Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 23 maggio 2008

C'è qualcosa di nuovo in quota

Leggo oggi una notizia, a mio avviso senza precedenti: si tratta dell'operazione di soccorso in atto in queste ore sulla parete sud dell'Annapurna per cercare di salvare l'alpinista basco Inaki Ochoa, che si trova in condizioni gravi dopo una crisi che l'ha colpito nella parte alta della montagna un paio di giorni addietro.
Lo svizzero Ueli Steck lo ha raggiunto con dei medicinali a 7400m, nonostante le pessime condizioni meteo. Lo segue a ruota Denis Urubko, che sta portando dell'ossigeno. Come detto Ochoa è in condizioni molto critiche, e ogni minuto è importante per la sua sopravvivenza.
Il compagno di salita di Ochoa, anche lui allo stremo, dopo aver dato i primi soccorsi, sta scendendo verso i campi bassi dove lo attende Anthamatten, compagno di Steck.
Naturalmente mi auguro che tutto abbia una felice conclusione, ma quello che mi sorprende è appunto quest'azione di soccorso a quella quota. Molte relazioni e scritti di alpinisti ci hanno raccontato l'alta quota come un ambiente difficilissimo, dove sei solo con te stesso, in cui ognuno pensa per se, non tanto per egoismo, ma per l'impossibilità di aiutare qualcuno in difficolta, tanti scalatori si son seduti a fianco della traccia di salita di un ottomila e si sono spenti tra la stanca indifferenza di altri salitori.
Leggere questa notizia mi ha riempito di gioia. Un sentimento puro di gioia. certi valori di fratellanza e reciproco aiuto che l'alpinismo e la montagna mi hanno trasmesso hanno trovato il loro sublime compimento.
Mi auguro che vada tutto bene.
Sto qui, guardando il cielo. Spero che porti il bel tempo sia sulle nostre montagne e sia sull'Annapurna.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

in effetti è una notizia "strana" in un ambiente dove tutte le forze vanno concentrate sulla cima, impegnarsi in un'azione simile, può voler dire rinunciare ai prorpi progetti, oltre che a mettere seriamente in pericolo la propria incolumità.
Bravi, intanto si può dire solo quello, cio che stan facendo va oltre.

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente la soddisfazione per un'azione di salvataggio così pericolosa anche perchè, da varie letture sui monti d'alta quota, credevo veramente "estinta" la solidarità tra alpinisti che a mio parere dovrebbe essere invece una linea guida della propria attività a qualunque livello sia.
Mandi a ducju

Anonimo ha detto...

tralasciando l'amicizia che può esserci tra due persone quello che stan facendo lo svizzero ed il russo è una gran bella cosa. ma bella scritto in maiuscolo