Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

martedì 26 marzo 2019

L'inverno in un soffio

La stagione che amo di più, mi è scivolata addosso senza lasciare graffi, ne sulla pelle , ne nell'anima. Me ne accorgo senza rammarico, con il cuore e gli occhi che già immaginano la roccia che viene accarezzata dalle mani e dalla primavera.
In questi giorni in cui l'inverno muore, la bora gelida da nord mi avvolge mentre esco, quasi un ultimo tentativo di portarmi verso venature bianco azzurre che pian piano si ritirano verso l'alto, inesorabilmente arrese al sole sempre più forte sull'orizzonte.
Un inverno trascorso con esperienze nuove, tentativi finiti in vuote cavalcate e giornate grandi con amici sinceri.
Giornate leggere in cui vedevi germogliare il fiore bianco di una cristallina pazzia  nei compagni di cordata, giornate di grassa gioia mentre vedi gli amici avventurarsi dove meno te lo aspetti, e ti compiaci dei loro errori come esperienza utile a rafforzare la gioia.
Ma nonostante tutto, quest'inverno è volato via in un soffio, leggero.
Il profumo della roccia scaldata dal sole mi ha conquistato già da un po' durante questo inverno camuffato. 
Il desiderio delle mani che stringono le rughe del calcare e della dolomia mi ha pervaso lo spirito inquieto. 
Quell' inquietudine  che in fondo sa che, comunque il tempo scorre veloce, e presto si ripresenterà con quel desiderio di effimero.
Un effimero che saprà riconquistarmi e tormentarmi, quando verrà il momento dei larici dorati.










































Nessun commento: