Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

domenica 9 febbraio 2020

Cima Musi Ovest, raggiunta!

Ci sono salite che vanno completate, ci sono cime che vanno raggiunte.
C'ero stata con un'amica in un caldo novembre del 2014, ma qualcosa mi aveva fermata proprio alla fine della ferrata. Non c'era verso di proseguire, la testa proprio diceva di no, nonostante mancasse davvero poco alla cima. Una salita rimasta incompleta, che attendeva da anni di essere portata a termine.


Le previsioni per sabato sono splendide, così coinvolgo Luca in questa impresa, rimasta da anni in attesa, nella mia lunga lista di giri.
Partiamo con tranquillità verso la Val del Torre e alle 8:45 siamo in cammino verso le ex casere Tanatcason, ora trasformate in un agriturismo. Saliamo fino ad intercettare il sentiero 737 che, con percorso sempre ripido, ci porta a contornare le pendici del monte Tamor, per poi attraversare il rio Zalodra che scorre dentro una incassata e profonda forra. 






La ripidità del sentiero ci fa guadagnare velocemente dislivello e, tra uno sbuffo e l'altro, raggiungiamo accaldati l'assolato canalone erboso. Sopra di noi, lo sguardo curioso e divertito di un camoscio, osserva le nostre umane fatiche, in questo giorno di febbraio che sa tanto di primavera inoltrata! 









Passo dopo passo raggiungiamo un forcellino e, cambiando versante, ci gettiamo nell'inverno di una faggeta innevata e ghiacciata. I ramponcini ci vengono in aiuto per evitare infelici ruzzoloni, mentre saliamo l'ultimo tratto che ci divide dalla sella erbosa, tra il monte Ruscie e le pendici dei Musi. 



Sbuchiamo a pochi metri dal bivacco Brollo, posto in posizione panoramicissima, a picco sulla Val Torre. Seduti sui gradini dell'ingresso, mangiamo qualcosa e recuperiamo le forze per l'ultimo tratto di salita che ci aspetta, per raggiungere la Cima Musi Ovest. 




Camosci scappano al nostro passaggio, mentre percorriamo l'aerea crestina che porta alle prime bancate rocciose, dove parte il cavo della ferrata. 





Abbandonati zaini e bastoncini, saliamo leggeri sotto l'occhio vigile di due camosci e, mentre alle nostre spalle il panorama si amplia sempre più, giungiamo all'ultimo tratto di cavo. 







La scorsa volta mi ero fermata qui, bloccata da un senso di esposizione troppo forte per l'esperienza di allora. Lo supero con un sentimento reverenziale per la passata situazione e seguo Luca, rassicurante presenza, nell'ultimo tratto che precede l'arrivo in cima. 



Il panorama che si gode da quassù è splendido: montagne e montagne a perdita d'occhio, alcune innevate, altre spoglie, mentre verso la pianura aleggia la foschia, precludendoci la vista del mare. 








Firmato il libro di vetta e fatto il timbro, non ci resta che scendere con cautela e recuperare i nostri zaini, fermandoci a pranzare sulla cresta erbosa, godendoci il sole e il panorama. 




Finalmente rilassata e felice di aver portato a termine questa salita, non ci resta che ritornare a valle, ripidamente in giù, seguiti dall'attento sguardo dei guardiani delle terre alte. 


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti per la ripida galoppata e le bellissime foto . Avrei pure qualche domanda da farvi :
- il tavolo con panche della foto 41 si trova sulla cima del monte Ruscie , poco sopra il bivacco Brollo ?
- l'ultimo tratto di salita sembra sprovvisto di cavo , ma costui continua forse verso la cima Est ?
- ho notato che non eravate assicurati . Posso pensare che la salita è piuttosto agevole ?
Dal Belgio , Paolo.

Nadia ha detto...

Ciao Paolo, grazie per la visita :D
Il tavolo è proprio quello di cui parli tu, proprio dietro al bivacco Brollo.
Il cavo termina presso un bivio: a dx continui verso sella Carnizza, per cresta, toccando la cima est dei Musi, con tratti attrezzati e non, mentre a sx sali verso la cima ovest, da qui in poi non attrezzata e con un breve tratto da risalire, un po' esposto.
Eravamo assicurati solo sulla ferrata, poi con un po' di attenzione si sale l'ultimo tratto in libera.
Un salutone dal Friuli, Nadia