Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 28 ottobre 2011

Guglia G.E.I.

Il termometro della macchina segna meno uno, mentre da Recoaro saliamo a Campogrosso, ma sicuramente starà sbagliando... sono quasi le dieci del mattino!
Campogrosso, poco dopo le dieci del mattino: il freddo pungente mi fa pensare che forse il termometro aveva ragione! Poco male, vista la stagione ci sta!
Nadia si dirige verso il Sengio Alto per una camminata in solitaria e mi lascia in compagnia di Claudia, Federico, Marco, Stefano, Andrea e Stefania con cui punto in direzione opposta, alla volta della piccola ed aerea Guglia GEI.
Immergendoci nei colori autunnali del bosco arriviamo alla base delle pietraie che ci portano alla parete grigia e fredda: ci prepariamo sferzati da un vento leggero e freddo: davanti a noi una cordata "sempreverde" arranca un pò, finalmente giunge in sosta e posso partire. Con me i due lupetti Andrea&Stefania, poi Stefano e Marco e a chiudere la premiata ditta  "Cordata Scopa", Claudia e Federico.



La roccia e fredda ma ben appigliata, salgo indossando i guanti ma comunque le punte delle dita diventano insensibili. Arrivo in sosta e inizio a recuperare Stefania e Andrea, subito dopo partono Marco e Stefano. Dopo un pò vedo sbucare i caschi di Stefania e Andrea, ma degli altri non c'è traccia, dopo un pò Claudia mi chiama dal basso e mi dice che tornano tutti e quattro indietro per il troppo freddo. Poco male, continuiamo in tre, ormai che siamo in ballo balliamo, così ci scaldiamo.



 La via non ha grosse difficoltà e offre qualche bello scorcio, e nonostante la roccia fredda si fa godere appieno. Il tratto chiave è sull'ultimo tiro: un traverso esposto e acrobatico di quarto, altrimenti uno strapiombetto di quinto.



Qui il freddo si fa sentire: passo dal traverso allo strapiombo e le dita ghiacciate mi consigliano che il traverso è meglio. Con un lancio di piede (??) supero l'ostacolo e proseguo diritto in cima, dove tra un tintinnio di moschettoni e un battere di denti appronto velocemente la sosta e inizio a recuperare gli altri. Come diceva Stefano, il "passaggio minchione", mette in difficoltà Stefania, che generosamente mi dà la possibilità di mettere in atto quanto appreso al corso IA: con gioia e giubilo appronto un paranco per farle superare il passaggio incriminato e, soprattutto, per farla arrivare presto in cima, visto che si "cricca" dal freddo!!
Arrivati tutti in cima foto di vetta (scomoda vista l'esiguità della cima) e via verso il sentiero.


Le prima doppia non fila liscia: il cordino del machard si attorciglia in maniera strana su se stesso e non riesco più a scendere. Dopo un paio considerazioni poco amichevoli mi trovo costretto a tagliare il freno e a scendere solo con il discensore per una ventina di metri.
La seconda doppia fila liscia e in breve siamo di nuovo all'attacco, per recuperare gli zaini.
Iniziamo la discesa verso Campogrosso e verso gli amici che ci aspettano in rifugio, mentre le luci del tramonto ci accompagnano lungo il sentiero, ormai vestito d'autunno.

1 commento:

frivoloamilano ha detto...

...eh la sicurezza di andare in giro con un I.A. ;-)

ciao