Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

sabato 2 aprile 2016

Verso il Clap Forat

L'aria del mattino scende fresca dall'alta Val Dogna, mentre il paese ancora sonnecchia all'ombra delle creste, saliamo, nel bosco di querce. Il sentiero che ci porta alle case di Pupin, un piccolo balcone sul Canal del Ferro, al cospetto delle pareti del Cimone e del Montasio da una parte, e del Zuc del Bor dall'altra.

Camminiamo per la centralissima Piazza della Scala, e oltrepassata l'ultima casa proseguiamo verso la sommità della dorsale imboccando la comoda mulattiera di guerra che sale, quasi pianeggiante, verso le pendici del Clap Forat.






Passata la passerella metallica sul franamento a ridosso di una presa d'acqua, il sentiero riprende quota, innalzandosi sul costone tra una moltitudine di pini neri. Man mano che saliamo incontriamo i primi relitti di neve, che via via si fanno più consistenti quando il sentiero si addentra su coste ombrose. Superato un caratteristico masso appoggiato la neve si fa più presente e dove ormai la mulattiera si riduce a un esile sentierino il passaggio risulta difficoltoso, tant'è che riesco a strappare un gridolino a Nadia mentre faccio prove di scivolata sul pendio erboso tra pini neri provvidenziali...










A questo punto, visto la bianca e ancora ingombrante presenza, decidiamo di tornare sui nostri passi. Di nuovo a Pupin deviamo per il vecchio sentiero che collegava la borgata a quella di Mincigos.
Il tepore del mezzogiorno ci accompagna lungo questo bel sentiero che riserva a chi lo percorre una bella varietà d'ambiente. Dal bosco si passa per valloni franosi e ripidi costosi rocciosi per arrivare ai verdi prati di Mincigos.









Di fronte a noi l'imponente versante nord dello Zuc del Bor veglia sul Canal del Ferro. Scendiamo nel bosco, lungo la ripida strada che ci conduce a Prerit di Sopra. Poco prima del piccolo borgo imbocchiamo la ciclovia Alpeadria e la percorriamo rientrando a Dogna.


La strada deserta ci accompagna in paese. Solo il soffio del vento e l'abbraccio del sole ci ha accompagnato lungo questi sentieri in parte dimenticati. La cima è mancata, ma come sempre, non è la cosa più importante da cogliere.

1 commento:

Omarut ha detto...

Viodeit di laa a fasi maal!?!?