Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 1 febbraio 2019

Un anello attorno ai colli di Celante pieno di sorprese!

Il terreno scricchiola sotto ai nostri scarponi, mentre percorriamo la sterrata che da Casiacco s'inoltra, all'ombra del monte Albignons, verso la località Vignale. Il rio che ci scorre accanto, gorgheggia tranquillo tra i sassi, riflettendo i rami spogli degli alberi che ci circondano. L'aria è fredda e un velo di brina imbianca i sassi. 



Questo giro, almeno nella prima parte, me l'aveva suggerito l'amica Asia per portarci Gabriele. Ma oggi lui è a scuola e, dopo aver studiato un bell'anello nelle "vicinanze", io e Luca decidiamo per un sopralluogo. Una freccia gialla su un muro diroccato alla fine della sterrata, ci indica la direzione da seguire: tralasciato il sentiero di destra, che sappiamo porta sul ponte ad arco sul rio Pontaiba, continuiamo verso sinistra e scendiamo con un bel sentiero verso la forra del Pozzo del Signore.






Il sole fa capolino oltre lo sperone roccioso che domina una bella pozza di acqua verde e limpida che, deduciamo, sia il Pozzo del Signore. 



Proseguendo lungo l'argine del ruscello, passiamo un ponticello in legno e risaliamo verso la strada che da Manazzons porta a Celante. Poco più in là, guidati dallo scrosciare d'acqua, raggiungiamo dei pinnacoli rocciosi verticali che si ergono oltre il guardrail: ci affacciamo per ammirare le cascate Butines, che con due salti si gettano sul fondo della forra sottostante. Oltre il foro di una galleria nella montagna, il sole splende mentre noi rimaniamo ancora all'ombra. 








Ritornati indietro percorriamo la strada verso Celante, passando accanto al ponte di pietra ad arco, notando il sentiero da cui saremmo sbucati se avessimo preso al bivio, il sentiero di destra. Non resistiamo ad una sbirciatina da vicino e, raggiunto il ripido e gelato arco in pietra, usiamo delle provvidenziali tacche scavate nel cemento per salirci sopra e avere un assaggio del sole di oggi. 





Ritornati alla strada, seguiamo erroneamente un sentierino che, calando verso il rio Pontaiba, ci porta al margine delle sue acque. Niente ponticelli per passare dall'altro lato: è evidente che non siamo sul tracciato giusto. Gironzoliamo tra gli alberi ricoperti di muschio e.... meraviglia! Ci ritroviamo quasi sotto al ponte ad arco! 




L'acqua non sarebbe alta, ma scivolare sui sassi viscidi e ghiacciati per passare dall'altro lato, in questo momento non sarebbe il massimo: torneremo in stagioni più consone ad infilare i piedi in acqua! 
Ritornati alla strada, sbagliamo ancora una volta imboccando una stradina che scende sulla destra; ma al terzo colpo azzecchiamo il sentiero giusto e, oltrepassato un altro bell'arco in pietra, continuiamo lungo un sentiero erboso che, passando su incredibili crinali rocciosi, ci porta poi a percorrere un boschetto che precede l'arrivo alle case di Celante di Vito d'Asio. 











Belle case ristrutturate e olivi sparsi qua e là, abbelliscono questo bucolico paesino, dove due gatti siamesi ci danno il benvenuto con le loro fusa. Li lasciamo dopo un paio di "grattini coccolosi" e proseguiamo fino alla fine della strada, scendendo con un sentiero che ci porta a percorrere un tratto lineare in mezzo a alberi ricoperti di muschio e a oltrepassare su un ponte le acque del Rio Selva. 









Seguendo una sterrata, saliamo fino al silenzioso borgo Cedolins, dove un cagnolino scodinzolante ci accoglie abbaiando curioso. Attraversata la strada, passiamo accanto ad un' ancona votiva e saliamo con una bella mulattiera acciottolata fino all'abitato di Vito d'Asio, accolti da due dolcissimi asinelli! 







Dopo aver dispensato coccole e grattini pure a loro, raggiungiamo la strada che percorre il centro di Vito d'Asio e, presso il bar L'Ortal, scendiamo verso la strada che porta ad Anduins. Seguendo le indicazioni del giro che avevo letto, "tagliamo" un tornante della strada attraverso un'ampia mulattiera inerbita e ne usciamo come due istrici... ricoperti di aculei legnosi!!! La scena sarebbe abbastanza divertente se non fosse che i "bastardelli" fanno davvero fatica a staccarsi dai nostri vestiti!!! 







Ripuliti alla meglio, scendiamo lungo la strada fino ad una casa che porta il civico 52 e, passando prima in uno stretto viottolo, poi attraverso un pendio ricoperto da alberi d'olivo, intercettiamo finalmente il sentiero che, scendendo ripidamente nel bosco, ci riporta a Casiacco, presso le Case Vallata. 





Costeggiando le limpide acque dell'Arzino, facciamo ritorno al campo sportivo di Casiacco, dove stamattina avevamo lasciato l'auto. 
Percorrere questi sentieri di collegamento tra le piccole borgate della zona, ci ha veramente meravigliati per la loro selvaggia bellezza e isolamento. 
Degli strani segnavia blu trovati lungo i sentieri, ci han fatto pure scoprire che abbiamo percorso un tratto del "Cammino di San Cristoforo", prima di mercoledì a noi sconosciuto!


Saranno pure montagne a bassa quota, ma non mancano mai di stupirci!

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