Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 24 dicembre 2018

Tra i "ghiacci" del Cuar e Duron

La meta iniziale era un'altra...
Poi contrattempi imprevisti e doveri prenatalizi fermano le amiche, tanto che alla fine, all'appello per un'uscita tranquilla in compagnia, rispondiamo solo io, Gabriele e Diana.
Il meteo per l'indomani è un'incognita e per non fare un torto alle amiche, cambiamo meta.
Sabato mattina confidiamo di lasciarci alle spalle le "muffe nebbiose" della pianura, nella speranza di trovare il sole una volta arrivati in Carnia.


Purtroppo la situazione a Gemona sotto questo punto di vista non è rosea: uno sguardo verso i monti e uno alle webcam non lasciano dubbi, nuvoloso ovunque, tranne in alto.... molto in alto!
Chissà se la cima del Cuar di Curiedi, che abbiamo scelto come meta odierna, bucherà le pesanti nuvole che coprono il cielo?
Con un' inaspettata sorpresa Barbara e Ilaria si "materializzano" per un caffè a Gemona e mentre Barbara rincaserà per impegni inderogabili, Ilaria si unisce a noi e ci rincuora, che comunque sarà il meteo dove andremo, l'importante sarà andare, ma soprattutto la nostra compagnia! 
Raggiungiamo Tolmezzo e saliamo verso Fusea, proseguendo lungo le strette stradine dell'altopiano di Curiedi. L'incontro improvviso con un trattore su quella che porta a sella Duron, mi costringe ad una lunga retromarcia alla ricerca di uno spiazzo adeguato per farlo passare! Ricambiato il saluto dell'autista, speriamo di non incrociarne altri e poco dopo arriviamo nei pressi della Sella, dove parcheggiamo poco prima di un divieto. La speranza che la cima "bucasse" le nuvole si era già infranta a Tolmezzo guardando in su: poco ma sicuro ne saremo dentro in pieno! E vabbè, oggi va così... ormai si va!


Ci incamminiamo lungo la stradina che porta a Forchie Navantes, aggirando le pendici del Duron e raggiungendo la selletta del Plan d'Aur dove abbandoniamo la strada per risalire, inizialmente "a vista", il pendio erboso che porta alla cima del monte Cuar. 





Intercettata più in alto una traccia nell'erba, la seguiamo, volgendo lo sguardo alle nostre spalle, dove il panorama appare e scompare tra le nebbie. C'ero già stata con Luca nel 2011, con un piccolo Gabriele nello zaino: questo posto e il panorama ci avevano ammaliati a tal punto che negli anni successivi l'abbiamo girato in lungo e in largo! Oggi pochi panorami, sole niente, ma la natura è incredibile e ci sorprende anche oggi, con una bianca galaverna, che ricopre con ricami gelidi i fili d'erba, i rami e gli aghi dei pini. 








Raggiunta la cima del Cuar, dove gli alberi s'infittiscono, sembra di essere nel mondo gelato del primo film di Narnia! Seguiamo Gabriele in questo mondo incantato e raggiungiamo la piccola croce di vetta, che mancava la prima volta che ci siamo stati. 









Autoscatto, pranzo in velocità e scendiamo di nuovo alla selletta, per poi salire lentamente sulla cima del Duron. Anche qui la galaverna ha creato angoli fiabeschi e noi sorridiamo meravigliate da tanta bellezza! 













E chi se l' aspettava una cosa del genere? Scendiamo dall'altro lato, seguendo per un po' il crinale dove un albero spicca sopra tutti per il suo bianco candore e poi giù, verso sella Duron e in breve siamo di nuovo all'auto.






Morale della giornata: mai disperare; anche se il meteo sembra non dar speranze, la natura trova sempre il modo di stupirti!

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