Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 14 dicembre 2018

Draghi e cacciatori verso il monte San Lorenzo

"Nel bosco del Ban non si poteva entrare: un Signore (un Soffumbergo? un patriarca di Aquileia? un Provveditore della Serenissima?) aveva, su una pietra, scolpito un segno che bandiva il bosco, riservandolo per sé. La comunità non vi poteva accedere per tagliare la legna o pascolare. Poi, un'altro potente, il Signore della Modernità, aveva allontanato tutti gli uomini da tutti i boschi della montagna.
Ora, queste terre dell'abbandono, proprio per la loro marginalità, esclusione e ritardo, hanno preservato ciò che altrove è scomparso; costituiscono di nuovo un bene, non più escluso ai più, ma aperto a esperienze di paesaggi naturali e insieme di memoria e identità.
Una rete restaurata di sentieri consente di recuperare i legami con la natura e di leggere le tracce di culture precedenti e diverse...."



Sul monte San Lorenzo c'ero stata domenica, assieme a Luca e Gabriele, per ammirare il tramonto da una cima facilmente raggiungibile. Mercoledì ci ritorno volentieri assieme alle amiche, allungandone però l'approccio, per trasformare l'uscita in un' adeguata escursione che ci occupi l'intera mattinata.
Fissato il ritrovo a Faedis, raggiungiamo Colloredo di Soffumbergo, dove parcheggiamo l'auto in un ampio spiazzo, poco prima della partenza del nostro itinerario.


L'idea è di salire e scendere ad anello attraverso la sentieristica che attraversa il bosco del Ban; così iniziamo la salita, su un sentiero ricoperto da un folto tappeto di foglie, delimitato all'inizio da muretti a secco ricoperti di edera e pungitopo.






Ricci colmi di castagne sono sparsi qua e là e io inizio a raccoglierle, tra una pausa e l'altra, riempiendomi le tasche di un piccolo bottino.









Saliamo, curiose come bambine, alla ricerca del "Lintver", una scultura che raffigura il mitologico draghetto, mascotte delle Valli del Natisone, visto in foto sulla pagina web "Circondati dalla natura".


Dopo aver attraversato la strada per la seconda volta, incontriamo una piccola cappella votiva, dove il sentiero dovrebbe biforcarsi, ma del primo, quello che vorremmo fare in salita, non c'è traccia. Dopo vari consulti tra cartina, tabellone e app telefonica, decidiamo di andare sul sicuro e percorrere quello evidente e contrassegnato Cai, arrivando poco dopo ad un tavolo con panca dove, con una brevissima deviazione in mezzo agli alberi, troviamo la cima del monte Picat.






Una vetta è sempre una vetta e si merita una foto di gruppo, anche se piccolina e boscosa! Ripreso il cammino, saliamo ancora e presso un ampio spiazzo in mezzo al bosco, troviamo quel che resta del drago Lintver: il poveretto infatti non se la passa molto bene ultimamente.... Enrica ne decreta la morte... per abbandono e trascuratezza.




Con un po' di delusione, verso quella che secondo noi poteva essere una bella attrazione per i più piccoli, salutiamo la povera bestiola e proseguiamo, raggiungendo dopo un po' le prime case di Valle.



Passiamo accanto a case silenziose, seguendo i segnavia Cai, imboccando di nuovo un sentiero che ci porta in salita ad uscire sui prati che sovrastano il piccolo paesello, raggiungendo il pulpito erboso dove domenica avevamo lasciato l'auto. Il panorama già da qui è uno spettacolo, con la visuale che spazia sulla pianura fino alle cime di Piancavallo!



Attraversata la stradina che porta verso Noas, saliamo nel boschetto spoglio, con il sole che in lontananza fa scintillare il mare fino a raggiungere la dorsale del monte San Lorenzo.



L'incontro improvviso con un cacciatore "armato" di piccola falce, con ben quattro cani al guinzaglio, ci mette un attimo in agitazione. 
"Siete mica a caccia?" chiediamo. 
Alla risposta affermativa del ragazzo, rispondiamo che "noi andiamo fino in cima"....dopotutto mancano pochi metri! Il ragazzo ci guarda un po' torvo e con un "vi seguo", proseguiamo tutti verso la vicina croce di vetta.


La raggiungiamo felici, sotto la supervisione discreta del ragazzo che si ferma un bel po' prima, "a nostra protezione", lasciando scorrazzare i cani in giro. 
Noi ci sediamo tranquille sull'erba, dopo un paio di scatti fotografici, pranzando e ammirando il panorama fino al mare! Si vedono perfino le Frecce Tricolori che volteggiano in lontananza!!






A nord, Sart e Canin spiccano bianchi oltre la lunga catena dei Musi e dello Stol; sul Matajur si scorge nitida la chiesetta in cima mentre sotto di noi, piccoli borghi sono sparsi nella vallata, protetti dalla mole del monte Joanaz.



Un'occhiata a dove stava il ragazzo e scopriamo che se n'è andato, forse stufo di aspettarci. Lo ritroviamo fermo sul sentiero un po' più giù, mentre scendiamo tranquille, dopo una veloce visita alla "panchina panoramica".


Lo salutiamo candidamente e, raggiunta di nuovo la strada, scendiamo attraverso i prati fino a Valle e da li, "saggiamente" (dati i vari cacciatori in zona!) lungo la strada asfaltata, ripercorrendo solo l'ultimo tratto di sentiero che ci riporta a Colloredo di Soffumbergo.





Naturalmente leggerò solo una volta casa, su una fotografia fatta al cartellone a Colloredo, che nel periodo autunnale, nei giorni di mercoledì e domenica, è praticata l'attività venatoria!!!


Ne terremo conto le prossime volte!! Intanto oggi è andata bene!!!

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