Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

venerdì 16 agosto 2013

Campanile Luisa

Era da anni che rimandavo questa salita, per quali motivi neanche lo so, sta di fatto che  dalla prima volta che ne lessi e oggi sono passati poco meno di vent'anni. Da una parte la curiosità di una zona sconosciuta, anche se "di casa" e dall'altra l'ammirazione per una figura affascinante dell'alpinismo italiano: Ettore Castiglioni, scrittore e redattore di guide alpinistiche tra i più prolifici, nonchè grande esploratore delle nostre montagne, inseguendo l'idea di un alpinismo che aveva la sua ossatura nella ricerca di una linea estetica che era semplicemente quella che la natura sapeva dare. Mai linee banali o casuali, ma neppure forzature. Prima con Gilberti, poi, alla sua morte con quel Bruno Detassis che diceva che l'alpinismo è salire per la via più facile alla vetta, tutto il resto è acrobazia.
Domenica mattina ci distoglie dai nostri discorsi il cicalino del pericolo ghiaccio! 4° nel bosco, 6° al parcheggio di Costa d'Antola.



Usciamo nelle frescura e ci prepariamo. Già subito ho una mezza idea della giornata: Raf ha dimenticato il martello!
Perdiamo un pò di tempo a capire da che parte andare: tabelle che danno indicazioni non proprio chiare, alla fine troviamo il sentiero che fa per noi! Peccato che alcuni lavori di sistemazione idraulica abbiano cambiato le carte in tavola.. comunque sia dopo un pò di giretti nel bosco sbuchiamo sul sentiero giusto prima di una ripida serie di tornantini che ci porta nel Vallon di Popera, al cospetto dei Campanili del Rinaldo.

Il Campanile Luisa svetta isolato ed elegante.
Dopo due ore e mezzo abbondanti siamo arrivati all'attacco.
Il primo tiro è su roccia articolata e un pò friabile: saliamo unendo accoppiando i tiri originali grazie alle corde da sessanta metri.






Il vallone sotto di noi è deserto e silenzioso. Una valle incantata e dimenticata: gli unici rumori sono i nostri respiri e la corda che sfrega sulla roccia.
Arriviamo sotto la parete finale, lungo una fessura nera strapiombante che risalgo per metà: la fessura è fradicia, e l'ultima protezione è una decina di metri sotto ai miei piedi. E oggi non ho voglia di rogne. Nonostante ciò continuo a salire ancora un pò (non si sa mai.. mai mollare... ancora un pò.. sono pensieri che si rincorrono nella testa..), alla fine dopo vari tentativi lascio un cordino su uno spuntoncino e mi faccio calare fino al chiodo sottostante, dove attrezzo una doppia e scendo in sosta da Raffaele.



Altre due calate e raggiungiamo nuovamente la base. Ormai è pomeriggio inoltrato e iniziamo la discesa: l'aria è ancora fresca e attenua la malinconia.


Dispiace esser tornato indietro, ma resta la consapevolezza che è inutile rischiare per niente. Mi ha aspettato per tanto tempo, mi aspetterà ancora per un pò. Ogni tanto le giornate iniziano storte, basta essere capaci di raddrizzarle un pò.

3 commenti:

montagne sottosopra ha detto...

Nella scelta della rinuncia nessun sentimento di sconfitta, ma grande prova di carattere nella sfida contro se stessi. In ogni caso un punto di partenza per la prossima volta. Per me bravo e vonde !

Luca l'Alpinauta ha detto...

grazie Luca: era veramente una giornata nata male. Ma volevo comunque andare.

Via Normale ha detto...

La scelta migliore Luca; pensa a quando "il campanile" lo farai in piena certezza e convincimento e sarai solo tu a capire quando sarà il momento; in quel caso la soddisfazione sarà ancora più grande.
ciao;-)