Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 13 agosto 2018

Creta Forata

La voglia di montagna rispecchia la stagione, altalenante, tra sprazzi di sole, nuvole e temporali che si rincorrono e nascondono le cime. L'estate sembra quasi voler assecondare una certa indolenza che si è insinuata dentro di me. Per fortuna c'è sempre un contatto che d'improvviso si risveglia e ristabilisce le giuste connessioni e così metto sul piatto tre proposte che so essere nei piani di Nadia. E si decide per la Creta Forata.


Il sentiero sale ripido nel bosco verso il povero Rifugio Monte Siera, la fronte gronda sudore che mi inzuppa la barba, proseguendo poi a impossessarsi della maglietta. Il caldo della pianura ci insegue all'ombra del Monte Siera ma non ci prende, le gambe girano bene e la testa le segue compiaciuta.
Usciti sui ghiaioni il sole ci avvolge mentre saliamo verso i calcari grigi che si slanciano verso l'alto. Mentre ci avviciniamo alle pareti le ombre del mattino si allungano verso di noi, mentre il sole volta l'angolo verso sud, regalandoci la freschezza che cercavamo. 
Saliamo lungo i terrazzi di Pra Sartor, aggirando le pareti di Cima Dieci e giungendo al Vallone della Creta Forata.






La luce inonda il vallone e la Cresta del Pettine, mentre la nord della Creta Forata si cela nella penombra. Risaliamo lungamente ma senza fatica il sentiero in direzione del bivio per la via normale. I passi lungo questo sentiero hanno un sapore diverso, vuoi per la bellezza del luogo, vuoi per il piacere intenso della camminata, oggi è proprio la giornata ideale e neppure le nuvole che fanno capolino, sbuffando sopra la cima, riescono a scalfire la sensazione di serenità che mi pervade.




Giunti quasi alla fine del vallone deviamo a sinistra, salendo per grosse ghiaie al grande cengione della via normale. La cengia ascendente, tagliando tutta la parete della Creta Forata, ci apre ampie visuali a nord, verso la Val Sesis e la cresta di confine, un paio di passi banali di primo grado ci portano alla sella tra cima ed anticima, sospesa tra il Cadore e la Val Pesarina.





Un ampio respiro che dona un brivido di piacere, prima di percorrere gli ultimi facili passi verso la cima.
Il caldo del vallone diventa un ricordo sotto il freddo soffio che spazza la cima. Il vento gelido e umido avvolge la cima con un manto grigio.





Giusto il tempo di goderci qualche briciola di panorama che ci troviamo immersi in una nuvola grigia e fredda. Seduti  vicino alla croce sbirciamo il sole che illumina la Val Pesarina, aspettando una folata che ci regali uno sguardo verso le altre cime, ma a parte qualche piccola finestra sul Siera altro non ci viene offerto.
Presa la via del ritorno decidiamo di salire anche al Creton del Tul, che finalmente appaga la nostra voglia di orizzonte. Salendo questa piccola cima, accompagnati da numerose stelle alpine, lo sguardo si apre verso il Gruppo dei Clap.





Scendiamo nuovamente verso il vallone della Creta Forata , mentre il cielo pian piano si chiude sopra di noi. Toni di grigio su grigio, a chiudere i raggi di sole, mentre il piacere della giornata si diffonde pian piano nei pensieri, torniamo sui passi del mattino rientrando a Cima Sappada.



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