Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 29 luglio 2019

Crete di Chiampizulon

L'aria del mattino ai Piani di Vas ha già il vago profumo della pioggia. Il sottobosco, umido dalle piogge della sera, sembra volerci ricordare che il sereno potrebbe essere passeggero, ma siamo presto ed il giro scelto non è lungo, anche se non banale.

Ci incamminiamo lungo la strada forestale e in breve arriviamo nei pressi del rifugio, che lasciamo alla nostra destra, salendo lungo il sentiero che ci porta all'innesto col segnavia 228, che seguiamo in direzione della Casera Campiut di Sopra.
Il sentiero corre in quota, sotto i ripidi verdi che salgono alle balze rocciose della nostra meta: lo percorriamo fino ai grandi massi erratici, dove, leggermente sbiadita, troviamo l'indicazione per il Pleros.



Saliamo i pendii verdi, attraversando erba alta, mughi e pietraie, seguendo i radi bolli rossi e gli ometti che ci aprono la strada verso i prati pensili che adornano le Crete di Chiampizzulon.
Proseguiamo con attenzione, l'erba ed il fondo umido sono infidi, e tradiscono facilmente la confidenza che gli si dà, in queste condizioni. Il vento fresco che soffia da nord è umido e profuma lieve di pioggia, ma il sole ci guarda ancora benevolo e proseguiamo veloci verso la Sella Chiampizzulon, esile punto d'unione tra le Crete omonime ed il Pleros.






Da qui, lasciamo la traccia per il Pleros e puntiamo verso sinistra. In traverso percorriamo roccette e ripidi ed umidi verdi, raggiungendo così la cima delle Crete. Le nuvole scure avanzano dall'alta Val Pesarina e conquistano la vetta del Pleros, che si eleva superba davanti a noi. 









Con veloce attenzione torniamo sui nostri passi, sotto la presenza sempre ingombrante della perturbazione, che prende consistenza sopra le nostre teste.
Scendiamo per ripidi verdi fino al breve canale di roccia, che ci accompagna ai pendii iniziali ed ad una relativa sicurezza nel caso si scatenasse il temporale.
Rilassati, scendiamo con calma al sentiero; sopra le Crete il cielo si fa plumbeo e, dopo una breve pausa, riprendiamo la discesa.






In lontananza i primi cupi rombi si fanno sentire decisi e l'aria sempre più umida ci invita a scendere velocemente. Il tempo di cambiarsi e salire in auto e il rombo ci raggiunge potente.
Ormai al sicuro scendiamo al ritmo prepotente del tergicristallo.

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