Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

mercoledì 18 luglio 2018

Piano C : Cima Valsecca - Piz di Mede - Cuar dal Bec

Ci sono luoghi che sono di un verde incredibile!
Questo è il caso delle cime che fanno da contorno alla "panoramica delle vette", una strada in parte asfaltata, in parte sterrata, che "unisce" gli abitati di Tualis e Ravascletto, passando ad alta quota,  toccando varie malghe, alcune ancora monticate, altre di cui rimangono solo i ruderi.


Oggi, assieme a Silvia, Enrica, Barbara, Diana, Renato e Mauro saliamo da Ravascletto ai resti di casera Valsecca, dove parcheggiamo in uno spiazzo a bordo strada. Con il meteo "ballerino" di questi giorni, abbiamo scartato sia il "piano A" che il "piano B", optando per un facile percorso sulle verdi dorsali che ci circondano. Sulle cime del Runch e del Valsecca eravamo già salite due anni fa, prima gita del 2016; oggi proseguiremo lungo il resto delle dorsali, alla scoperta di nuove cime non ancora salite. Partiamo sul verde pendio che sale alla cima Valsecca, punteggiato dal giallo di moltissimi fiori di Arnica, salendo verso un cielo ancora azzurro, ma con tante nuvole bianche all'orizzonte. 



Sappiamo che dal pomeriggio è prevista pioggia ma, il fatto di essere sempre in vista della strada che ci può offrire una rapida "via di fuga", ci tranquillizza. Ne raggiungiamo la cima e controlliamo all'interno dell'ometto di sassi il libro di vetta che avevamo lasciato la scorsa volta: purtroppo il contenitore in plastica si è rotto e il libro completamente inzuppato dalle recenti e abbondanti piogge. Per non che si rovini non lo tocchiamo nemmeno: appena saremo di nuovo in zona ne porteremo su uno nuovo in un contenitore più resistente. Dopo la classica foto di vetta, ci rimettiamo in cammino, scendendo alla bene meglio verso la strada, dal momento che la cresta da qui risulta impraticabile. 


Le forti braccia del buon Mauro ci vengono in aiuto sull'alto muro di contenimento della strada e ad una ad una "atterriamo sane e salve" sul fondo stradale dove, poco dopo, ritroviamo il sentiero che, con bellissima traversata su cresta in parte erbosa, in parte rocciosa, ci porta al pendio che sale al Piz di Mede. 









Lo risaliamo su gradini di pietra e raggiungiamo l'ultimo tratto tra alte erbe e qualche ortica... per la "felicità" di quelle in pantaloncini corti!!! Le nuvole che ricoprivano le cime della catena del Coglians si sono avvicinate minacciose ricoprendo il cielo sopra le nostre teste. 







Facciamo una divertente foto di vetta e scendiamo tra qualche goccia di pioggia, verso la prossima insellatura, per decidere il da farsi. 




Guardiamo in su e il cielo sembra rispondere alle nostre preghiere, rasserenandosi quel po' per darci la spinta a proseguire il cammino. Imbocchiamo per un tratto il sentiero Cai 154 ma, appena contornato il cimotto erboso che ci sovrasta, lo abbandoniamo per risalirlo e iniziare la bellissima traversata sui dossi erbosi che ci dividono dal Cuar dal Bec, segnato sulla cartina con la quota 2089. 










Sotto di noi sbuca il laghetto di Crasulina, mentre percorriamo con dolci saliscendi fiorite creste erbose, arrivando con il sole sul cimotto del Cuar dal Bec, dove sbucano due postazioni di artiglieria antiaerea della Grande Guerra. 











Pranziamo qui, mentre teniamo d'occhio le molte nuvole che si ricorrono in cielo, riprendendo il cammino appena terminato di mangiare e scendendo verso il laghetto di Tarond dove, dietro resti di muretti a secco scorgiamo... una pecora incastrata!!! Con Mauro che la spinge dalla testa e Silvia che la tira a forza per il sedere, dopo innumerevoli sforzi, riusciamo a disincastrare la poveretta!!! 


Belando alla ricerca delle sue compagne, la vediamo correre e fermarsi più volte a guardarci: la incitiamo ad andare avanti e poco dopo la ritroviamo felice assieme alle sue "amiche"! La nostra buona azione quotidiana l'abbiamo fatta e felici raggiungiamo il laghetto, giusto in tempo per il primo rombo di tuono. 







Non indugiamo troppo e dopo aver raggiunto la strada presso la casera Tarondon alta, le prime gocce di pioggia iniziano a cadere copiose. Infilate giacche e coprizaini, percorriamo la strada sterrata sotto una fitta pioggerellina estiva, facendoci superare velocemente dai nuvoloni temporaleschi diretti sul vicino Zoncolan, lasciando alle nostre spalle un bel cielo azzurro! 





Verrebbe quasi voglia di fare dietrofront, ma per oggi ci accontentiamo: con pantaloni e scarponi zuppi, raggiungiamo la macchina e chiudiamo ad anello il super "Piano C" di oggi!

1 commento:

Enrico ha detto...

beh, anche noi zuppi! Mal comune..