Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 15 agosto 2011

Bivacco A.Goitan e forcella Meda

E noi dovremmo scendere per di li????
Uno sguardo oltre la forcella della Meda, giu nel Ciadin de Soraus e uno al cielo scuro sopra le nostre teste e l'idea di completare l'anello va a farsi benedire!
In due con la relazione in auto e nessuna delle due che l'abbia letta!!! Mannaggia!



Sabato il ritrovo con Silvia e Renato è per le 7:30 a Dignano e dopo aver caricato zaino e scarponi sulla loro auto partiamo, destinazione Claut e la Val Settimana, finalmente riaperta dopo le recenti frane.
Parcheggiata l'auto calziamo gli scarponi e ci avviamo lungo la strada che porta al rifugio Pussa fino al bivio con il sentiero 375 che costeggiando inizialmente il rio Settimana, risale poi a strette svolte prima un fitto bosco di faggi, poi tra le rocce la Val de la Meda, con pendenza costante, fino al bivio con il sentiero 375a.





Il cielo sopra di noi è azzurro, ma qualche nuvoletta bianca si aggira veloce mentre giungiamo al cospetto delle cime Savalon, delle Tempie e Torre della Meda. Ancora un tratto tra mughi e sparuti larici e scorgiamo il tetto rosso del bivacco Anita Goitan posto in posizione panoramica sopra la Val Settimana.





Ci fermiamo a pranzare, accolti da voracissime formiche che s'infilano dappertutto e sotto lo sguardo di un camoscio, che dall'alto di una roccia ci osserva incuriosito. Davanti a noi la vista spazia sulla lunga cresta delle Sarodine, il pianoro dove sorge il ricovero casera Pramaggiore sovrastato dall'omonimo monte e le Cime Postegae. Foto di gruppo, firma sul libro, timbro (incredibile!) e partiamo alla ricerca del sentiero che da qui in poi non ha segnaletica, così dice un cartello ammonitore attaccato al bivacco! 



E infatti facciamo fatica ad individuarlo tra ramaglie di mughi e rododendri che ne hanno oramai sepolto il primo tratto, che però con attenzione si riesce ancora ad individuare, grazie a qualche segno bianco-rosso oramai sbiadito. 



Più in alto la traccia si fa più evidente e seguendo qualche ometto raggiungiamo il verde e bucolico pianoro del Ciadin de la Meda sovrastato dall'intaglio della forcella della Meda, la nostra prossima meta. Migliaia di minuscoli fiorellini tappezzano il praticello e poco più in alto, su un piccolo rilevo, un bell'esemplare di stambecco munito di radio collare bruca rumorosamente l'erba, indifferente alla nostra presenza a pochi metri da lui! 





Seguendo alcuni ometti e gli sbiaditi segnavia troviamo i punti migliori per risalire alla sovrastante forcella che raggiungiamo mentre sopra di noi il cielo si rannuvola definitivamente. La faccia perplessa di Silvia alla mia domanda "com'è dall'altra parte?" non promette niente di buono! E nemmeno il suo "è un po' friabilino"!!!





Oltre la forcella il sentiero è visibile solo per i primi due metri, dopo di chè sparisce sprofondando in un ripido e ghiaioso canalone di cui non scorgiamo il fondo! Il fatto che nessuna di noi due abbia letto per intero la relazione ci lascia col dubbio amletico di cosa troveremmo più in basso se decidessimo di tentare la discesa: e se il sentiero fosse definitivamente franato durante l'ultimo inverno e non ci fosse via di uscita? Certo, si potrebbe risalire di nuovo il canalone, con molta fatica, sperando che le nuvole sopra di noi non decidano di rovesciarci addosso un bel po' di acqua! Silvia prova a scendere per un po' di metri ma i dubbi sono troppi e saggiamente optiamo per una dignitosa ritirata! 


Il fatto che Renato sia anche stanco rafforza la nostra decisione e ripercorrendo a ritroso la via di salita scendiamo nuovamente al bivacco Goitan dove ci riposiamo prima del lungo e ripido rientro. Raggiunto nuovamente il bivio con il sentiero 375a ne risaliamo un ripido tratto fino ad affacciarci sul traverso che inoltrandosi tra gli alberi porta alla forcella Ciadinut che, forse per la stanchezza, ci appare più lontana di quello che veramente è, tanto da farci rinunciare pure a questa alternativa di rientro che porterebbe a calare nella valle di Senons e poi al rifugio Pussa.
Le nuvole sopra il Pramaggiore lasciano cadere il loro fardello bagnato e per un po' sembra che oggi la lavata ce la prenderemo, tanto che infiliamo i copri zaini per sicurezza. Ma a parte alcune goccioline siamo fortunati e nonostante le ginocchia doloranti, arriviamo asciutti al parcheggio!



Renato ha bisogno di una birretta per ricaricare le batterie e dopo avere raggiunto il parcheggio di casera Pussa entriamo nell'omonimo rifugio che, scopriamo, offre solo un servizio limitato di beveraggi essendo gestito da alcuni soci del Cai di Claut contrari alla sua chiusura vista la mancanza di un gestore.
Parliamo un po' con loro e dopo averli salutati ripercorriamo la lunga Val Settimana e facciamo rientro a casa sotto un cielo che si è fatto di nuovo azzurro.
Alla fin fine è stato meglio così, anche dopo avere letto diligentemente e interamente la relazione: la discesa per l'infido canalone, la risalita alla forcella delle Pregoane, poi a quella del Ciadinut e la successiva discesa, avrebbero stroncato il papà di Silvia.
Meglio portare la "pellaccia" a casa e tornare in queste zone un 'altra volta!

4 commenti:

Piero ha detto...

in giro per sentieri sempre più arditi!

frivoloamilano ha detto...

che bellezza! Stella alpina, camoscio, stambecco e solo qualche goccia di pioggia...

ciao :-)

Anonimo ha detto...

ciao, sono stato il giorno dopo da quelle parti, al bivacco dopo aver letto il vostro scritto, abbiamo cambiato programma. grazie e ogni ben. bepi

Nadia l'Alpingirl ha detto...

Ciao Bepo,felice di esservi stata utile.Comunque il Cadin merita una visita:è proprio bello!