Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 24 giugno 2011

Casera Bedin di sopra: l'ultimo paga da bere!

Strada Chiusa!
Da ben due divieti di transito! Il primo per la località Lastre, il secondo per Settefontane!
Niente Val Settimana oggi e nemmeno casera Senons, la nostra meta odierna! Che nervi!
Odio quando mi scombussolano i piani e devo tirare fuori alternative: c'è ne sarebbero a iosa, se non fosse che oggi con noi c'è Gabriele e bisogna scovare qualcosa di adatto a lui.
Scartato il giro del lago del Vajont (troppo asfalto) e il Troi dal Sciarbon (Gabriele non potrebbe camminarci tranquillamente), optiamo per Casera Bedin di sopra.




Raggiunti i ristrutturati e bei Stai de Mela parcheggiamo l'auto e Gabriele adocchia subito il suo mezzo preferito: un piccolo trattore azzurro con carretto giace solitario tra l'erba e con la promessa che ci salirà al ritorno, ci incamminiamo su per la sterrata che lungamente e con percorso chiuso e assai monotono ci porterà nelle vicinanze della ex Cava di Marmo. 







Il sole va e viene tra grosse nuvole e Gabriele un po' cammina, un po' corre, un po' si fa trasportare. Ma il pargolino va e con la scusa di nuovi giochi tipo "la locomotiva", "schiaccia il rametto", "schiaccia i sassi", "l'ultimo paga da bere", l'Alpinfrut anche oggi si fa una bella sgambatina!


Qualche goccia di pioggia ci costringe ad tirare fuori i copri zaino nell'eventuale evenienza di un improvviso acquazzone che fortunatamente non si presenta.
Arrivati al bivio per casera Bedin infiliamo Gabriele nello zaino e percorriamo il sentiero che con dolci saliscendi s'inoltra nella faggeta.



In una piccola radura la nostra meta ci appare poco distante incorniciata dalle cime Pagnac, dei Rodisegre e Spalla del Duranno, ahimè oggi avvolte dalle nuvole. Percorso ancora un tratto di bosco e attraversate le acque del Gè de Bedin che scende a valle con saltelli e cascate, raggiungiamo infine la Casera Bedin di sopra la cui struttura principale però è chiusa a chiave. 






Un occhiata al "tugurio" (ovvero l'edificio adibito a bivacco) e scegliamo di sederci sulla panca all'esterno, nonostante qualche dispettosa goccia di pioggia tenti invano di bagnarci. Sarà che la piccola radura è infestata di ortiche, forse a causa del meteo o perchè il posto è un po' trascurato, ma la casera delude le aspettative che mi ero fatta su di lei. Forse più avanti il Parco rimetterà in sesto anche questo posticino.





Pranzato, giocato e fatto un bel autoscatto, ci rimettiamo in marcia e Gabriele schiaccia il suo pisolino per quasi tutta la discesa. Poco prima degli Stai de Mela, in corrispondenza della vecchia teleferica della Cava di Marmo, si risveglia e dopo una girata al vecchio argano riprendiamo tutti e tre la discesa che ci riporta poco dopo al parcheggio e al "mitico" trattorino azzurro dove Gabriele può finalmente dare dimostrazioni della sua "abile" guida!


2 commenti:

Francesca ha detto...

Spettacolare la foto del trattorin con Gabriele!

Un baciotto all'alpinfrut (che non sembra affatto provato dalla scarpinata!).

Approfitto e chiedo notizie della Bedin. Ricordo che c'era l'acqua davanti alla casera. Confermi? C'è ancora? Puzza ancora tremendamente di tola?

laura ha detto...

ma che bravo aquilotto sta venendo su, d'altro canto, da cotanti genitori.
a quando la prima scalata?