Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 22 giugno 2015

Stretto di Gote

Il mattino è cupo. Sbuffi grigi salgono dal bosco e ci vengono incontro mentre imbocchiamo la strada che sale in Val Cimoliana. Il ragazzo alla sbarra è intabarrato e fuma una sigaretta, sembra una sentinella a guardia del nulla.
Continuiamo lungo la stretta valle, le cime sono sotto una coltre di nuvole, al Pian Fontana il vecchio Nile ci guarda dall'alto e strizza l'occhio "Dove andate con sto tempo, presto verrà a piovere!"
Non perdiamo tempo a discutere e andiamo avanti. Superando il Ponte Gote lo sguardo sale verso l'alto, andiamo poco avanti e parcheggiamo.

Scendiamo fino al ponte e prendiamo una lieve traccia che sale ripida nel bosco e che ci porta alla base della placca nera. Sopra di noi il grande diedro, ascendente a destra della via Corona Carratù.
Primi tiri sostenuti e divertenti: la placca nera con grip super e il diedro giallo e strapiombante divertente e faticoso.



Dal diedro giallo ci caliamo di qualche metro e iniziamo a salire il secondo diedro, fin sotto il grandioso tetto nero che corona la parte principale della via. 





Visto il meteo incerto ci caliamo dalla settima sosta, l'ultima da cui è possibile calarsi in doppia, cosi tralasciamo gli ultimi due facili tiri e la discesa non banale nel bosco bagnato dalle piogge dei giorni scorsi.
Le doppie scorrono veloci e ci riservano il vuoto del grande tetto sopra la prima sosta: il vecchio pino cresciuto lassù ci aiuta non poco a raggiungere la sosta per l'ultima calata.
L'ultima calata ci consegna direttamente all'abbraccio del sottobosco , mentre il cielo ingrigisce sempre di più.

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