Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 11 maggio 2016

Quasi Lodina

Quasi Lodina...
Sì, perchè la cima è là, a poca distanza: ci separano da lei un altro ripido pendio innevato, un cimotto e... un nuvolone minaccioso!


Sabato mattina la giornata è splendida mentre puntiamo verso ovest e le Dolomiti Friulane.
Raggiunta Cimolais, imbocchiamo la strada per la Val Cimoliana e dopo un po' parcheggiamo presso il Ponte Compol da dove parte la sterrata che ci condurrà all'inizio del sentiero per casera Lodina.
Fino alla casera ero già stata una decina di anni fa; ora è tempo di raggiungerne l'omonima cima:
compagne odierne d'avventura Enrica e Silvia.


Il sentiero 374 sale in una lussureggiante faggeta e dopo due ore di cammino sbuca tra folti cuscini di erica in fiore, sui prati ricoperti di crocus di casera Lodina. Bianche nuvole "Heidi style" punteggiano il cielo azzurro sopra di noi mentre il sole scalda la pelle e fa profumare l'erba sotto i nostri piedi.





Il Duranno è semplicemente spettacolare da qui, assieme alle vicine cime imbiancate della Cima dei Frati e dei Preti. La casera è deserta, ma poco più su, incontriamo tre ragazzi di Aviano e Pordenone che ci seguono fino a forcella Lodina. 








Mentre loro si stendono sull'erba, noi cerchiamo il sentiero che ci porterà alla cima e dopo aver seguito una labile traccia finiamo a ravanare in mezzo ai mughi! In ripida salita su chiazze di neve, cerchiamo un varco che ci porti verso la cima, ma arriviamo solo a delle rocce che si affacciano a precipizio sulla sottostante casera. 


Dichiariamo sconfitta e dopo un autoscatto consolatorio cerchiamo una via di uscita dalla mugheta arrivando proprio sul sentiero che porta verso la cima! 



Uno sguardo d'intesa e ci riproviamo, salendo fin sotto le rocce terminali, attraversando due ripidi pendii innevati su cui si intravedono appena delle tracce di un precedente passaggio, intervallati da brevi schiarite erbose. Mancherebbe ancora un ripido traverso e l'aggiramento di un cimotto, poi la cima, ma l'improvvisa scomparsa dei caldi raggi del sole ci fa alzare lo sguardo sulle nuvole sopra di noi.




Se non avessimo perso tutto quel tempo a ravanare tra i mughi forse ce l'avremmo fatta, ma comunque il meteo ci avrebbe messo fretta e non avremmo potuto godere della cima a lungo.
Senza rimorso torniamo sui nostri passi e appena siamo in forcella pranziamo, mentre le prime goccioline di pioggia iniziano a cadere. Saranno leggere e di breve durata e per quando raggiungiamo di nuovo la casera, abbiamo tutto il tempo per fare un bell'incontro e quattro chiacchiere con un altro ragazzo salito con il suo cane husky.



Mentre scendiamo verso valle la pioggia bacerà le foglie sopra di noi, ma il fitto fogliame ci impedirà di bagnarci e per ora che arriviamo all'auto il peggio sarà passato.



Sedute fuori dalla gelateria a Montereale Valcellina facciamo progetti per un prossimo ritorno... ma questa volta dal Passo di Sant'Osvaldo! Almeno ne esploriamo un altro lato!

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