Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 10 novembre 2014

Aspettando l'inverno

Le nevicate e il freddo della settimana prima avevano stuzzicato la fantasia, stimolato l'appetito. Voci di amici che parlavano di pareti cristallizzate a nord, verglas e neve che scricchiola sotto gli scarponi
Pensieri volti a reglette impiastrate di ghiaccio, fessure chiuse da bianche cicatrici. Roccia fredda e raggi di sole da godere una volta usciti in cima.
Durante la settimana le webcam che spiano le montagne davano segnali bene auguranti, solleticando la fantasia, facendo venire l'acquolina in bocca per un antipasto d'inverno.
Domenica si parte presto. Spesso l'auto segnala pericolo di ghiaccio e ogni volta sorridiamo, il sole manda i primi raggi a illuminare la notte che muore davanti a noi. La strada si fa buia mentre saliamo verso Cason di Lanza, il bosco pare non volersi arrendere alla luce del giorno, passiamo oltre Casera Ramaz e inizia a far capolino il nostro desiderio. 
Grigio e bianco sotto toni intensi di azzurro.
Sembra quasi di sentire le sirene di Ulisse.
Saliamo ancora verso il passo e mi accorgo che sono veramente le sirene di Ulisse. I nostri desideri naufragano contro i grigi scogli della nord dello Zermula. Piccole lacrime di neve punteggiano la parete, quasi dispiaciute per averci attirato e illuso.
Ma l'alpinista è volubile, abbandona vecchi progetti per nuovi orizzonti e cosi, più di tanto non ce la prendiamo. D'altro canto siamo appena alla metà di questo autunno.
Ci godiamo i colori del bosco scendendo verso Pontebba. Picche e ramponi ci sono, ghiaccio no. E allora andremo a spaccar pietre. Chiaulis stiamo arrivando.
Il paese ancora sonnecchia, baciato da sole, mentre dal bagagliaio escono corde, piccozze ramponi e un paio di occhialini. Per la prima volta porto con me gli occhialetti con i prismi per far sicura al compagno. La Y&Y ci ha chiesto di provarli e finalmente l'occasione è arrivata.




Gli occhiali prismatici offrono una buona visuale frontale e un buon controllo di quanto succede "in alto", evitando il fastidioso dolore dovuto a stare per lungo tempo con il collo piegato all'indietro per guardare cosa combina il compagno di arrampicata.




Alla fine della giornata la prova materiale è andata bene: chi sale assicura sempre sotto controllo, in quanto chi fa sicura non deve distogliere lo sguardo per distendere la muscolatura del collo, inoltre aumenta la concentrazione su chi arrampica, avendolo sempre in "primo piano". Comodo il laccetto che ne evita la caduta accidentale, in caso di parata del primo in falesia ( nel dry occhio ai ramponi di chi sale").

Nessun commento: