta stradina che porta al rifugio Koschuta dove un addetto ci ferma e ci invita a parcheggiare un bel po' prima di raggiungerlo spiegandoci che sopra è gia tutto pieno! Cavoli, c'è così tanta gente oggi che è sabato? Il motivo lo capiamo poco dopo mentre risalendo la polverosa sterrata veniamo raggiunti e sorpassati da diversi corridori tra gli incitamenti di amici e famigliari presenti al rifugio: caspita! siamo nel bel mezzo di una gara! Un'altra volta?!


Inseguiti dal baccano, oltrepassiamo il rifugio e imbocchiamo il sentiero che sale con pendenza costante inoltrandosi in un boschetto. Il caldo e l' umidità sono opprimenti e solo dopo aver raggiunto la sella Mejnik possiamo finalmente godere di una leggera brezza che sale dal lato opposto.




Il sentiero continua in un garbuglio di radici e dopo un faticoso canale ghiaioso in cui la stanchezza si fa sentire per bene attraversiamo in falsopiano tra pini e larici che lasciano presto il posto ai grigi e ripidi ghiaioni della catena del Koschuta.  
Altro che frescura! Il caldo è infernale!







Finiamo di mangiare e decidiamo di andare a dare un occhiata all'attacco della ferrata che sembra avere due distinte salite. Il perchè lo capiamo arrivando sotto la parete che dividendosi lascia intravedere il bel ponte tibetano di cui parlava la relazione e che si può evitare scagliendo la salita di destra.



Decidiamo di dargli un occhiata da vicino risalendo la via di sinistra lasciando quella di destra a due "ambigui" ragazzi in pantaloncini aderenti e gambe depilate. Indossato l'imbrago e il nuovo caschetto che mi ha regalato Luca lo seguo su per la ferrata tra zolle di terra e roccia un po' marcia. La via sale ripida e un allarmato "occhio!" di Luca mi fa alzare lo sguardo: faccio appena in tempo ad abbassare la testa e ad appiattirmi contro la parete che una scarica di sassi mi cade in testa "inaugurando" per bene il mio caschetto! "Luca mi vuoi ammazzare??" "Colpa dei moschettoni" dice lui!



Proseguiamo e dopo un traverso, una ripida paretina ed un esposto spigolo il ponte si mostra in tutta la sua arditezza. "Ah io non ci passo sopra quello!" dico a Luca mentre attacca i moschettoni al cavo centrale e inizia a percorrere il ponticello traballante. Gli scatto un paio di foto mentre lo vedo concentrato a mettere un piede dietro l'altro sulle distanti traversine del ponte. "Certo che non da mica tanta sicurezza questo ponte!" confessa mentre ritorna indietro, "quelli del gruppo avranno di che divertirsi!"





Ripercorriamo all'inverso la ferrata e rimettiamo piede sul ghiaione che scendiamo velocemente scivolando nei tratti di fine pietrisco. Riposti gli imbraghi nello zaino ci rimettiamo in marcia verso il rifugio dove un idiota salendo di corsa con il suo van c'impolvera per bene tra le imprecazioni e le colorite maledizioni dell'Alpinauta! 





Approfittiamo di una fontana per rinfrescarci e darci una veloce ripulita e raggiunta l'auto ci aspetta il lungo rientro a casa, non prima però di aver unito l'utile al dilettevole e aver fatto scorta di latte per Gabriele e il pieno all'auto visto gli ottimi prezzi che ci sono in Austria!    

6 commenti:

Francesca ha detto...

Il tuo report trasuda tutto il caldo che dovete aver patito!
Un caldo saluto
Franci

Laura ha detto...

coraggiosi. io son stata tutto il week in casa: condizionatore e libri di escursioni. escursionismo virtuale!

Piero ha detto...

bel posto, in rete non si trova granchè. quasi quasi a fine agosto mi aggrego

Annarita ha detto...

sempre bello rivedere l'alpincoppia

Antonella ha detto...

bei posti, sconosciuti ai più

frivoloamilano ha detto...

Bel battesimo per il caschetto nuovo!
Bello il ponte tibetano!
Bello il pieno in Austria...

;-) ciao