Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

sabato 3 giugno 2017

La lunga via verso il monte Toc e Cima Mora

Il sentiero sale ripidamente in su....
Per fortuna il verde degli alberi ci ripara dal caldo sole di oggi. Il silenzio è rotto dal cinguettio di qualche sparuto uccellino... per il resto tutto tace... anche l'amica Enrica...


E va bene così, un bel modo di immergersi nella natura, di lasciar correre i pensieri, di osservare il movimento fugace di un cervo che scappa...
Il sentiero ogni tanto si appiana, ci lascia respirare per un po', per poi riprendere a salire deciso, svolta dopo svolta...





Ci impieghiamo due ore e mezza per raggiungere casera Vasei, piccola e spartana costruzione in legno, che giace ai margini di una radura. Ci fermiamo giusto il tempo di fare un paio di foto e consultare la cartina. 







La nostra meta non si vede... mancano ancora trecento metri di dislivello. Il monte Toc era in lista da anni, la sua notorietà di monte "marcio" tristemente passato alla ribalta per la frana nel lago del Vajont nel 1963.
Eppure, se non fosse per quella lunga e lucida cicatrice a forma di emme sul suo fianco, nulla farebbe presagire questa sua caratteristica.
Lasciamo la casera seguendo gli ometti e qualche segnavia, ci inoltriamo di nuovo tra larici e mughi, sbucando ai margini di un valloncello dove la nostra destinazione finalmente si fa più chiara. Davanti a noi la Cima Mora ci attira con la sua croce di vetta, ma siamo qui per il Toc e seguendo l'indicazione su una roccia ci infiliamo in una fitta mugheta. 



Più in là un ampio prato e una traccia scavata salgono verso la forcella che divide la Cima Mora dal monte Toc la cui cima ancora non si fa vedere! E' solo dopo un altro breve tuffo nei mughi che finalmente appare alla nostra vista, preceduta da un'antecima. 




Per arrivarci bisogna scendere tra mughi e sfasciumi, oltrepassare un tratto dirupato dove è stata posta una Madonna e una foto di Tina Merlin che tanto aveva denunciato la precarietà di questo monte lottando contro gli interessi di chi volle l'enorme opera della diga del Vajont. Ancora un breve tratto e sbuchiamo sulla cima vera e propria, contrassegnata da una piccola croce in legno. La vista sul sottostante Longarone è impressionante! La piana Bellunese è avvolta dalla foschia, tutt'attorno cime ancora da esplorare, in lista come questa da anni! Un po' alla volta depenniamo!





Sono le 13.30 ma il pranzo può aspettare: c'è la Cima Mora da salire! Riscendiamo alla forcella e seguiamo il corridoio tra i mughi che risale il pendio verso la nostra meta. Alla fine le due cime sono davvero vicine e vale assolutamente la pena salirle entrambe!







La piccola croce di vetta ci aspetta sul bel prato sommitale, dove ci sediamo stanche, affamate ma felici e soddisfatte. Finalmente possiamo addentare i panini e goderci il panorama in assoluta solitudine! E' sabato, ma non incontreremo nessuno, nemmeno nel lungo rientro, una cosa che non smette mai di stupirmi nelle nostre care montagne!


Grida e tutti ti sentono. Sussurra e solo chi ti è vicino capisce quello che dici. Taci e solo il tuo amico migliore sa ciò che vuoi dire.
(Linda MacFarlane)

2 commenti:

montagnesottosopra.blogspot.com ha detto...

Bene brave .....bis !

Nadia ha detto...

Puff puff....ce faturis!!! Ogni tanto una sfacchinata, ogni tanto qualcosa di più tranquillo!