Nessuna preghiera, nessun credo, rendono l'uomo più devoto quanto la solitudine d'un bosco che stormisce al vento, o la libera vicinanza al cielo sulle vette dei monti
Julius Kugy

lunedì 8 luglio 2019

Spallone del Ciareido

Dopo moltissimi anni torno in Marmarole, complice un post di Nicola su Facebook, a riguardo dell'uscita di fine corso della sua Scuola. 
Un ambiente solare e grandioso, di ampio respiro. Scavando nella memoria ho solo il ricordo di una giornata in cui grandi nuvole si rincorrevano nel cielo, minacciando temporali (che poi arrivarono) già nel mattino. Il gestore del rifugio ci disse, pacifico,  che il tempo avrebbe tenuto e che eravamo giovani e veloci. Aveva avuto ragione, oppure noi fortuna! Tant'è che poco meno di trent'anni fa, con Massimo e Marco, salii la Torre dei Sabbioni per la normale, con conoscenze alpinistiche scarse e tanta voglia di fare. Andammo di corsa, la corda la portammo a spasso, mentre nell'aria frizzava il profumo del temporale, che arrivò poco prima di mezzogiorno, ma noi eravamo giù al bancone del rifugio. Fuori la tempesta.


Niente a vedere con la giornata odierna: l'aria tersa ci fa toccare le pareti con lo sguardo, una vista invitante sotto un cielo azzurro. Zaino e corde in spalla, ci dirigiamo verso il rifugio Ciareido, dove ci intratteniamo con il gestore che, molto gentilmente, ci spiega tutto quello che c'è da sapere sulle pareti.


Per questa seconda "prima volta" andiamo sul tranquillo, scegliendo di salire lo Spallone del Ciareido lungo la linea di Eugenio Cipriani.
Il sentiero ci porta comodamente ai ripidi verdi che salgono alla parete sud-est. L'attacco è a sinistra dell'evidente camino che taglia di netto la parete, ben individuato da un segno rosso e da due cordini.
Vestiti gli imbraghi e legati, parto per il primo tiro, facile su roccia buona, anche se con qualche detrito. Recuperata Nadia alla prima sosta, su di una comoda cengia, inizia la perte divertente della salita.







La roccia è salda e molto articolata, e permette un'arrampicata fluida e molto divertente. Spesso mi accorgo che il piacere di salire mi fa dimenticare di mettere qualche protezione. Nadia non se ne lamenta in sosta e quindi proseguiamo veloci, godendoci la salita in maniera esclusiva, nessuno sulle pareti. Di tanto in tanto ci giungono voci di escursionisti dal sentiero che collega il rifugio Ciareido al rifugio Baion, ma sono echi lontani e ci lasciano nella nostra spensierata e piacevole solitudine.










Sul far del mezzogiorno la via è salita e non ci resta che scendere in doppia alla base. Qualche pensiero, dovuto alla conformazione della roccia, mi preoccupa mentre ritiro le corde, ma scendiamo senza inghippi fino alla base, dove i prati invasi pacificamente dalle fioriture ci accompagnano nuovamente al rifugio.
Seduti comodamente a godere del panorama ci lasciamo viziare un pò dalla cucina del rifugio, mentre il sole e l'aria fresca ci coccolano.






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