Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 12 novembre 2007

Metti un sabato in Val dei Frassin

Dopo un pò che ne parlavamo, sabato scorso siam partiti alla volta di Cimolais: destinazione la casera Laghet de Sora e la forcella dei Frassin, per affacciarci sull'isolata conca di Cavalèt.


A far compagnia a me e Nadia il fido Indy, che appena sceso dalla macchina ha preso a gironzolare impaziente per lo spiazzo, quasi dimenticandosi di mettersi in spalla (o in schiena?) il suo zaino. L'aria si rivela subito frizzantina e il cielo è un pò velato: si sentono gli echi dei venti che han spazzato il nord Europa, infilarsi per le forcelle in Val Cimoliana.


Saliamo rapidamente per il sentiero al cospetto della severa parete nord della Cima dei Preti in veste invernale, il sentiero a un certo punto, passato il torrente verso destra si fa ripido e ci porta velocemente (e con un pò di fatica) alla casera Laghet de Sota (in pessime condizioni) e poi con un ultimo strappo alla Laghet de Sora, dove Indy sorprende un gruppo di cacciatori cadorini che un cane con lo zaino... "Beh! Proprio questa ci mancava!! Ma... ...dove l'hai preso?" "...segreto!!"


Proseguiamo, sempre battuti dal vento (un pò Kerouac.. potrebbe essere una giornata patagonica), verso la forcella dei Frassin, dominata da un cucuzzolo con una caratteristica cuspide e lì sferzati dal vento... ...rimaniamo un pò delusi dal panorama sulla conca del Cavalet!

Sarà che nel libro la foto era stata fatta in una giornata di sole, ma l'idea che avevamo era tutt'altra! In mezzo alle raffiche di vento e neve Indy assiste stoico Nadia mentre fa qualche foto e, una volta colto lo scatto giusto, cerchiamo velocemente riparo a ridosso delle pareti sotto la forcella. Qui ci godiamo il tiepido Sole di novembre che ci guarda tra le nuvole sfilacciate dal vento, e quando decide di nascondersi dietro le cime, iniziamo a scendere verso valle.


Mentre arriviamo alla casera, riecheggiano uno, due, cinque spari in successione, e alzando lo sguardo verso la forcella Val del Drap vediamo i camosci risalire a perdifiato il vallone, mentre i cacciatori di prima, scrutano dalla cresta nella loro direzione: niente da fare, è andata male (o bene! Punti di vista: Alè camosci).


Le nubi prendono coraggio e si ricompattano mentre proseguiamo la discesa e arrivando al parcheggio le prime goccioline gelide si fan sentire.


Come d'incanto tra le nubi a fondovalle compare spettrale il Campanile: la definizione che gli fu data di "urlo di un dannato" mai come ora mi pare calzargli a pennello.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E via con un'altra escursione: Bravi! La costanza è sicuramente il vostro punto forte!
Ma aspetta un attimino.... il percorso che avete fatto è tutto a nord?
Pensi sia ancora fattibile una via ferrata in cresta sui 2200m con queste condizioni?
Vivalà a ducju!