Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

sabato 3 maggio 2014

Palavierte

"Domani si potrebbe andare ad arrampicare a Duino, in riva al mar e poi andare a mangiare il pesce"
"Vediamo le webcam domani mattina e decidiamo amorù"
Pensavo ai propositi del giorno prima mentre sabato scorso sfrecciavamo in direzione di Illegio. La guardo, nascosta dietro gli occhiali da sole: "quando andiamo via assieme decidi quasi sempre tu!".
"Stavo pensando la stessa cosa...." Il suo sorriso è più brillante del sole alle sue spalle, ridiamo e guardiamo avanti, verso la nostra meta.
Illegio sonnecchia nel primo mattino, mentre gli orti nella piana verso San Floriano, già brillanti nel sole, vivono la frenesia dei loro lavoranti.
Passato il paese proseguiamo lungo la strada che costeggia il rio Frondizon e che ci porta agli stavoli di Pra di Lunze.
Ci prepariamo velocemente e imbocchiamo la comoda mulattiera che, attraverso i boschi di Lunze e Savale, sale a Cuei di Fur, e a quel che resta del bivacco Tassotti.






Proseguiamo ancora lungamente nel bosco finché il sentiero inizia a salire più deciso, con rapidi zigzag fino a condurci nel vallone tra Palavierte e Cuel Mauron, dove regna ancora una spessa coltre di neve, sebbene l'esposizione decisamente meridionale. Dinanzi a noi la mole della parete nord dell'Amariana ci guarda severa e immobile nella veste ancora invernale.



Varie slavine hanno piegato carpini e larici e individuare il sentiero non è facilissimo. Un paio di volte siamo tentati di accontentarci, ma come lo pensiamo ecco che fa capolino uno sbiadito segnavia a invitarci a proseguire. Lasciamo a destra l'indicazione per la cresta del Cuel Mauron e saliamo il canale verso una sella lungo il crinale del Palavierte. La pendenza aumenta e mentre Nadia inizia a drizzar le antenne, io inizio a divertirmi. 
Arrivati alla sella non capiamo dove andare, non essendoci mai stati. Salgo verso destra cercando qualche indizio quando sento Nadia, sul versante opposto, gridare di aver trovato un segnavia semisepolto dalla neve.





 Torno sui miei passi e valutato l'ultimo tratto lo dichiaro fattibile, lo sguardo scettico di Nadia non mi scoraggia e la sprono a salire. Probabilmente il sentiero sale a zig zag sul pendio, ma noi lo affrontiamo direttamente e arriviamo a pochi metri dalla cima. Nadia si ferma, mentre io con un'ottima tecnica di mugo-traction guadagno la cresta bruciacchiata del Palavierte e la piccola croce di vetta.
Uno sguardo veloce al panorama e scendo velocemente da Nadia.
Con calma affrontiamo il pendio in discesa e torniamo alla selletta dove ci godiamo il panorama e il pranzo.
Il cielo si ingrigisce sempre più e le nuvole che si aggrovigliamo sopra il Sernio ci invitano ad un veloce rientro.
Sci-voliamo lungo il pendio e velocemente raggiungiamo il fondo del vallone, la neve si fa pesante ma ci consente ancora una buona tenuta e in breve raggiungiamo il sentiero nel bosco.
Ritorniamo sui passi del mattino, mentre sole, nuvole ed echi di temporale ci accompagnano al punto di partenza.

5 commenti:

montagnesottosopra.blogspot.com ha detto...

Il Palavierte mi manca...... certo che quest'anno la neve è spacamarons!

Unknown ha detto...

Per te Luca ordinaria amministrazione, per te Nadia non è che sia straordinaria ma sulla neve ripida il "professore" è lui..intanto sopralluogo e poi "doppietta":Palavierte e Cuel Mauron

:-) ciao

Nadia ha detto...

@Luca...e chissà quando se ne andrà!!! ce n'è ancora molta!!!

@Flavio...se il "professore" avesse portato corda, ramponi e picozza, sarei salita lassù anche io!! Ha avuto il suo bel da fare a riportarmi giù!!...questo non l'ha scritto!!!

Salutoni ad entrambi!!...e doppietta sarà!!!

Luca l'Alpinauta ha detto...

si scrive la poesia della giornata

ErnestoM ha detto...

Il Palavierte è un ricordo di qualche anno fa, un 17 novembre con gli amici di Aiello. Grande fatica,qualche componente della squadra lasciato lungo la strada, poca soddisfazione in vetta per il freddo e mal di piedi per le scarpe strette (!!!), ma comunque una cima interessante, se non altro per il silenzio.
Sempre bello leggervi (e anche un po' invidiarvi per come scandagliate Alpi e Prealpi).
Ciao.
Ernesto - Cortina