Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

martedì 30 luglio 2013

Ferrata Simone al Creton dell'Arco

Enrica si prenota come al solito con largo anticipo e sabato mattina è pronta che mi aspetta alle sei di mattina. Caricati zaini e scarponi partiamo alla volta di Sappada e alle 8:10 siamo in cammino sul sentiero 316 dirette al Passo dell'Arco. 



La calura che abbiamo lasciato in pianura è solo un ricordo e godiamo dell'arietta fresca di questo limpido mattino! I raggi del sole filtrano tra gli alberi, mentre saliamo prima con sterrata, poi con sentiero, passando sotto le pareti del monte Siera, fino al bivio a quota 1550m dove abbandoniamo il 316 per seguire il 317 che, oltrepassato un ponticello in legno, ci porta a risalire con dolci tornanti in mezzo al bosco i pendii del Col dei Mughi fino a sbucare presso il pittoresco arco roccioso del passo. 





Pausa merenda per riprendere le forze, foto con l'arco e firma sul libretto all'interno della piccola "cappelletta" in legno al cui interno si trovano le foto di Simone (a cui è stata dedicata la ferrata) e di altri ragazzi, come lui "andati avanti".


Le parole toccanti dei parenti di Simone che sono passati proprio il giorno prima ci commuovono e dopo aver aggiunto le nostre firme riponiamo il libro e indossiamo gli imbraghi. Messaggino a casa e partiamo, su per la traccia che risale il pendio detritico tra mughi e roccette fino al primo semplice tratto di cavo che ci porta al sovrastante pianoro. 


Seguiamo gli ometti che ci guidano verso i torrioni rocciosi davanti a noi e che ci portano al secondo tratto di cavo, anch'esso semplice, che risaliamo fino a sbucare presso una trincea rocciosa dove poco dopo è posta la targa della ferrata. 


Sbuchiamo così sul pianoro roccioso superiore che ci offre una bella visuale sulle vicine cime di Siera e Col dei Mughi, sulla sottostante vallata di Sappada e sugli impressionanti torrioni davanti a noi. 



Ne aggiriamo uno su stretta cengia e arriviamo alle prime "serie" attrezzature che risaliamo fino ad un canale incassato e dal fondo poco stabile, dove troviamo quattro staffe che ci portano a scavalcare un masso incastrato, depositandoci su altro pietrisco instabile. 




Questi tratti non sono il mio forte e mi mettono una certa ansia di scivolare, ma non proferisco parola. Enrica lo fa per me, anche lei non proprio entusiasta di questi tratti e un paio di volte ventiliamo l'idea di fare dietrofront se proprio non ci va di proseguire. Ma decidiamo di rimandare a dopo il problema e proseguiamo, salendo pian piano sul pietrisco e raggiungendo di nuovo il cavetto, che all'inizio è teso sopra un salto, poi prosegue in salita e risale una cresta affilata che termina con un grosso masso squadrato, che passo di lato, mentre Enrica si da all'equilibrismo passandolo da sopra!



Ed eccolo qua, poi, il passaggio "atletico" di cui avevo letto in una relazione: uno stretto e verticale camino da risalire fin su. Il cavo è tutto da un lato, ma di appigli per fortuna ce ne son a iosa ed avendo due lunghe gambe non è poi nemmeno così atletico, tanto che, nonostante qualche imprecazione, lo risalgo con appoggi da entrambi i lati, fermandomi a sorridere alla sottostante Enrica, che aspetta il suo turno di salire. 



Un po' più bassa di me, preferisce affidarsi al cavo e risalire direttamente il lato destro del camino armeggiando con moschettoni e imprecazioni! 


Sbuchiamo così sulla cresta sassosa del Creton dell'Arco dove Enrica mi comunica che lei si siede lì e si mette a prendere sole! Per oggi ne ha avuta abbastanza! Sorrido, perchè è lo stesso mio pensiero: infatti, la cima che vediamo in lontananza e che dista ancora una ventina di minuti di cammino, per una volta tanto non mi fa gola. 


Il pensiero di ridiscendere i tratti con brecciolino ci preoccupa, ma per il momento allontaniamo il pensiero e ci godiamo la bellissima giornata. Lascio Enrica per risalire fin sul filo di cresta e dare un occhiata giù verso il sabbioso Cadin delle Vette Nere: da lì dovrebbe risalire una traccia per chi vuole compiere un giro ad anello, scendendo poi per la ferrata appena percorsa, ma non riesco ad individuarlo...roba per stambecchi!


Ridiscendo piano piano e mi siedo accanto ad Enrica mangiucchiando una mela e godendomi la visuale. E' passato da poco mezzogiorno e il sole picchia per bene sulle nostre teste: indossiamo una maglietta per non abbrustolirci troppo ma anche per ripararci da un leggero e fresco venticello che porta bucoliche nuvolette in stile Heidi a tappezzare il cielo. 


Non indugiamo a lungo, anche per non ingigantire troppo le ansie da rientro, perciò ci prepariamo e affrontiamo l'ostico camino in discesa, che grazie ai numerosi appigli si rivela più facile del previsto. E alla fine, anche i tratti di sentiero "sporchi", presi con la dovuta calma, si riveleranno meno ostici di quello che avevamo pensato e arrivate di nuovo alla targa, scattiamo le foto di rito e scendiamo velocemente al passo dell'Arco. 


Qui incontriamo gli unici due escursionisti della giornata, una coppia di Treviso in vacanza a Sappada, conoscenti di Simone e dei suoi parenti. Scambiamo un po' di chiacchiere su di lui, sull'incidente che se l'è portato via e dopo uno spuntino veloce, ci salutiamo, loro che scendono da dove noi siamo salite al mattino e noi che scendiamo per dove loro sono saliti, ovvero dall'altro lato del Col dei Mughi. Un' ultimo sguardo all'arco che da qui si staglia verso il cielo azzurro e iniziamo la lunga discesa che ci porterà tra mughi e boschi, al laghetto della pesca sportiva e dopo un tratto piano costeggiando il Piave, di nuovo alla nostra auto. 


Alcune gocce di pioggia iniziano a cadere da una piccola nuvoletta fantozziana, rinfrescandoci viso e braccia, ma la goduria è di breve durata! Urge una bella rinfrescatina nelle acque del Piave e afferrati gli asciugamani approfittiamo di una bella roccia piana per sederci e mettere in ammollo i piedi surriscaldati! Che bene!!!! A potere, un bel tuffo ci starebbe...breve, perchè l'acqua è davvero fredda! Rinvigorite dopo una veloce pulizia, risaliamo in auto e dopo un bel gelato a Cima Sappada possiamo rientrare fresche fresche nella torrida pianura friulana!  

  

9 commenti:

Antonella ha detto...

sempre brava l'alpingirl!

Anonimo ha detto...

Sempre un piacere leggerti, Nadia! Un altro bell'itinerario aggiunto alla tua nutrita "collezione". Ti(vi) mando un grande e affettuoso saluto! ciao, lauretta

Nadia ha detto...

Grazie Antonella,troppo cara! un abbraccio e un saluto! ;)

Ciao Lauretta, grazie!! ti ho pensata in questi giorni!! telepatia? scommetto che sei già in ferie!! Un mega abbraccio a te e Luca!!!

Via Normale ha detto...

Brave e tenaci!
un bel percorso in una zona che conosco poco ma che mi riprometto di visitare e dunque grazie per l'anteprima.

ciao ;-)

montagne sottosopra ha detto...

Bella questa ferrata. Fino al Passo dell'Arco ci siam stati, adesso so cosa c'è sopra !

Nadia ha detto...

Ciao Flavio,anche per me è stata una zona nuova..li vicino avevo fatto solo il Corbellini. Scoccia un po' la lunga strada per arrivare a Sappada, ma ci son davvero bei posti che meritano!

Ciao Luca...e ora ti aspetta! fino in cima e oltre!..se non sei stanco c'è anche la ferrata dei 50!

montagne sottosopra ha detto...

ferrata dei 50? se ti riferisci all'età allora io la posso fare quest'anno :-D !

Nadia ha detto...

Beh...allora è d'obbligo!!! Aspetto di vedere le foto!!! Mi raccomando la torta con le candeline in cima!!! 50 son 50..bisogna festeggiarli per bene!!!

Unknown ha detto...

Ragazze siete arrivate fino li, potevate fare uno sforzo e raggiungere la cima per completare la giornata. Oppure eravate proprio stanche allora va bene così. Molte volte si è preoccupati della discesa che poi regolarmente viene fatta semplicemente. OK Ciao Dario