Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

giovedì 6 dicembre 2007

Più che crisi, stanchezza...

Più che crisi , stanchezza….

Il primo di dicembre, a me come agli altri membri del gruppo rocciatori, è arrivata una mail da parte di Silvan. Iniziando con i saluti di rito, è poi andato subito al nodo della questione:
“Si parla della nuova palestra, si parla di creare una scuola di alpinismo dove l’attività è davvero poca. Siete disposti a far crescere il gruppo? Se si, dove siete stati fino adesso?”
Le parole non saranno proprio le stesse, ma il senso non l’ho tradito. Personalmente la mail di Silvan non l’ho presa come un atto d’accusa nei confronti di nessuno, ma come il necessario spintone (magari per qualcuno brusco, ma forse chi lo ritiene tale non ha capito cosa vuol dire appartenere al gruppo) per scuotere dal torpore del letargo gli Orsi.
Torpore dovuto a tante cose: impegni di lavoro, di famiglia, un po’ di pigrizia, altri interessi; tutte cose che possono portare ad un rallentamento dell’attività alpinistica, non sono scuse, è la realtà quotidiana.
Dopo questo preambolo voglio fare una personale riflessione sulla situazione del gruppo di cui, a rilento, faccio anch’io parte e di cui sono fiero di esserne stato a capo per un periodo. Voglio partire da due spunti provenienti da due persone diverse, con diverse esperienze alle spalle.
Il primo viene da Reinhold Messner: in una trasmissione televisiva di qualche tempo fa al giornalista che gli chiedeva se si sentiva un grande alpinista rispose che, un grande alpinista è un alpinista che muore in tarda età, e si è alpinisti andando in montagna.
Il secondo mi viene da Daniele Maran, un amico scomparso di recente, a cui avevo dedicato sul Sentiero l’articolo “La Montagna vista dal basso” giusto un anno fa. Daniele, a causa di una malattia debilitante era stato costretto a lasciare l’alpinismo e la montagna in generale, ma la sua filosofia era quella di andare, sempre e comunque, difficile o facile, andare.
In conclusione non ci vuole sangue e sofferenza per risollevare il gruppo, basta un po’ di voglia di fare. Non si è obbligati a fare il 9a, o il XII in parete, si può fare anche il 5a/5b e il III/IV, ma andiamo a farlo, l’alpinismo di elìte non è per tutti su questo siamo d’accordo, i “Bubu”, i “Gnaro” Mondinelli, i Benet & Meroi, i fratelli Huber son pezzi unici, riferimenti di passione e dedizione, ma l’Alpinismo dei” domenicali” come si definisce con semplicità e umiltà il nostro Fabrizio ( a 48 anni istruttore di arrampicata libera fresco di nomina, Chapeau!) è alla portata di Noi tutti.
Basta un po’ di fantasia e di voglia di andare.
Ai primi di novembre durante una gita alla spalla del Duranno con Nadia, ho visto la parete della Palazza, dove con Fabrizio e Matteo qualche anno fa ero andato ad aprire una nuova via.
E’ancora da finire.
È un cantiere aperto.
E anche il Gruppo Rocciatori è un cantiere aperto.
Non è finito, servono maestranze.
Silvan è al lavoro, come altri già da un po’, ma c’è spazio per tutti.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

non preoccupatevi, è normale rallentare ogni tanto. è fisiologico nei gruppi e nelle associazioni

Anonimo ha detto...

Spero sia arrivata a tutti la mia mail di risposta.
Mandi

Anonimo ha detto...

signor Loi, si posta comunque senza account.
il fatto che venga fuori in inglese è perche ci stanno lavorando

Anonimo ha detto...

me ne sono accorto....
grazie comunque!
mandi

Anonimo ha detto...

Ciao squilibrati!!!
sono silvan,domenica mi hanno troncato il mio futuro impedendomi di conoscere una bellissima ragazza ad aviano.. portandomi invece a dardago!! vabbe' pazienza.. hai fatto bene a pubblicare l'articolo ciao a presto!!