Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

martedì 4 novembre 2014

Placche di Duino

Quando ti sporgi lo sguardo coglie l'infinito. Laggiù dove finisce il grigio del calcare inizia il blu del mare, che corre verso l'orizzonte e si abbraccia all'azzurro del cielo. Limpido, terso, infinito.
Un respiro lungo e profondo mi riempie di pace.
Uno sguardo nei suoi  occhi mi riempie di gioia.
La corda verde si perde fluttuando nell'azzurro e si adagia sulle pieghe della parete, mentre noi due ci prepariamo a scendere.



Arrivati alla base ci prepariamo a risalire: è già la seconda volta in poco tempo che una nostra uscita inizia in discesa e finisce in salita e l'acqua è il denominatore comune.
La roccia è super, "profondo grip", come dice Nadia, e il sole ci scalda come non ha fatto durante l'estate, i movimenti sono fluidi e il piacere di salire si fonde con la bellezza che ci circonda. Non è da tutti i giorni arrampicare su roccia ottima partendo dal livello del mare!




Prima saliamo "Le taccole non ci sono più", poi, ridiscesi, saliamo le lunghezze di "Algiroide magnifico", belle placche lavorate, ricche di fossili e di piccoli buchi, si alternano a rigole delicate e bei maniglioni. La salita è bella e varia. Plaisir sur le mer!




Usciamo ancora nei pressi del Sentiero Rilke, affollato in questa splendida giornata, un ultimo sguardo al panorama, mentre un piccolo cartello ci ricorda che "è pericoloso sporgersi!".

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