Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 1 gennaio 2009

Monte Siera o quasi

Martedì 30 la sveglia suona alle sei del mattino. Mezz'ora più tardi troverò Gianno ad aspettarmi in piazza a Codroipo. La nostra meta è il monte Siera, sospeso tra la conca di Sappada e la Val Pesarina.
L'arrivo nella valle degli orologi è accompagnato da un termometro che scende mano a mano verso il basso. All'arrivo alle case di Culzei la temperatura esterna tocca i sei gradi sotto lo zero.
Bene! Condizioni ottimali!

Vista la consistenza della neve decidiamo di lasciare in auto le cjaspole, e una volta preparati gli zaini iniziamo a saire lungo la forestale che porta a passo Siera. La giornata è a dir poco magnifica: non c'è traccia di una nuvola neanche a cercarla col binocolo e il cielo è di un blu incredibilmente profondo, che ti porta solo a guardarlo a perderti nella sua immensità.
Benchè sotto il peso di corde, ramponi e piccozze saliamo velocemente, la neve è bella dura ma...
Ma le cose belle, si sa, sono destinate a finire. E cosi arriviamo nei pressi del bivio per il rifugio Siera che la neve inizia a farsi pesante e il passo non è più leggero sul bianco manto ghiacciato, ma.. giù! E di nuovo... giù! Mamma mia che pantano! E le cjaspe? "Le senti?" dice Gianni, "Cosa??" "Le cjaspe! Non le senti? Sono là che si lamentano che non le abbiam portate!!"
Già! Loro si lamentano! E io? Io dico qualcos'altro! Tra un passo che sprofonda fino al ginocchio e l'altro.

Sudando le fatidiche sette camicie arrivo alla casera inferiore, e in breve al passo Siera e all'omonima casera. Mentre sorseggiamo qualcosa di caldo scrutiamo la parete sud del Siera. Il canale dove corre la via normale è pieno di accumuli nella parte inferiore, mentre sembra meno carico nel tratto sommitale.

Ripartiamo, sprofondando nella neve molle, e dirigiamo verso una canale sulla destra che pare ricongiungersi in alto, alla base del tratto terminale della normale. L'aspetto è più sicuro e non presenta cumuli. Certo è che se la neve è in queste condizioni non se ne farà molta oggi di strada. Salire e faticoso e per fortuna che Sherpa Gianni parte in quarta a battere la traccia. Fa caldo e non è solo per la fatica del salire, la temperatura sembra ben superiore allo zero. Arriviamo alla base del canale, a quota 1800 circa. Saggiamo la neve nel canale: è bella dura, ma il canale è ancora per poco in ombra, e da sopra di tanto in tanto cade qualche blocchetto di neve dura che fischia come un proiettile. Usciamo dal canale e calziamo i ramponi.



Pianto i bastoncini nelle neve e impugno le piccozze. Rientro nel canale e inizio a salire: i primi dieci metri la neve è bella dura e picche e ramponi mordono la dura superficie, ma pochi passi ancora e la crosta perde i spessore e mi ritrovo a ravanare nella farina! Dopo qualche attimo di "meditazione" riesco a passare oltre. Gianni è sotto, sul bordo del canale, che aspetta di salire, cercando di evitare i detriti che faccio cadere giù.
Salgo ancora e supero una fascia di misto bella e divertente, ma subito dopo incappo ancora in un accumulo di neve molle che mi da ben da fare per un quarto d'ora prima di costringermi alla resa. Guardo l'altimetro sono a 1890: quaranta minuti per fare ottanta metri! Il termometro segna ben otto gradi sopra lo zero!




Inizio cautamente a ripercorrere a ritroso i miei passi, cercando di non scaricare sullo Sherpa Gianni (non Mauro Sherpa, ben inteso!!!) cubi di neve. raggiungo nuovamente il bordo del canalone e riposte le piccozze rientriamo verso la casera.



Il panorama ragala begli scorci verso il Bivera e il Clapsavon sulla sinistra, mentre sulla destra si stagliano nel turchese del cielo il Rinaldo e il Lastroni. La discesa è ben più veloce e divertente della salita: scendere in tutto questo candore è magnifico!
Arriviamo alla casera sotto un sole caldo e piacevole, anche se ci ha rovinato un pò i piani della giornata.


Il tempo passa in fretta, e senza accorgesene passiamo ben più di un'oretta a crogiolarsi al sole caldo di questo fine 2008. Il tempo di far ancora qualche foto e iniziamo a scendere nel silenzio del bosco.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Peccato per la salita finale mancata ma hai fatto bene così. Gran bella montagna il Siera e gran bel posto il passo con tutta quella neve, di più di quando ci son passato l'8 dicembre.

Mandi
Luca

Anonimo ha detto...

Tanto restan li le montagne. bello però da fare in invernale! ha una mole possente. ricordo di esserci stata 3 anni fa d'estate e mi ricordo un gran bel posto la conca dopo il passo, certo la casera è un pò cessosa, ma il posto è magnifico.
La nadia? tutto bene??
ciaoo

Anonimo ha detto...

Mai lasciare gli sci a casa (le ciaspe non mi piacciono) - il 1° gennaio ero sul Cretòn dell'Arco con avvicinamento e parte della Cresta con gli sci e le consuete baruffe con il vetrato sui canali ventati e la farina negli accumuli - comunque fantastico - ciao GianPaolo - Cai Sappada