Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

martedì 4 settembre 2018

Meledes

Il tempo cambia, modifica, diluisce. 
Cambia la percezione, modifica le rocce, diluisce i ricordi.




Una via non sembra la stessa via impegnativa di vent'anni fa. Affrontata nelle giornate subito dopo la fine del corso roccia, piene di entusiasmo e voglia di fare, senza tanto buon senso e spirito di conservazione. Con un paio di chiodi e due nut che rendevano siderali le distanze tra di loro, lungo i tiri di corda.
La parete si sgretola, si spezza, si trasforma. La roccia diventa molto più liscia, o molto più friabile, Si insinua nei canaloni della montagna, come migliaia di sassolini. Assiepandosi instabile, come una moltitudine di persone in attesa di vedere qualcosa, sporgendosi al limite, fino a cadere, vittima della gravità o dell'imponderabile rottura dell'equilibrio. 
I ricordi si slavano, si sfilacciano e ti raccontano solo le cose belle. E così alla domanda"com'è la via?" rispondi "bella!", senza esitare, poi ti addentri su belle placche che ti fanno riaffiorare ricordi bellissimi di tempi che puoi già ricordare memorabili. E mentre ti sforzi di far riaffiorare quei giorni spensierati e leggeri ti trovi ad arrampicare su crepe sbriciolate, dove tutto è in attesa.









Alla fine, nonostante tutto scopri con piacere, che il tempo non ha cambiato il sottile brivido che ti regala l'incertezza, lasciandoti in fondo al cuore l'incoscienza  fresca dei vent'anni.

Nessun commento: